Riguarda il tema della sovrappopolazione e lo si fece per capire quanto potremo crescere come numero di abitanti sulla Terra. Ecco cosa venne fuori.

Da secoli l’umanità si pone un quesito: quanto ancora il nostro pianeta potrà sopportare la crescita demografica? C’è un limite oltre il quale la nostra società è destinata al collasso? Si provò a rispondere negli anni ’70, attraverso un esperimento sociale chiamato “Universo 25”. Secondo la teoria dell’economista e filosofo Robert Marthus, infatti, rischieremo l’estinzione per la mancanza di risorse dovuta proprio alla crescita esponenziale della popolazione.

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La sovrappopolazione ci condannerà all’estinzione? Credit: mostafa meraji (unsplash)

La sovrappopolazione ci condannerà all’estinzione?

Nel secolo scorso ci fu un enorme dibattito sul tema della sovrappopolazione. Molti scienziati contestavano la teoria di Malthus, sostenendo che non fosse solo la matematica a determinare l’eventuale collasso della specie umana, ma che bisognava aggiungere altre componenti legate al comportamento degli individui all’interno della società. Fu un etologo chiamato John Calhoun a dimostrare, attraverso alcuni esperimenti, come non fossero le risorse a determinare un eventuale collasso societario, ma le dinamiche sociali.

Iniziò a studiare il comportamento dei topi. Riproducendosi in un recinto, non raggiungevano il numero previsto. C’era una sorta di freno demografico. Calhoun capì quindi che doveva ricreare una vera e propria società dei topi, in un esperimento che chiamò “Universo 25”. Costruì l’habitat ideale per quattro coppie di topi, con temperatura e risorse illimitate e uno spazio sufficiente per farli crescere demograficamente. Come previsto, i topi iniziarono a riprodursi, raddoppiando il loro numero ogni 55 giorni. Arrivarono a 600 esemplari e tutto sembrò filare liscio.

Il problema, però, riguardava i ruoli sociali. Quando raggiunsero un ampio numero di esemplari, non avvenne quel ricambio generazionale che ci si aspettava, ma si creò a tutti gli effetti una struttura gerarchica dove ogni esemplare difendeva il suo status, a costo di attaccare i propri figli. Si arrivò anche a episodi di cannibalismo, con la mortalità dei cuccioli che raggiunse il 96%. Il numero massimo di esemplari non arrivò a 3.800 (come previsto da Calhoun), ma si fermò a 2.200. Le gravidanze continuarono a ridursi e si arrivò all’estinzione per l’incapacità di mantenere un equilibrio sociale. L’ultimo topo morì appena cinque anni dopo l’inizio dell’esperimento.

Universo 25
L’esperimento “Universo 25” di John Calhoun.

Le conclusioni dell’esperimento

A cosa portò l’esperimento di Calhoun? Che non importa quanto sofisticato l’uomo pensi di essere: una volta che il numero di individui in grado di ricoprire un ruolo sociale supera il numero di ruoli disponibili all’interno della società, l’organizzazione sociale (e quindi la società stessa) viene meno. Le risorse illimitate, in realtà, sono un’aggravante di queste lotte intestine. Notate il parallelismo con la società attuale? Anche in questo periodo che stiamo vivendo, la lotta per un posto nella società si è inasprita a causa della diminuzione dei ruoli da occupare. Quella delle risorse illimitate, poi, non è che un’illusione che non garantisce alcun sollievo alla popolazione e che non fa che alimentare l’istinto di sopravvivenza, portando a voler prevaricare sui propri simili (la disputa fra Ucraina e Russia è quantomai attuale, in tal senso).

Ecco perché i Paesi con le maggiori risorse e le tecnologie più avanzate sono anche quelli con il tasso più alto di suicidi. Pensate che il continente con il Pil pro capite più basso è l’Africa, che ha anche il tasso di suicidi più basso. L’Europa è al primo posto, con i Paesi scandinavi in testa a questa drammatica classifica. La pandemia è una sorta di “Universo 25”, non solo perché l’isolamento si è rafforzato, ma anche perché si è messo ancora più in luce l’istinto di ergersi al di sopra degli altri. E da virus contro uomo si è passati all’uomo contro uomo, ma non tanto durante i primi lockdown, ma quando sono arrivati i vaccini. Quando la mortalità è diminuita, infatti, si è tornati a una competizione sociale con fazioni degne della peggior guerra, con discriminazioni, vittimismo e prevaricazione.

Riferimenti: