I ricercatori del Glenn Research Center della NASA stanno pensando ad un lander per Titano, una luna di Saturno. Si cercano tecnologie in grado di raccogliere campioni superficiali e riportarli sulla Terra per analizzarli

La creatività e la fiducia nelle grandi idee sono due componenti fondamentali nelle ricerche scientifiche, perché, spesso, sono proprio queste a condurre verso il progresso scientifico e tecnologico. Di questo stesso avviso sono i ricercatori della NASA in forza presso il Glenn Research Center di Cleveland, i quali stanno attualmente lavorando alla sperimentazione di nuovi tipi di soluzioni tecnologiche per un lander diretto verso Titano, uno dei satelliti di Saturno. Il team (che fa parte del Compass Lab di Glenn che ha precedente ideato un sottomarino per esplorare le coste e le profondità dei mari di metano di Titano) si è posto come obiettivo quello di affidare al nuovo lander il compito di raccogliere campioni della superficie del satellite da portare sulla Terra per essere analizzati. Il loro progetto è stato selezionato per il NIAC, un programma speciale della NASA dedicato alle idee innovative.

Titano
Rendering artistico di una missione di ritorno da Titano. Credit: NASA

Perché proprio Titano?

Si tratta di un satellite visto con particolare occhio di riguardo dagli scienziati per via della sua peculiare composizione che potrebbe aiutare a comprendere le origini del sistema solare. La superficie e l’atmosfera di Titano, infatti, presenta dei composti organici, chiamati toline, finora ritrovati soltanto nell’estremo sistema solare. Si tratta di una sorta di “mattoni da costruzione” del sistema solare che potrebbero fornire delle risposte sull’origine della vita sul nostro pianeta. Le toline di Titano sono circondate da una spessa atmosfera di azoto, mentre la superficie del satellite presenta mari di gas naturale della grandezza e profondità dei grandi laghi terrestri. Immediatamente sotto la sua superficie vi è un oceano e, ancora più in profondità, un ulteriore oceano di acqua allo stato liquido.

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Titano ripreso dalla sonda Cassini. Credit: NASA

Quando è prevista la missione?

Il progetto dei ricercatori di Glenn, ai suoi primi stadi di sviluppo, non è una missione ufficiale della NASA, tuttavia i suoi risultati si prospettano di grande utilità per la creazione di tecnologie impiegabili nelle missioni attuali e future dell’Agenzia spaziale americana. Il viaggio verso Titano non è immediato: il satellite si trova a circa 1,2 miliari di chilometri dalla Terra ed è previsto per il 2026 con il lancio di Dragonfly, una sonda spaziale di tipo drone che per circa due anni esplorerà l’atmosfera e la superficie di questa luna di Saturno. L’atterraggio su Titano si prefigura relativamente semplice dal momento che il satellite ha una spessa atmosfera di azoto che supera la pressione atmosferica del nostro pianeta di 1,5 volte. Ciò può favorire il rallentamento della velocità del lander con un aeroscudo e un paracadute per un atterraggio morbido, proprio come il rientro degli astronauti sulla Terra. Inoltre, a differenza delle missioni su Marte, per Titano non occorre una fase finale di discesa a razzo.

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Titano e Saturno. Credit: NASA

Prospettive interessanti per il rientro sulla Terra

Dal momento che Titano è ricco di materiali in grado di alimentare una missione di rientro sulla Terra, il team sta concentrando le proprie forze anche sulla ricerca di soluzioni tecnologiche per trovare le risorse necessarie a produrre il propellente. Il metano presente su Titano è già in stato liquido e pertanto – gli scienziati assicurano – non c’è bisogno di alcun processo chimico per la produzione di questo propellente, ma servono soltanto un tubo e una pompa. L’aspetto più complesso è invece la creazione dell’ossigeno liquido: le rocce di Titano contengono acqua ghiacciata che potrebbe essere sciolta impiegando il calore da una risorsa nucleare e, infine, elettrolizzata per ottenere l’ossigeno liquido.

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