Un recente studio ha scoperto la possibile presenza di anidride carbonica congelata all’interno dei crateri permanentemente in ombra della Luna. Se confermata, tale risorsa potrebbe rappresentare un elemento importante per la futura presenza e la sostenibilità di esplorazioni spaziali sul nostro satellite.

Nonostante tutte le sue meravigliose proprietà l’acqua non è l’unica risorsa fondamentale per l’esplorazione dello spazio. Il carbonio è un altro ingrediente importante per la produzione di molti materiali necessari, come l’acciaio o il carburante per i razzi e i biomateriali. E uno studio condotto dal Dr. Norbert Schorghofer del Planetary Science Institute ha trovato tracce di quelle che potrebbero essere delle “trappole fredde” naturali di anidride carbonica in alcuni dei crateri della luna che restano sempre in ombra. La chiave di questa scoperta sono stati i dati relativi alla temperatura dei crateri. Il Dr. Schorghofer e il suo team hanno analizzato 11 anni di dati racolti dal Diviner Lunar Radiometer Experiment a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA e, in particolare, stavano studiando come la temperatura nei crateri lunari cambiasse nel tempo.

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Il cratere Amundsen ripreso dal Lunar Orbiter IV. Credits: NASA

STAGIONI LUNARI E TRAPPOLE FREDDE

Anche se a una prima impressione potrebbe non sembrare possibile, la luna possiede effettivamente delle stagioni, il che significa che i suoi poli si inclinano leggermente avanti e indietro proprio come fa la Terra. Un anno lunare ha quasi la stessa lunghezza di quello terrestre e arriva a 347 giorni. E proprio come avviene nelle stagioni terrestri alcune parti della superficie lunare presentano variazioni di temperatura nell’arco dell’anno.

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I dati di LRO hanno mostrato che per ogni estate lunare in cui la CO2 allo stato solido poteva essere in grado di sublimare da questi crateri lunari, ma la stragrande maggioranza delle volte i crateri mantengono temperature abbastanza fredde da conservare la CO2 congelata e protetta. E ancora più importante, tutto questo è avvenuto in un’area relativamente ampia, di circa 200 chilometri quadrati. Una delle sezioni più grandi di quelle aree faceva parte del cratere Amundsen, un cratere accessibile la cui temperatura non supera mai i -192° Celsius.

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Tuttavia, l’esistenza di queste “trappole fredde” tali da solidificare e trattenere l’anidride carbonica non equivale a dire che in queste aree esista effettivamente anidride carbonica solida, seppur ci sono diverse prove circostanziali.

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La teoria e i modelli prevedevano che la CO2 si sarebbe congelata proprio nelle aree su cui questa ricerca si è concentrata. E l’LCROSS, uno dei satelliti lunari della NASA dedicato all’osservazione dei crateri, ha rilevato vapore di CO2 quando ha colpito la superficie lunare e analizzato il pennacchio di impatto risultante.  

La conferma definitiva ci potrà essere soltanto con un’esplorazione diretta, e il cratere Amundsen è uno dei luoghi da sempre più interessanti per l’esplorazione lunare. Queste ultime scoperte danno poi ancora più enfasi al lavoro di ricerca in quella direzione, poiché potrebbero in futuro fornire una grande quantità di una delle risorse più preziose del sistema solare.

Riferimenti:

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