Tutto ebbe inizio nel 1933, quando una direttrice d’albergo affermò di aver visto qualcosa di strano: un episodio destinato a dar vita al mito moderno del mostro.

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Il mistero del mostro di Loch Ness ha affascinato scienziati e turisti per decenni. La leggenda è ambientata in un lungo e stretto lago delle Highlands scozzesi, Loch Ness appunto. Contiene più acqua di tutti i laghi inglesi e gallesi messi insieme. Da quasi un secolo si ritiene che ci sia un mostro nelle profondità di quelle acque. Nel 1987, un’importante esplorazione sonar tentò di scoprire con certezza se esistesse davvero. I media di tutto il mondo si riversarono nelle brughiere intorno al lago per l’inizio dell’Operazione Deepscan. Un team di aspiranti cacciatori di mostri si presentò con attrezzature ad alta tecnologia per un valore di 1 milione di sterline, con l’obiettivo di dimostrare l’esistenza di Nessie.

Esiste davvero il mostro di Loch Ness?

Il lago di Loch Ness dal castello di Urquhart. Crediti: depositphotos.

La leggenda di Nessie risale al VI secolo, quando il monaco irlandese San Colombano si imbattè in una creatura nel fiume Ness, che fuoriesce dal lago. Il mito moderno del mostro, però, ebbe inizio nel 1933 con un testimone oculare. In una soleggiata giornata primaverile, la direttrice d’hotel Aldie Mackay notò qualcosa di strano nell’acqua. Solo 50 anni dopo decise di rilasciare la sua prima intervista radiofonica al programma The World This Weekend della BBC.

Come inizia la leggenda del mostro

Mackay raccontò che la superficie del lago era calma – “sembrava che ci fosse passato sopra un ferro da stiro” – quando all’improvviso qualcosa è emerso. “Era così strano che faticavo a credere a quello che vedevo. È emerso all’improvviso: poteva essere un elefante, una balena, qualsiasi cosa. Era grande, nero e lucido. È entrato nel lago, ha ruotato su se stesso ed è semplicemente scomparso“. La storia si è diffusa e alla ha raggiunto Alex Campbell, un funzionario addetto al controllo della pesca e corrispondente dell’Inverness Courier. “Da lì è diventata virale”, ha spiegato Mackay, “perché il Daily Mail o qualche altro giornale l’ha trovata e l’ha fatta decollare”.

Una bella storia per i giornali dell’epoca

Campbell fu perfino inserito nel Guinness dei primati come “il più prolifico testimone oculare del mostro di Loch Ness”, con ben 17 avvistamenti. Intervistato nel 1938, descrisse l’esperienza di Mackay: “Sapevo che era una bella storia; qualcosa di assolutamente fuori dall’ordinario. Tornato a casa, mi sono scervellato solo su un punto: con quale parola potevo riferirmi alla creatura? Alla fine, mi è venuto in mente ‘mostro’, ed è così che ho presentato il mostro di Loch Ness al mondo dei giornali”.

Un elefante con la proboscide fuori dall’acqua?

La foto più famosa del mostro è del 1934. In seguito, però, si rivelò una bufala. Crediti: wikimedia commons.

L’immagine più famosa apparve nel 1934: un collo sottile, simile a quello di un serpente, che emergeva dal lago. Nel 1979, il naturalista californiano Dennis Power ipotizzò che il “mostro” raffigurato fosse un elefante che nuotava con la proboscide fuori dall’acqua, fermo restando l’improbabilità della presenza di un elefante nelle Highlands scozzesi. Sebbene la foto sia stata successivamente etichettata come una bufala, l’improbabile teoria dell’elefante non è stata dimenticata. Nel 2006, Neil Clark, paleontologo presso l’Hunterian Museum dell’Università di Glasgow, suggerì che gli avvistamenti degli anni ’30 potessero riguardare elefanti da circo, poiché le fiere che visitavano la vicina Inverness spesso si fermavano a Loch Ness per far riposare gli animali.

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