Così lontani, ma così simili: il vulcano Etna e il vulcano Idunn Mons su Venere hanno molte cose in comune, con risvolti davvero interessanti. La scoperta grazie sopratutto a due ricercatori italiani

Spesso ciò che serve per studiare mondi lontani lo si trova proprio investigando casa nostra, la Terra. E’ proprio da questo presupposto che Piero D’Incecco (Ricercatore dell’INAF) e Nicola Mari (il nostro geologo di PassioneAstronomia) si sono ritrovati sul vulcano Etna, nel contesto di un grande lavoro di ricerca composto da un team internazionale, con lo scopo di trovare lave simili a quelli di altri pianeti. In modo da capire meglio quali processi geologici avvengono su altri posti del Sistema Solare e poter utilizzare dei luoghi analoghi alle superfici planetarie per migliorare le strumentazioni delle missioni spaziali ed ‘addestrare’ i rover e lander.

E così è stato. Alcuni dei campioni di lava raccolti sono risultati essere simili chimicamente a quelli di un vulcano venusiano, chiamato Idunn Mons. L’Etna è stato quindi proposto come un analogo terrestre per lo studio del vulcanismo attivo su Venere, che è uno degli obiettivi principali delle future missioni che studieranno Venere.

Venere
Idunn Mons, su Venere. Credits: NASA

Come è stato condotto questo lavoro

Questo lavoro è stato reso possibile grazie ad una collaborazione scientifica senza precedenti tra i team delle varie missioni già selezionate o proposte per il lancio su Venere. In particolare, questa collaborazione include le leadership delle missioni già selezionate NASA DAVINCI e Roscosmos Venera-D, oltre a Co-investigatori e membri del team delle missioni NASA VERITAS, ESA EnVision ed ISRO Shukrayaan-1.

In particolare, dopo aver condotto una spedizione scientifica sull’Etna, Piero, Nicola e colleghi hanno comparato l’Etna con Idunn Mons, un vulcano di Venere, che in base ai dati attualmente disponibili si ritiene abbia eruttato in tempi geologicamente recenti. Ciò che hanno riscontrato è che: 1) entrambi i vulcani interagiscono con una zona di rift tettonico (spaccatura e allontanamento tra placche crostali); e 2) strutture vulcaniche di piccole dimensioni sui fianchi di Idunn Mons sono morfologicamente simili ai coni di scorie presenti sui fianchi dell’Etna. Lo studio è stato pubblicato su Icarus.

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Piero D’Incecco e Nicola Mari sull’Etna, alle prese col campionamento di lave durante la spedizione.

Venere potrebbe ospitare vulcani di tipo esplosivo

Uno dei risvolti più interessanti di questo lavoro è stato lo stile eruttivo che potrebbe presentarsi su Venere. Il vulcanismo venusiano è di norma comparabile al vulcanismo dei vulcani hawaiiani, ovvero attività di colate di lava molto fluida, senza esplosioni. Ma ciò che è stato riscontrato in questo studio indica un ulteriore stile eruttivo prima impensabile su Venere: attività esplosiva! Infatti, la presenza su Venere di strutture vulcaniche morfologicamente simili ai coni di cenere terrestri, che invece sono tipici di un vulcanesimo esplosivo, apre una serie di interrogativi sulla possibilità che anche su Venere – seppur localmente – possano verificarsi episodi di vulcanesimo esplosivo. Le future missioni su Venere aiuteranno a far luce anche su questa possibilità, che se confermata rivoluzionerebbe la visione attuale che abbiamo del vulcanismo venusiano.

Uno dei campioni di lava basaltica sull’Etna, estratto tramite l’uso del martello da geologo durante la spedizione.

Implicazioni per le future missioni su Venere

Questo lavoro influenzerà in positivo l’andamento delle prossime missioni su Venere. Infatti, la facilità di accesso all’Etna permetterebbe di prelevare ulteriori campioni di lava che saranno poi utilizzati per studi di laboratorio, e verranno poi comparati con quelli prodotti dalle future missioni su Venere – aiutandoci a definire il livello di similarità con le lave dei vulcani venusiani.

Inoltre, essendo estremamente attivo, l’Etna permetterà di testare tecniche di analisi dei dati radar per l’individuazione di possibile attività vulcanica in corso anche su Venere. L’individuazione di attività vulcanica sarà, infatti, uno degli obiettivi principali delle future missioni. La facilità di accesso permetterà anche di utilizzare l’Etna come possibile area di test per operazioni di perforazione del suolo da parte dei lander che atterreranno sulla superficie di Venere, grazie a future missioni come la Roscosmos Venera-D.

Etna
L’Etna

Il futuro di questo progetto

Questo studio si propone come un primo ed innovativo passo in avanti per l’identificazione e lo studio del vulcanismo attivo su Venere, attraverso un’attenta selezione di possibili analoghi terrestri. Il presente lavoro di ricerca può essere infatti considerato a tutti gli effetti come il primo tassello del progetto “Analogs for VENus’ GEologically Recent Surfaces” (AVENGERS).

Il progetto AVENGERS è stato ufficialmente presentato alla Lunar and Planetary Science Conference a Houston lo scorso anno, e durante i prossimi anni si occuperà di selezionare e studiare una serie di vulcani attivi sulla Terra che possano fungere da analoghi per Venere. Lo studio dei vulcani attivi sulla Terra aiuterà a comprendere meglio i processi genetici dietro la formazione dei vulcani di Venere. Quest’analisi compariva fornirà preziosi indizi sull’evoluzione geologica di Venere, aiutandoci a capire come due pianeti tanto simili in termini di dimensioni e struttura interna abbiano poi subito un percorso evolutivo diametralmente opposto, che ha portato Venere ad essere un luogo completamente inospitale per la vita, al punto di essere considerato come il gemello infernale della Terra.

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