Gli astronauti Barry Wilmore e Sunita Williams sono tornati sulla Terra dopo aver trascorso nove mesi non pianificati nello spazio. Ecco gli effetti sul corpo umano.
Vi abbiamo spesso raccontato, nei nostri articoli, dei due astronauti della NASA bloccati sulla Stazione Spaziale Internazionale per 9 mesi. Barry Wilmore e Sunita Williams sono rientrati sulla Terra proprio in questi giorni, la coppia era salita a bordo della Iss lo scorso giugno e avrebbe dovuto trascorrere solo circa una settimana nello spazio. Tuttavia, problemi tecnici con Starliner hanno prolungato la loro missione di diversi mesi e hanno ritardato il loro ritorno fino all’inizio del 2025. Gli esperti affermano che trascorrere un periodo così prolungato nello spazio può avere conseguenze sulla fisiologia e sulla psiche umana. Analizziamole insieme.
L’impatto sul corpo umano di 9 mesi trascorsi nello spazio

Uno dei cambiamenti più significativi è rappresentato dal tempo trascorso in condizioni di microgravità, che consente agli astronauti di fluttuare all’interno di un veicolo spaziale o all’esterno durante le passeggiate spaziali. Secondo la NASA, durante questo periodo si verifica una diminuzione della massa muscolare, dovuta al minor utilizzo e alla mancanza di stimoli attraverso le attrezzature per l’esercizio fisico, nonché una perdita ossea. Senza la gravità terrestre, le ossa che sostengono il peso del corpo possono perdere in media dall’1% all’1,5% di densità minerale al mese nello spazio.
Come si comporta il sangue in condizioni di microgravità
Inoltre, senza una dieta adeguata e senza fare abbastanza esercizio fisico, gli astronauti perdono massa muscolare più velocemente in condizioni di microgravità rispetto alla Terra. La NASA afferma inoltre che in condizioni di microgravità, il sangue e il liquido cerebrospinale spesso si spostano dagli arti inferiori verso l’alto, verso la testa e gli occhi, e si ritiene che questo provochi cambiamenti strutturali negli occhi e nel cervello. Gli equipaggi corrono il rischio di sviluppare calcoli renali a causa della disidratazione o dell’escrezione di calcio dalle ossa senza misure preventive o contromisure.
L’esposizione alle radiazioni degli astronauti
La radiazione spaziale è diversa dalla radiazione sperimentata sulla Terra. È composta da tre tipi di radiazione: particelle intrappolate nel campo magnetico terrestre, particelle provenienti da brillamenti solari e raggi cosmici galattici. La Terra è circondata da un sistema di campi magnetici, chiamato magnetosfera, che protegge le persone dalle radiazioni spaziali. Tuttavia, più una persona è in altitudine, più alta è la dose di radiazioni a cui è esposta. A causa dell’esposizione prolungata, gli astronauti possono essere esposti a un rischio significativo di malattie da radiazioni e avere un rischio più elevato di cancro, effetti sul sistema nervoso centrale e malattie degenerative.
Gli equipaggi a bordo della ISS ricevono in media da 80 mSv a 160 mSv durante un soggiorno di sei mesi. I millisievert (mSv) sono unità di misura per la quantità di radiazioni assorbite dal corpo. Sebbene il tipo di radiazione sia diverso, 1 mSv di radiazione spaziale equivale più o meno a tre radiografie al torace. Per fare un paragone, una persona sulla Terra riceve in media 2 mSv all’anno solo dalla radiazione di fondo, ha spiegato la NASA. Ecco dunque il motivo per cui molti hanno detto che l’astronauta Williams sembra invecchiata molto più di 9 mesi durante la sua permanenza sulla Iss.
Per saperne di più:
- Leggi l’approfondimento della NASA sul comportamento del corpo umano nello spazio.