Con le potenzialità del nuovo telescopio potrebbe essere possibile rilevare i segni di civiltà extraterrestre cercando le tracce di un eventuale inquinamento atmosferico.

Il James Webb Space Telescope (JWST), lanciato lo scorso dicembre, sta lentamente allineando i suoi specchi in preparazione delle osservazioni scientifiche. Una capacità allettante che JWST offre in più rispetto ad Hubble è l’opportunità di visualizzare direttamente i pianeti in orbita attorno a stelle lontane e, forse, rilevare segni di vita. La possibilità di rilevare a distanza le firme biologiche di altre civiltà è stato un tema ricorrente negli ultimi anni.

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Nel nostro Sistema Solare, la recente scoperta della fosfina nell’atmosfera di Venere ha suscitato speculazioni secondo cui la sostanza chimica potrebbe essere stata creata da una forma di vita microbica. Allo stesso modo, gli esperti di telerilevamento hanno proposto che la vita vegetale – che utilizza la fotosintesi per produrre energia – potrebbe essere rilevata nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso, poiché la clorofilla assorbe la luce visibile, ma a sua volta è visibile nell’infrarosso e darebbe ai pianeti ricoperti di fogliame un distinto “bordo rosso”.
Una foto di un solo pixel di un pianeta lontano potrebbe contenere informazioni sufficienti per dirci se la vita biologica è presente, in base alle informazioni memorizzate nelle lunghezze d’onda della luce che raggiungono l’obiettivo del telescopio.

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Rappresentazione artistica di un’esopianeta con la sua atmosfera. Credit: NASA/JPL-Caltech/T. Pyle

Possibili civiltà aliene

Ma che dire della vita intelligente? Potrebbe JWST rilevare civiltà simili alla nostra? Come li potrebbe cercare? Le migliori risposte provengono dalla comprensione dell’aspetto della presenza dell’umanità sulla Terra vista dallo spazio. Emaniamo calore di scarto (dall’industria, dalle case, etc.) e luce artificiale di notte, ma forse la cosa più significativa è la produzione di sostanze chimiche che riempiono la nostra atmosfera con composti che altrimenti non sarebbero presenti. Questi costituenti atmosferici artificiali potrebbero essere il segnale riconoscibile da una specie aliena lontana che sta scrutando la nostra galassia con il proprio potente telescopio.

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Un recente documento ha esaminato la possibilità di utilizzare JWST per cercare elementi inquinanti industriali nelle atmosfere degli esopianeti. Il documento si è concentrato in particolare sui clorofluorocarburi (CFC), che, sulla Terra, sono prodotti industrialmente come refrigeranti e agenti di pulizia. I CFC hanno creato un famigerato buco nello strato di ozono terrestre negli anni ’80, prima che il divieto internazionale del loro uso nel 1987 aiutasse a ridurre il livello dei CFC a livelli meno dannosi. Questi potenti agenti serra con lunghi tempi di permanenza nell’atmosfera, se trovati altrove nella galassia, sarebbero quasi certamente il risultato di una civiltà capace di un’industrializzazione dilagante.

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In altre parole, alcuni dei peggiori sottoprodotti dell’umanità – il nostro inquinamento – possono essere proprio le cose che ci rendono rilevabili. E significa che potremmo essere in grado di trovare altre specie in grado di trattare l’atmosfera del proprio pianeta con la stessa incuria.

Rappresentazione artistica di TRAPPIST 1e. Credit: NASA/JPL-Caltech

I limiti delle osservazioni

Ci sono però alcune limitazioni alle capacità di ricerca di CFC tramite il JWST.

Se la stella di un pianeta è troppo luminosa, attutirà il segnale. Il telescopio avrà quindi il maggior successo osservando le stelle di classe M, che sono nane rosse deboli e longeve. Un esempio vicino è TRAPPIST-1, una nana rossa a 40 anni luce di distanza, con diversi pianeti delle dimensioni della Terra in orbita all’interno della sua zona abitabile.

Il JWST sarebbe in grado di rilevare i CFC sui pianeti di TRAPPIST-1, perché la stella è fioca e non coprirà le firme di CFC nello stesso modo in cui farebbe una stella maggiormente luminosa, come il nostro Sole (una stella di tipo G).

Al contrario, un telescopio simile a JWST a TRAPPIST-1 non sarebbe in grado di vedere i CFC della Terra: il nostro Sole è semplicemente troppo luminoso.

Sfortunatamente, le stelle di classe M di solito non sono favorevoli alla vita, perché quando sono giovani sono instabili: emettono forti brillamenti solari che potrebbero semplicemente sterminare qualsiasi vita sui pianeti vicini. Tuttavia, tendono a calmarsi con l’età, quindi non è del tutto impossibile.

Indipendentemente da ciò che troveremo – o non troveremo – il vero punto di svolta saranno le nuove capacità osservative. Con il lancio del JWST l’umanità potrebbe essere molto vicina a importanti scoperte in ambito SETI (la ricerca dell’intelligenza extraterrestre).

Riferimenti: