Quando l’eruzione dell’Ignimbrite Campana emessa dai Campi Flegrei cambiò la morfologia della Campania (e non solo)
Una considerevole porzione del territorio campano è stata fortemente segnata dall’intensa attività antropica che ha causato, a partire dall’inizio e fino alla seconda metà del secolo scorso, sensibili modificazioni morfologiche di superficie e del sottosuolo, in quanto l’area è stata sottoposta ad un esteso sfruttamento estrattivo, essenzialmente di prodotti tufacei, generando cave di pianura, precisamente a fossa – a cielo aperto, cavità sotterranee e pozzi. Ciò al fine di prelevare tufo utilizzato in prevalenza come materiale da costruzione, considerata la facile lavorabilità e le idonee proprietà fisico meccaniche di tale materiale, nonché le non elevate profondità di prelievo. Il lettore si starà chiedendo cosa c’entra quanto letto con i Campi Flegrei.

La struttura dei Campi Flegrei
Il distretto vulcanico dei Campi Flegrei, situato nella parte centrale della Piana Campana, si configura come una struttura calderica all’interno della quale sono stati attivi, negli ultimi 39.000 anni, più di settanta centri eruttivi. L’attuale struttura è stata originata dalla sovrapposizione di due collassi calderici, il primo più ampio legato all’eruzione dell’Ignimbrite Campana ed il secondo manifestatosi nel settore sud-occidentale del primo in occasione dell’eruzione del Tufo Giallo Napoletano. I depositi da flusso piroclastico dell’Ignimbrite Campana (IC), identificata anche con il nome di Tufo Grigio Campano (TGC), sono dispersi sull’intera Piana Campana con spessori poderosi anche di svariate decine di metri [30; 50] m.
Cosa significa?

Significa che 39000 anni fa l’Ignimbrite Campana fu emessa in seguito ad una potentissima eruzione (Rolandi et al, 2003). Il flusso piroclastico si è espanse ad alta velocità, ad alte temperature e su lunghe distanze depositandosi quasi in ogni dove cambiando per sempre e drasticamente la morfologia del territorio. Pensate, osservando le seguenti immagini e schemi esemplificativi relativi ad alcune cave a fossa, che la superficie topografica si elevò in maniera devastante anche di 50 metri. Una nuova comunità si sarebbe stanziata su un nuovo piano campagna. Nettamente più alto. Al cospetto l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. fu una bazzecola.



Fonti: