Il deflusso di uno dei più grandi fiumi del Nord America sta causando intense emissioni di anidride carbonica dal Mar Glaciale Artico

Le fredde acque dell’Artico assorbono fino a 180 milioni di tonnellate di carbonio all’anno, più di tre volte quello che New York City emette ogni anno. Recenti scoperte mostrano però che lo scongelamento del permafrost e il deflusso ricco di carbonio del fiume Mackenzie in Canada facciano sì che parte dell’Oceano Artico – il Mare di Beaufort – rilasci più anidride carbonica (CO2) di quanta ne assorba. Come molte parti dell’Artico, il fiume Mackenzie e il suo delta hanno affrontato temperature significativamente più calde negli ultimi anni e in tutte le stagioni, portando a un significativo scioglimento e disgelo dei corsi d’acqua e dei paesaggi.

Lo studio

Il fiume Mackenzie, visto qui nel 2007 dal satellite Terra della NASA, drena un’area di quasi 1,8 milioni di chilometri quadrati nel suo viaggio verso l’Oceano Artico. Parte del carbonio proviene dallo scioglimento del permafrost e delle torbiere.
Credit: NASA/GSFC/METI/ERSDAC/JAROS, e il team scientifico ASTER USA/Giappone

Per ottenere numeri e quantità definitivi e certi circa la capacità di assorbimento di CO2 del Mare di Beaufort, nell’Artico, il team di studio ha adattato un modello biogeochimico oceanico globale chiamato ECCO-Darwin sviluppato presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA nel sud della California e il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge. Il modello contiene quasi tutte le osservazioni oceaniche disponibili raccolte per più di due decenni da strumenti sia marini che satellitari. Gli scienziati hanno utilizzato il modello per simulare lo scarico di acqua dolce, gli elementi e i composti che trasporta il fiume Mackenzie – tra cui carbonio, azoto e silice – per quasi 20 anni (dal 2000 al 2019). E’ venuto fuori che lo scarico del fiume stava innescando un rilascio di gas in atmosfera così intenso da ribaltare le carte in tavola, portando a un quantitativo netto di CO2 di 0,13 milioni di tonnellate all’anno in atmosfera, equivalente alle emissioni annuali di circa 28.000 auto a benzina.

Ground Zero per il cambiamento climatico

Gli scienziati hanno studiato per decenni il modo in cui il carbonio circola tra l’oceano aperto e l’atmosfera, in un processo chiamato flusso di CO2 aria-mare. Tuttavia, la documentazione osservativa è scarsa lungo le coste dell’Artico a causa delle difficoltà nei monitoraggi ed esperimenti a lungo termine. ”Con il nostro modello, stiamo cercando di capire il reale contributo delle zone costiere e dei fiumi al ciclo del carbonio nell’Artico”, dice l’autore principale Clément Bertin, scienziato presso Littoral Environnement et Sociétés in Francia. Nonostante lo studio si sia concentrato su una particolare zona del Mar Glaciale Artico, ciò può aiutare a capire una storia ben più ampia del cambiamento ambientale in corso nella regione. Questo perché dagli anni ’70, l’Artico si è riscaldato almeno tre volte più velocemente che in qualsiasi altro luogo sulla Terra, trasformando le sue acque e i suoi ecosistemi. Alcuni di questi cambiamenti promuovono un maggiore degassamento di CO2 nella regione, mentre altri portano a un maggiore assorbimento di CO2.

Artico riscaldamento globale
Credit: NASA Earth Observatory image by Jesse Allen using Landsat data from USGS

Un ciclo perfetto?

Con il disgelo delle terre artiche e lo scioglimento di neve e ghiaccio, i fiumi scorrono più rapidamente e di conseguenza scaricano più materia organica dal permafrost e dalle torbiere nell’oceano. Dall’altro lato, il fitoplancton che galleggia vicino alla superficie dell’oceano sta sempre più approfittando della riduzione del ghiaccio marino per fiorire in queste nuove acque libere. Questi organismi marini, come le piante catturano e assorbono la CO2 atmosferica durante la fotosintesi. Il modello ECCO-Darwin viene utilizzato proprio per studiare tali organismi e i legami tra ghiaccio e vita nell’Artico. Gli scienziati stanno monitorando questi piccoli, ed allo stesso tempo grandi, cambiamenti nell’Artico e non solo, perché le nostre acque oceaniche restano una presenza importantissima contro il clima che cambia, assorbendo fino al 48% del carbonio prodotto dalla combustione di combustibili fossili.

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