L’eco rilevato ai raggi X dimostra che l’intensità originaria era almeno un milione di volte maggiore di quella attualmente emessa dal buco nero 

Un team internazionale di scienziati ha scoperto che Sagittarius A* (Sgr A*), il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, si è risvegliato da un lungo periodo di quiescienza circa 200 anni fa. Il team, guidato da Frédéric Marin, un ricercatore del CNRS presso l’Osservatorio Astronomico di Strasburgo (CNRS/Università di Strasburgo), ha rivelato il passato risveglio di questo gigantesco oggetto, che è quattro milioni di volte più massiccio del Sole. Il loro lavoro è pubblicato su Nature il 21 giugno. Per un periodo di un anno all’inizio del XIX secolo, il buco nero ha inghiottito oggetti cosmici che gli si sono avvicinati un po’ troppo, prima di entrare nuovamente in uno stato di quiescenza. Nessun effetto è stato avvertito sulla Terra, poiché la distanza tra il buco nero della Via Lattea e il nostro pianeta è troppo grande (circa due miliardi di volte la distanza dalla Terra al Sole)

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Buco nero, Via Lattea
L’immagine. Crediti: IXPE: NASA/MSFC/F. Marino et al; Chandra: NASA/CXC/SAO; Elaborazione delle immagini: L.Frattare, J.Major & K.Arcand

Tuttavia, l’eco di raggi X rilevato, emesso circa 200 anni fa, rivela che l’intensità originaria era almeno un milione di volte maggiore di quella attualmente emessa da Sgr A*. Per avere un’idea dell’aumento di intensità dell’emissione di raggi X quando il buco nero emerge dal suo stato di quiescenza, è come se una singola lucciola nascosta in una foresta diventasse improvvisamente luminosa come il Sole. Questi risultati spiegano perché le nubi molecolari galattiche vicino a Sgr A* risplendono più intensamente del solito: è perché riflettono i raggi X emessi da Sgr A* 200 anni fa. Per svolgere le loro ricerche, gli scienziati hanno utilizzato l’IXPE della NASA (Imaging X-ray Polarimetry Explorer), che è stato per la prima volta in grado di rilevare la polarizzazione di questa luce a raggi X con grande precisione e anche di determinarne la sorgente, cosa che in precedenza si era rivelata impossibile. Un po’ come una bussola, la luce a raggi X polarizzata punta direttamente alla sua sorgente, Sgr A*, anche se quest’ultima è ormai virtualmente estinta. Gli scienziati stanno continuando il loro lavoro su Sgr A* per cercare di determinare i meccanismi fisici necessari affinché un buco nero passi da uno stato quiescente a uno attivo. Di seguito, ecco il suo eco ottenuto grazie al processo di sonificazione: