L’ultimo volo delle astronaute, tra cui Kate Perry, sta facendo discutere: facciamo chiarezza sulla missione della Blue Origin

Turismo spaziale, un fenomeno legato alla cosiddetta Space Economy che sta diventando sempre più d’attualità e se qualche tempo fa veder volare ricchi facoltosi manager in voli suborbitali con Virgin Galactic oppure Blue Origin suscitava al massimo qualche alzata di sopracciglio e scrollata di spalle, ora pare che chi effettua un volo oltre la linea di Karman per puro piacere (potendoselo permettere), sia un millantatore che si spaccia per astronauta senza averne i titoli per farlo. Ma è davvero così? Cioè è giusto definire Astronauta (o Cosmonauta, Vymanauta, Taikonauta etc) chi semplicemente compie un volo oltre i 100 Km di altitudine (oppure per gli Americani, 50 miglia nautiche – 303.000 Ft che sono un pò meno di 100 Km)? Facciamo chiarezza sulle astronaute della missione della Blue Origin.

Definizione tecnica

Al di là di quanto possa venirci difficile definire in quel modo anche i semplici turisti spaziali, bisogna attenersi alle definizioni ufficiali che recitano: “Un astronauta o cosmonauta o taikonauta è un essere umano che viaggia nello spazio o che viene trasportato da qualcosa che lo fa soggetto primo dell’esplorazione spaziale umana.” Quindi a prescindere dal fatto che sia parte attiva del volo o che abbia effettuato un addestramento più o meno intensivo in precedenza. Deve essere chiaro. Come pensiamo noi non conta, questa è la definizione.

Poi bisogna fare i necessari distinguo:

Per l’FAA che sappiamo essere l’Ente Federale Statunitense per la regolamentazione Aerospaziale, fino a qualche tempo fa bastava superare i 303.000 piedi di altitudine per poter essere classificati come Astronauti ma, recentemente (Dicembre 2021), è stata emessa una nota in cui adesso è richiesto che il candidato astronauta debba aver svolto attività fondamentali per la sicurezza del volo o aver dato con le proprie attività un contributo attivo alla sicurezza del volo umano nello spazio. Quindi FAA in pratica esclude che un semplice passeggero passivo di un volo spaziale commerciale possa essere definito astronauta.

Per Roscosmos, quindi per la Federazione Russa, oltre al superamento della linea di Karman, è necessario che il soggetto abbia compiuto un’orbita completa intorno alla Terra quindi i voli suborbitali sono esclusi e ne sanno qualcosa i Cosmonauti Vasilij Lazarev ed Oleg Makarov che con il volo, abortito, della Sojuz 18/1, la famosa Anomalia del 5 aprile, non si videro riconoscere la speciale indennità che spettava a chi poteva definirsi Cosmonauta. Per loro fortuna Lazarev e Makarov avevano già volato nello spazio con la Sojuz 12… Quindi, per i russi, Alan Shepard non era un cosmonauta fino alla missione Apollo-14 mentre Gus Grissom fino a Gemini-3.

Apollo 14
Apollo 14. Credit: NASA

La Federazione Internazionale Aeronautica (FAI), invece definisce voli spaziali quelli che superano i 100 km di altitudine a prescindere dal ruolo svolto in esso. Insomma paese che vai, astronauta o cosmonauta che trovi… Ma per noi italiani, e per tutti i paesi del mondo che non siano, come visto, Stati Uniti o Russia, vale la definizione del FAI quindi, mettiamoci il cuore in pace, da noi Katy Perry è un’astronauta. Punto ed a capo.

New Shepard NS-31

E, quindi, che cos’è successo il 14 aprile 2025 di tanto clamoroso? Semplicemente l’ennesima, e siamo a quota 12, missione con passeggeri della navicella suborbitale New Shepard della compagnia spaziale privata Blue Origin di proprietà del miliardario statunitense Jeff Bezos proprietario, tra l’altro, di Amazon.

Stavolta, per la prima volta nella storia, si è trattato di un equipaggio tutto al femminile composto dalla famosa cantante Katy Perry,dalla produttrice Kerianne Flynn, dall’attivista per i diritti umani Amanda Nguyen,dall’ingegnere aerospaziale della NASA Aisha Bowe, dalla giornalista Gayle King,e dalla pilota e giornalista Lauren Sánchez guarda caso anche la fidanzata di Bezos.

Decollato alle 13:30 UTC dal centro spaziale Launch site one di Corn Ranch in Texas, dopo un volo di 10’21”è atterrata nella stessa area preceduta, qualche minuto prima, dal rientro del primo stadio (NS-5) che verrà recuperato e riutilizzato.Questo, per il primo stadio, è stato il secondo volo, come per la capsula dell’equipaggio RSS-Karman line. Dopo la separazione di questa dal primo stadio, ha raggiunto l’altitudine di 106 Km facendo sperimentare, per pochi secondi, la sensazione di assenza di peso all’equipaggio a bordo.

Tutto qui? Se vogliamo semplificare, . Ma soffermiamoci un attimo alla tecnologia che sta dietro questi lanci.
In primo luogo il centro spaziale di  Corn Ranch, di proprietà della stessa Blue Origin, è un centro spaziale completo. Ha la rampa di lancio, serbatoi del combustibile e dell’ossidante che nel caso del New Shepard è Ossigeno ed Idrogeno liquidi, ha zone per i test dei motori ed un’ampia area per l’atterraggio sia del primo stadio che della capsula. Insomma non è una cosetta da nulla…

Aggiungerei che il motore del New Shepard, di produzione propria Blue Origin, oltre ad essere stato uno dei primi in grado di assicurare volo, rientro e recupero del primo stadio, è servito come base di collaudo per il più performante Be-4  che equipaggia i lanciatori pesanti Vulcan di ULA e New Glenn della stessa New Origin. Ma anche, la tecnologia del recupero del primo stadio è stata trapiantata, in grande, nello stesso lanciatore New Glenn. Insomma sarà pur vero che chi vola con le New Shepard paga profumatamente questa costosa giostra spaziale, ma è anche vero che con questi proventi il buon Bezos ci finanzia la sua ricerca e sviluppo.

