A “soli” 4,2 anni luce dalla Terra, Proxima Centauri c potrebbe essere il secondo esopianeta scoperto intorno a Proxima Centauri

Proxima Centauri è una stella nana rossa a circa 4,2 anni luce da Terra nella costellazione del Centauro: ciò la rende la stella più vicina a noi. Fa parte di α Centauri, sistema stellare triplo. Attorno a Proxima Centauri orbita l’esopianeta Proxima Centauri b scoperto grazie alle osservazioni condotte tra il 2013 ed il 2016. E’ molto simile alla Terra come dimensioni ed è situato nella fascia abitabile: ma Proxima Centauri è una stella con forti brillamenti e ciò renderebbe quasi impossibile l’abitabilità di Proxima b. La sua atmosfera sarebbe spazzata via da forti eruzioni stellari esponendo irrimediabilmente la superficie a quantità enormi di radiazioni (anche se la presenza di un forte campo magnetico potrebbe salvarlo).

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Proxima Centauri c

Grazie allo studio della velocità radiale, è stato individuato Proxima c e sono state scattate anche delle foto del presunto corpo celeste. Ma queste immagini non confermano ancora l’esistenza dell’esopianeta: infatti occorrono altre osservazioni per giungere ad una conclusione definitiva. Le velocità radiali analizzano le oscillazioni di segnale nello spettro della stella per capire se sia dovute all’attività interna dell’astro o ad un pianeta (perturbazioni del moto). Gli astronomi ipotizzano che l’esopianeta abbia una massa superiore di circa 6 volte quella della Terra e completerebbe un’orbita intorno a Proxima Centauri in circa cinque anni con una temperatura stimata di -233 ° C (la vita sarebbe quasi impossibile).

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Ecco cinque immagini scattate in un arco di tempo di due mesi dal Very Large Telescope. Credit: ESO

Perché simile a Saturno

L’eventuale esopianeta apparirebbe molto luminoso. Gli scienziati ritengono che questa caratteristica potrebbe essere generata da un sistema ad anelli più esteso di quello in orbita attorno a Saturno o da una densa nube di polvere. Il mistero su Proxima Centauri c potrebbe essere risolto dai futuri dati del satellite Gaia, dell’Agenzia Spaziale Europea.

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Riferimenti: