L’ESA ha rilevato la presenza di ioni negativi sulla superficie lunare, prodotti attraverso le interazioni con il vento solare.

Il team europeo dell’ESA che lavora con lo strumento Negative Ions at the Lunar Surface (NILS) ha confermato il successo di una missione scientifica sul lato nascosto della Luna a bordo della navicella spaziale Chang’e-6. Gli scienziati hanno scoperto un nuovo componente del plasma sulla superficie della Luna, che apre una nuova finestra per la fisica spaziale e per le missioni future missione umane e robotiche lunari.

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Come funziona il rilevatore di ioni sulla Luna

Credit: ESA

Questa è stata la prima volta che l’ESA ha prodotto dati scientifici sulla superficie lunare. “Questa è stata la prima attività dell’ESA sulla superficie della Luna, una prima mondiale dal punto di vista scientifico, e la prima cooperazione lunare con la Cina. Abbiamo raccolto una quantità e una qualità di dati ben oltre le nostre aspettative”, afferma Neil Melville, responsabile tecnico dell’ESA per l’esperimento realizzato dall’Istituto svedese di fisica spaziale (IRF).

Ioni negativi e vento solare

Il vento solare è un flusso costante di radiazioni e particelle provenienti dal Sole. Il campo magnetico terrestre funge da scudo. Al contrario, la Luna non ha un campo magnetico e un’atmosfera molto tenue, chiamata esosfera. Quando il vento solare colpisce la Luna, la superficie reagisce sollevando particelle secondarie. Queste particelle possono essere caricate positivamente o negativamente o non avere alcuna carica. Mentre le particelle caricate positivamente erano già state misurate dall’orbita, misurare le particelle negative è stata una sfida.

Perché non si riuscivano a captare

Gli ioni negativi hanno vita breve e non riescono a entrare in orbita. Questo è il motivo per cui gli scienziati europei hanno dovuto utilizzare questo strumento vicino alla superficie lunare: una missione senza precedenti per un rilevatore di particelle. “Queste osservazioni sulla Luna ci aiuteranno a comprendere meglio l’ambiente superficiale e fungeranno da apripista per studiare gli ioni negativi in ​​altri corpi del Sistema Solare, dai pianeti agli asteroidi alle lune”, spiega Martin Wieser, ricercatore principale del NILS presso IRF.

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