Gli altri “Tour Operator” spaziali

Restando nell’ambito dei voli suborbitali l’altro concorrente di Bezos è il miliardario, stavolta inglese, Richard Branson che con la sua Virgin Galactic offre l’esperienza di un volo suborbitale, stavolta però solo fino all’altitudine di 303.000 piedi, con il suo spazioplano VSS Unity. Attualmente i voli della Unity sono sospesi in attesa del debitto della nuova navicella, chiamata Delta in grado di superare la Linea di Karman. Con la VSS Unity, che giova ricordare, è pilotata da un italiano, Nicola Pecile, hanno anche volato per la missione Virtute-1 i nostri Valter Villadei ed Angelo Landolfi  dell’Aeronautica Militare Italiana e Pantaleone Carlucci del CNR. Nei pochi secondi di caduta libera hanno effettuato degli esperimenti scientifici.

Veduta della stazione spaziale Mir dallo Space Shuttle Atlantis. Credit: NASA

Ma se andiamo un pò più indietro nel tempo troviamo che il più attivo Tour Operator spaziale è stata l’agenzia spaziale sovietica, prima e russa, poi. Infatti, il primo passeggero pagante nella storia dei viaggi spaziali, fu il giornalista della Tokyo Broadcasting System (TBS) Toyohiro Akiyama che volò per otto giorni sulla MIR insieme ai cosmonauti Viktor Afanas’ev e Musa Manarov a bordo della Sojuz TM-11. Ma non fu il solo.

La scienziata inglese Helen Sherman, infatti, volò sempre con la Sojuz, la TM-12 e sempre verso la MIR. Quello che è registrato come il primo turista spaziale è il miliardario e scienziato Statunitense Dennis Tito che, sempre con la Sojuz, si è fatto un viaggetto stavolta sulla ISS.

L’agenzia spaziale russa Roscosmos, recentemente, ha sviluppato un particolare telecomando, chiamato POVK, che consente alla Sojuz di poter attraccare, in caso di necessità, manualmente alla ISS manovrata dal solo comandante ciò allo scopo di consentire voli non solo con un passeggero pagante, ma anche con due. E’stato utilizzato da Anton Shkaplerov nella missione Sojuz-MS19 quando ha portato sulla ISS l’attrice Julia Peresild ed il regista Klim Shlipenko per le riprese del film The Challenge girato in parte nello spazio. In quell’occasione, per un guasto al sistema di avvicinamento Kurs, il buon Anton fece tutto da solo grazie al telecomando POVK. Meglio toccò ad Alexandr Misurkin che con la Sojuz MS-20 ha volato insieme al miliardario giapponese Yusaku Maezawa il quale si è portato con sé nello spazio anche il suo assistente Yozo Hirano:  il KURS stavolta funzionò ed il buon Alexandr non dovette usarlo.

Un lanciatore con motori a RP-1/LOX: Il Sojuz 2.1a. Credito: Roscosmos
Un lanciatore con motori a RP-1/LOX: Il Sojuz 2.1a. Credito: Roscosmos

Ma anche SpaceX sta conquistando la sua fetta di mercato, coi voli Axiom che sono pagati da privati o da enti pubblici (vedi la missione del nostro Villadei), ma anche con l’ultima missione in orbita polare Fram-2. Insomma… Ci scandalizziamo ma sembra un pò di sentire la volpe della celebre favola di Esopo: l’uva? tanto è appassita…

Nota di colore

Walter Villadei
Walter Villadei

Tra i tanti viaggiatori spaziali ricorderei due casi: William Shatner, che volò con la NS-18. Il Capitano James Tiberius Kirk dell’astronave Enterprise di Star Trek venne omaggiato di quest’esperienza a quasi 90 anni, proprio da Bezos. Quando tornò a terra non riuscì a trattenere le lacrime per l’emozione che ha provato guardando la Terra dall’oblò ed è rimasta nel cuore di tanti, la sua foto mentre, di spalle ed in silenzio, guarda il nostro pianeta.

L’altro caso è quello di Wally Funk che volò con la NS-16. Chi è Wally Funk? beh si tratta di una delle tredici aviatrici statunitensi selezionate per il programma Mercury Thirteen. Si trattò di un programma privato di ricerca scientifica volto a dimostrare che le donne potevano volare nello spazio anche meglio degli uomini per le loro caratteristiche fisiche e di resistenza. Fu molto propagandato negli USA tanto che il Generale Kamanin, reclutatore dei cosmonauti sovietici, si affrettò a fare una selezione di donne per mandare una sovietica nello spazio. Finì che Valentina Tereshkova volò davvero nel 1963 mentre le Mercury Thirteen restarono a terra.

Valentina Tereshkova
Valentina Tereshkova

Tutte meno Wally Funk che, volando con la New Shepard le vendicò e diventò anche la persona più anziana ad andare nello spazio, alla tenera età di 82 anni esultando di gioia come una bambina una volta a terra.E quindi, miei cari che storcete il muso e criticate le sei donne che sono salite a bordo della NS-31: L’uva sarà anche appassita, ma è sempre uva…