La macchia solare ha un diametro di circa 16.000 chilometri (quello terrestre è di 12.742 chilometri). Tutto grazie al telescopio solare DKIST

Una macchia solare come non l’abbiamo mai vista, grazie al telescopio solare Daniel K.Inouye (DKIST). In realtà è ancora in fase di completamento, ma la sua prima immagine di una macchia solare, scattata il 28 gennaio 2020 (non le macchie solari apparse a fine novembre), è la più dettagliata che abbiamo mai visto.

Advertisement
Advertisement
Macchia solare
L’immagine risale al 28 gennaio 2020. Credit: NSO / AURA / NSF

Le macchie solari

Le macchie solari sono oggetto di studio per noi sulla Terra. La superficie del Sole intorno alla macchia solare è come se ribollesse. Ogni granulo (diametro 1500 km) è una cella di convezione; il plasma caldo sale al centro, si sposta verso i bordi mentre si raffredda e ricade nel Sole. Queste macchie sono temporanee e rappresentano la zona in cui il campo magnetico del Sole è più forte. Il plasma caldo non risale a causa proprio del forte campo magnetico e così la macchia solare è più fredda risultando più scura. Le linee di campo magnetico sono responsabili di un altro fenomeno: quando si aggrovigliano possono scatenare brillamenti solari ed espulsioni di massa coronale. Lo studio delle macchie solari è fondamentale in quanto le eruzioni derivate possono creare problemi ai satelliti ed alle reti elettriche. L’uso di DKIST sarà fondamentale proprio in questo contesto.

Advertisement
Posizione della macchia solare. Credit: NSF/NSO/AURA

L’immagine ha un diametro di circa 16.000 chilometri (il diametro terrestre è di 12.742 chilometri).

Advertisement
Il telescopio solare Inouye della NSF si trova vicino alla vetta di Haleakalā a Maui, nelle Hawaii. Si prevede che inizi le operazioni nel 2021. Credit: NSO/AURA/NSF

Siamo entrati in un nuovo ciclo solare (dura più o meno 11 anni) e nel momento del massimo solare c’è un notevole aumento di macchie. Dunque DKIST sarà fondamentale.

Advertisement

Riferimenti: