L’atmosfera terrestre ha reagito in modo sorprendente all’abbassamento delle emissioni durante la pandemia, mostrando come il riscaldamento climatico e l’inquinamento atmosferico siano strettamente collegati.

La pandemia di COVID-19 e le conseguenti limitazioni ai viaggi e negli altri settori economici da parte dei paesi di tutto il mondo avevano drasticamente ridotto l’inquinamento atmosferico e le emissioni di gas serra in poche settimane. Quel cambiamento improvviso ha dato agli scienziati una visione senza precedenti dei risultati che avrebbero richiesto anni per rispettare le nuove normative.

Una nuova indagine completa sugli effetti della pandemia sull’atmosfera, che ha utilizzato i dati satellitari della NASA e di altre agenzie spaziali internazionali, ha rivelato alcuni risultati inaspettati. E lo studio ha offerto anche spunti per affrontare la doppia minaccia del riscaldamento climatico e dell’inquinamento atmosferico che non possono più essere visti come problemi separati. Per capire cosa sta guidando i cambiamenti nell’atmosfera va infatti considerato come la qualità dell’aria e il clima si influenzino a vicenda. I partecipanti di circa 20 università statunitensi e internazionali, di agenzie federali e statali e di laboratori di ricerca hanno individuato quattro componenti atmosferici da studiare in modo approfondito: i due più importanti gas serra, anidride carbonica e metano; e due inquinanti atmosferici, l’ossido di azoto e le particelle microscopiche dei nitrati.

Il diossido di carbonio

Il risultato più sorprendente, hanno osservato gli autori, è che mentre le emissioni di anidride carbonica (CO2) sono diminuite del 5,4% nel 2020, la quantità di CO2 nell’atmosfera ha continuato a crescere più o meno allo stesso ritmo degli anni precedenti. Utilizzando i dati del satellite Orbiting Carbon Observatory-2 della NASA, lanciato nel 2014, e il modello atmosferico del Goddard Earth Observing System della NASA, i ricercatori hanno identificato diverse cause che hanno portato a questo risultato.

In primo luogo, mentre il calo delle emissioni del 5,4% è stato significativo, il valore della crescita delle concentrazioni atmosferiche è rimasto all’interno del normale intervallo di variazione da un anno all’altro causato dai processi naturali. Oltre a questo gli oceani non hanno assorbito tanta CO2 dall’atmosfera come avvenuto negli ultimi anni, probabilmente in risposta alla ridotta pressione di CO2 nell’aria sulla superficie dell’oceano.

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Autostrade deserte della Colombia durante il lockdown. Credit: International Monetary Fund

Gli inquinanti dell’aria e il metano

Gli ossidi di azoto (NOx) in presenza di luce solare possono reagire con altri composti atmosferici per creare l’ozono, un elemento pericoloso per la salute dell’uomo, degli animali e delle piante. Ma non è la loro unica reazione chimica. Il calo di NOx legato al COVID ha portato rapidamente a una riduzione globale dell’ozono e le misurazioni satellitari hanno scoperto in conseguenza un effetto meno positivo.

L’ozono durante la reazione con i raggi solari forma una molecola di breve durata, chiamata radicale idrossile, che svolge un ruolo importante nella decomposizione dei gas di lunga durata nell’atmosfera. Riducendo le emissioni di NOx – per quanto vantaggioso sia stato nel ripulire l’inquinamento atmosferico – la pandemia ha anche limitato la capacità dell’atmosfera di purificarsi da un altro importante gas serra: il metano.

E il metano è molto più efficace della CO2 nell’intrappolare il calore nell’atmosfera.

Le stime di quanto le emissioni di metano sono diminuite durante la pandemia sono piuttosto incerte perché alcune cause umane, come la scarsa manutenzione delle infrastrutture dei giacimenti petroliferi, non sono ben documentate, ma è stato stimato che la riduzione sia stata del 10%.

Tuttavia, come per la CO2, il calo delle emissioni non ha fatto diminuire la concentrazione di metano nell’atmosfera: il metano è cresciuto dello 0,3% nell’ultimo anno, un tasso maggiore di qualsiasi altro anno nell’ultimo decennio, poiché con meno NOx c’era meno radicale ossidrile per spazzare via il metano, quindi è rimasto nell’atmosfera più a lungo.

Cosa abbiamo imparato dalla Pandemia

Lo studio ha fatto quindi un passo indietro per chiedersi cosa potrebbe insegnarci la pandemia su un futuro a basse emissioni e su il mondo come potrebbe arrivarci.

Le emissioni sono infatti tornate a livelli quasi pre-pandemici entro l’ultima parte del 2020, nonostante la ridotta attività in molti settori dell’economia. Gli autori sostengono che questo rimbalzo delle emissioni era probabilmente necessario per mantenere una produttività economica anche limitata, utilizzando l’infrastruttura energetica mondiale esistente oggi. Questo suggerisce che ridurre l’attività nei settori industriali e residenziali non è pratico nel breve termine, come mezzo per ridurre le emissioni, ma che la riduzione permanente richiederà la transizione verso una tecnologia a basse emissioni di carbonio.

Riferimenti:

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