Il celebre fisico non si limitò a ricevere il premio Nobel, ma contribuì a segnalare altri candidati per il prestigioso premio

Albert Einstein, oltre a essere stato un rinomato vincitore del Premio Nobel per la Fisica, ebbe un ruolo attivo anche nella nomination di altri scienziati per questo prestigioso riconoscimento. Tra il 1919 e il 1954, Einstein presentò undici nomi per il Premio Nobel, sia nel campo della fisica che in quello della chimica. Queste scelte riflettono non solo la sua profonda comprensione della fisica del suo tempo, ma anche la sua capacità di prevedere quali scoperte e teorie avrebbero avuto un impatto duraturo sulla scienza.

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Albert Einstein con il Premio Nobel per la Fisica, assegnatogli nel 1921 per la scoperta dell’effetto fotoelettrico. Crediti: Respecting Scientists.

Max Planck: il padre dei quanti

La prima nomination di Einstein fu per Max Planck nel 1919, lo stesso anno in cui Planck ricevette effettivamente il premio per la sua scoperta dei quanti di energia. Questa scelta dimostra la capacità di Einstein di riconoscere l’importanza di scoperte rivoluzionarie come la teoria quantistica.

Il concetto di quanto di energia introdotto da Planck nel 1900 postula che l’energia è emessa o assorbita in pacchetti discreti, non in modo continuo. Questa idea rivoluzionaria ha posto le basi per lo sviluppo della meccanica quantistica, cambiando radicalmente la nostra comprensione del comportamento della materia e dell’energia a livello subatomico.

James Franck e Gustav Hertz: l’urto degli elettroni

Nel 1924, Einstein nominò James Franck e Gustav Hertz, che vinsero il premio l’anno seguente per le loro scoperte sulle leggi che governano l’urto di un elettrone su un atomo. Il loro esperimento, noto come esperimento di Franck-Hertz, fu fondamentale per confermare il modello atomico di Bohr.

L’esperimento di Franck-Hertz dimostrò che gli elettroni in un atomo possono esistere solo in stati di energia discreti. Bombardando atomi di mercurio con elettroni, osservarono che l’energia degli elettroni veniva assorbita solo in quantità specifiche, corrispondenti alle transizioni tra livelli energetici atomici. Questa scoperta fornì una prova sperimentale cruciale per il modello atomico di Bohr.

Arthur Compton: l’effetto che porta il suo nome

Nel 1926, Einstein propose Arthur Compton, premiato nel 1927 per la scoperta dell’effetto che porta il suo nome. L’effetto Compton descrive l’interazione tra fotoni e elettroni, dimostrando la natura corpuscolare della luce.

L’effetto Compton, scoperto nel 1923, dimostra che i fotoni (particelle di luce) si comportano come particelle quando collidono con gli elettroni. Compton osservò che quando i raggi X colpiscono gli elettroni, la lunghezza d’onda della luce diffusa aumenta, indicando un trasferimento di energia e momento dal fotone all’elettrone. Questa scoperta fu fondamentale per confermare la natura duale della luce come onda e particella.

Werner Heisenberg: il principio di indeterminazione

Nel 1932, Einstein nominò Werner Heisenberg, che vinse il premio nello stesso anno (consegnato nel 1933) per la creazione della meccanica quantistica. Heisenberg è noto soprattutto per il suo principio di indeterminazione, che stabilisce un limite fondamentale alla precisione con cui certe coppie di proprietà fisiche possono essere conosciute simultaneamente.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg, formulato nel 1927, stabilisce che è impossibile misurare simultaneamente e con precisione arbitraria certe coppie di proprietà fisiche di una particella, come posizione e momento. Questo principio ha profonde implicazioni filosofiche e pratiche, sottolineando i limiti fondamentali della nostra capacità di conoscere e misurare il mondo subatomico.

Erwin Schrödinger: l’equazione d’onda

Sempre nel 1932, Einstein nominò anche Erwin Schrödinger, che ricevette il premio nel 1933 insieme a Paul Dirac per le loro scoperte di nuove forme produttive della teoria atomica. Schrödinger è famoso per la sua equazione d’onda, che descrive come lo stato quantico di un sistema fisico cambia nel tempo.

