Questa animazione della NASA mostra la futura ‘collisione’ tra la nostra galassia, la Via Lattea, e la galassia di Andromeda. Il tutto tra circa 4 miliardi di anni

Questa animazione mostra la futura ‘collisione’ tra la nostra galassia, la Via Lattea, e la galassia di Andromeda. Le osservazioni del telescopio spaziale Hubble indicano che le due galassie, unite dalla loro gravità reciproca, si fonderanno tra circa 4 miliardi di anni. Tra circa 6 miliardi di anni le due galassie si fonderanno per formare un’unica galassia. Il video mostra anche la galassia del Triangolo, che si unirà alla collisione e forse in seguito si fonderà con la coppia Andromeda/Via Lattea.

Credit: NASA, ESA e F. Summers (STScI). Simulazione: NASA, ESA, G. Besla (Columbia University) e R. van der Marel (STScI)

Cosa ci dicono le simulazioni al computer

Dopo quasi un secolo di teorie e studi, abbiamo finalmente un quadro più chiaro di come si svolgeranno gli eventi nei prossimi anni. Lo scenario, dicono gli esperti, è come quello di un battitore di baseball che guarda una palla veloce in arrivo. Nonostante Andromeda si avvicini a noi 2000 volte più velocemente che in passato, ci vorranno ancora 4 miliardi di anni prima che collassi con la nostra galassia. Tra l’altro le simulazioni al computer che ci ha inviato il telescopio spaziale Hubble mostrano che ci vorranno poi altri due miliardi di anni dopo l’incontro, prima che le due galassie si fondano completamente. A quel punto la forza di gravità le rimodellerà in un’unica, grande galassia ellittica molto simile a quelle che abbiamo già osservato nell’universo.

Fusione non scontro

Ci sarà uno scontro, certo, ma le stelle al loro interno sono così distanti che non collideranno l’una con l’altra. Tuttavia, molte stelle verranno letteralmente lanciate in orbite diverse attorno al nuovo centro galattico. Le simulazioni mostrano che il nostro sistema solare si troverà più lontano dal centro della galassia di quanto non lo sia oggi.

Immagine di copertina credit NASA, ESA e F. Summers (STScI). Simulazione: NASA, ESA, G. Besla (Columbia University) e R. van der Marel (STScI)

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