Il telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA ha ripreso tre diverse immagini della stessa galassia grazie a una lente gravitazionale.

Utilizzando la Near-InfraRed Camera, il telescopio spaziale della NASA/ESA/CSA James Webb ha osservato una galassia triplicata da una lente gravitazionale. Quest’ultima è costituita dall’ammasso di galassie RX J2129.6+0005, localizzato a circa 3,2 miliardi di anni luce dalla Terra nella costellazione dell’Acquario. La galassia in questione, inoltre, ospita una supernova la cui immagine è stata quindi triplicata a sua volta, il che potrebbe condurre a una stima della massa stessa di RX J2129.6+0005.

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Come stimare la massa dell’ammasso

Oltre a varie stelle e galassie sparse sullo sfondo, in primo piano nell’angolo in alto a destra vi sono delle galassie la cui immagine è distorta dall’effetto di lente gravitazionale dovuto alla massa di RX J2129.6+0005. Credit: ESA/Webb, NASA & CSA, P. Kelly.

La lente gravitazionale si verifica quando un corpo celeste abbastanza massiccio provoca una curvatura dello spaziotempo tale da, in un certo senso, piegare il percorso della luce che lo attraversa (in analogia a ciò che accade con una comunissima lente ottica, da cui deriva il nome).

La suddetta supernova, che come già detto appartiene alla galassia triplicata dalla lente gravitazionale, venne rilevata dal telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA. In particolare, si tratta di una supernova di tipo ‘Ia’: le supernove di questo tipo sono caratterizzate dal fatto di avere, a parità di distanza, tutte approssimativamente la medesima luminosità, la quale è nota dalla teoria. Dato che la loro distanza da noi è inversamente proporzionale alla loro luminosità nel cielo notturno e quest’ultima è nota, tali eventi possono tornare utili per misurare le distanze astronomiche.

Oltre a distorcere l’immagine dei corpi celesti, la lente gravitazionale può far apparire gli oggetti molto più luminosi di quanto sarebbero altrimenti. Se la lente gravitazionale ingrandisce qualcosa con una luminosità nota, come una supernova di tipo Ia, allora gli astronomi possono usarla per stimare il ‘fattore di ingrandimento’ di tale lente, dal quale si potrebbe poi risalire alla massa dell’ammasso.

Fonte: ESA.

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