L’equazione di Schrödinger, introdotta nel 1926, è una descrizione matematica fondamentale di come gli stati quantici di un sistema fisico evolvono nel tempo. Questa equazione permette di calcolare le funzioni d’onda che descrivono il comportamento probabilistico delle particelle subatomiche, ed è applicabile a una vasta gamma di sistemi quantistici, dalla fisica atomica alla chimica quantistica.

Otto Stern: il momento magnetico del protone

Nel 1940, Einstein nominò Otto Stern, che vinse il premio nel 1943 per il suo contributo allo sviluppo del metodo del raggio molecolare e la sua scoperta del momento magnetico del protone. Il lavoro di Stern fu pionieristico nello studio delle proprietà delle particelle subatomiche.

L’esperimento di Stern-Gerlach, condotto nel 1922, dimostrò la quantizzazione del momento angolare intrinseco (spin) degli atomi. Facendo passare un fascio di atomi d’argento attraverso un campo magnetico non uniforme, Stern e Gerlach osservarono che il fascio si divideva in due componenti distinte, confermando l’esistenza dello spin e la sua natura quantizzata.

Isidor Rabi: la risonanza magnetica

Sempre nel 1940, Einstein nominò anche Isidor Rabi, che ricevette il premio nel 1944 per il suo metodo di risonanza per registrare le proprietà magnetiche dei nuclei atomici. Il lavoro di Rabi gettò le basi per lo sviluppo della risonanza magnetica nucleare (NMR) e della risonanza magnetica per immagini (MRI).

Rabi sviluppò una tecnica per studiare le proprietà magnetiche dei nuclei atomici utilizzando campi magnetici e onde radio. Questa tecnica, nota come risonanza magnetica nucleare, permette di analizzare la struttura e la dinamica delle molecole, ed è diventata uno strumento fondamentale in chimica, biologia e medicina.

Wolfgang Pauli: il principio di esclusione

Nel 1945, Einstein nominò Wolfgang Pauli, che vinse il premio nello stesso anno per la scoperta del principio di esclusione. Il principio di Pauli afferma che due fermioni identici non possono occupare lo stesso stato quantico simultaneamente, una regola fondamentale per comprendere la struttura elettronica degli atomi.

Questo principio ha profonde implicazioni per la comprensione della struttura della materia, spiegando fenomeni come la stabilità degli atomi e la periodicità degli elementi chimici. È anche alla base della nostra comprensione di fenomeni come la superconduttività e il magnetismo dei materiali.

Walther Bothe: il metodo delle coincidenze

L’ultima nomination di Einstein fu per Walther Bothe nel 1954. Bothe condivise il premio con Max Born nello stesso anno per il metodo delle coincidenze e le scoperte fatte con esso. Il metodo di Bothe permise di studiare eventi di particelle correlate, aprendo nuove possibilità nella fisica nucleare.

Questo metodo garantiva che i passaggi delle particelle fossero generati o da particelle provenienti dallo stesso evento, oppure da una particella che si muoveva a una velocità tale da rendere trascurabile il tempo di movimento tra i tubi. Grazie a questo metodo, Bothe dimostrò che l’energia si conserva negli urti tra particelle e fotoni, contribuendo così allo studio della radiazione cosmica.

Carl Bosch: la chimica ad alta pressione

Nel 1929, Einstein fece una nomination insolita, proponendo Carl Bosch per il Premio Nobel per la Chimica. Bosch ricevette effettivamente il premio nel 1931, condividendolo con Friedrich Bergius, per i loro contributi all’invenzione e allo sviluppo di metodi chimici ad alta pressione.

Carl Bosch sviluppò un apparecchio che impiegava diversi tipi di acciaio, caratterizzati da resistenze differenti a pressione e calore, per realizzare un processo altamente efficiente. Questo innovativo sistema trovò applicazione anche in altri processi dell’industria chimica, segnando un’importante evoluzione nella tecnologia della produzione.

Nell’immagine di copertina, Albert Einstein durante una lezione a Vienna nel 1921. Crediti: Ferdinand Schmutzer e Adam Cuerden.

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