Le basi fisico-scientifiche alla base dei cambiamenti climatici. Ecco cosa dice il rapporto intergovernativo approvato il 6 agosto da 195 governi di tutto il mondo.

“Cambiamenti climatici senza precedenti in ogni regione della Terra”. Questa la conclusione dell’ultimo rapporto del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) approvato venerdì 6 agosto da 195 governi di tutto il mondo. Molti di questi scombussolamenti del clima sarebbero senza precedenti. Alcuni, come l’innalzamento del livello dei mari, sarebbero già irreversibili per i prossimi centinaia di anni.

Nonostante questo, però, riduzioni delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra limiterebbero (ma qui il condizionale è d’obbligo) l’intensità dei cambiamenti climatici. Se da una parte, infatti, migliorerebbe la qualità dell’aria, dall’altra potrebbero volerci 20 o 30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi. Sono solo alcuni dei punti principali del rapporto pubblicato dal Gruppo di lavoro dell’IPCC, Climate Change 2021, in cui si spiegano anche le cause fisico-scientifiche alla base dei cambiamenti climatici.

Secondo il panel intergovernativo dell’Onu “Non basta ridurre le emissioni di CO2. Stop al metano”. Credit: Worldakkam.com

Cosa dice l’ultimo rapporto ufficiale sui cambiamenti climatici

Il rapporto sul clima è stato pubblicato dall’IPCC, che non è altro che un panel scientifico dell’Onu formato nel 1988 dal’Organizzazione meteorologica mondiale e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Il suo scopo è studiare il riscaldamento globale ed è organizzato in tre gruppi di lavoro, ognuno dei quali si occupa di stilare le basi fisico-scientifiche dietro ai cambiamenti climatici, l’impatto di questi sul pianeta e della loro mitigazione attraverso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Questi rapporti di valutazione sono periodici e soggetti anche a revisione da parte dei governi internazionali. Finora sono stati pubblicati cinque rapporti dall’IPCC e questo è il sesto. O meglio, la prima parte del sesto, perché mancano i gruppi di lavoro 2 e 3.

In questo nuovo rapporto ci sono nuove stime che riguardano la possibilità di recuperare tempo prezioso per rallentare il cambiamento climatico. A meno di riduzioni improvvise su larga scala delle emissioni (come avvenuto nei primi mesi della pandemia, ad esempio), sarà molto difficile impedire il surriscaldamento del pianeta di almeno 2 gradi.

Quanto è responsabile l’uomo dei cambiamenti climatici?

Nel rapporto c’è scritto che le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di un aumento di 1,1 gradi Celsius rispetto al periodo compreso tra il 1850 e il 1900. In media, nei prossimi 20 anni, la temperatura dovrebbe raggiungere e addirittura superare gli 1,5 gradi Celsius di riscaldamento. Queste conclusioni si basano su una serie di dati che riguardano il passato del nostro pianeta.

Dal rapporto, inoltre, emerge che che nei prossimi decenni ci si aspettano crisi climatiche in tutte le regioni della Terra. Ci saranno ondate di calore sempre più frequenti, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un aumento di 2 gradi nei prossimi decenni, tra l’altro, anche l’agricoltura e la salute umana ne risentirebbero.

Non solo, perché i cambiamenti climatici non riguardano solo il riscaldamento. Stanno, ad esempio, intensificando le precipitazioni, alzando il livello dei mari, riscaldando l’acqua degli oceani, incrementando il numero di alluvioni e inondazioni in molti Paesi del mondo. Insomma, stabilizzare il clima e rallentarne il cambiamento sarà molto difficile, ma se già si pone l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni entro i prossimi due decenni, e soprattutto azzerare l’uso di metano, potrebbe avere effetti benefici sia per la nostra salute che per il clima.

Credit immagine di copertina: Free Press Journal

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