Che cosa era in realtà la stella di Betlemme? È esistita davvero? Fu un reale evento astronomico o è solo un elemento simbolico dell’iconografia cristiana?

La stella di Betlemme ha avuto da sempre un ruolo fondamentale nell’ambito della tradizione legata alle festività natalizie: in ogni presepio o sulla punta dell’albero addobbato per Natale trova posto una stella cometa. Eppure, nonostante essa appaia anche nei canti tradizionali e in numerosi dipinti come uno degli eventi più importanti della storia della cristianità, la sua reale natura è tutt’ora un mistero. Il recente progresso delle scienze ha permesso di ricostruire con grande precisione il cielo notturno osservabile migliaia di anni fa. Questo, unito ad un affinamento dell’indagine storiografica ed archeologica, ci ha permesso di formulare delle ipotesi o quanto meno di escluderne alcune su questo affascinante mistero. Il lasso temporale che fa da sfondo a questo fenomeno astronomico è ovviamente la nascita di Gesù Cristo. Gli studiosi sono generalmente d’accordo nel ritenere che essa sia avvenuta nel periodo tra il 10 a.C. e il 5 d.C. Il periodo dell’anno più indicato sembrerebbe essere quello tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre e non dicembre.

La stella di Betlemme
La cometa di Halley ripresa nel 1986. Credit: Kuiper Airborne Observatory

Le fonti storiche

Le fonti storiche in cui si parla della stella di Betlemme e dei Magi si riducono in realtà al solo Vangelo di Matteo. Il Vangelo di Luca, che pure si dilunga sui particolari della Natività, neppure menziona i Magi guidati da una stella fino alla presenza di Gesù per portargli doni. Eppure, entrambi i Vangeli furono composti nella seconda metà del I secolo d.C. e concordano in molte cose: sul fatto che Gesù nacque a Betlemme, che ciò accadde durante gli ultimi anni del re Erode il Grande, che la sua nascita fu preannunciata da un angelo. Tuttavia, solo in Matteo si parla di questo evento astronomico. Cosa era allora quel segno nel cielo? Dal testo biblico emerge subito una prima importantissima constatazione: Matteo non fa assolutamente cenno ad una cometa, ma parla di una stella nel senso generico del termine. 

Quale fenomeno, dunque, può aver attirato l’attenzione dei Magi?

Sono state avanzate numerose interpretazioni. Alcune di queste, alquanto bizzarre, tirano in ballo fantomatici dischi volanti o misteriose civiltà aliene. Pare che il primo ad interpretare la stella di Betlemme come un vero e proprio evento astronomico sia stato Origene, teologo alessandrino del III secolo, il quale sostiene che la stella apparsa ai Magi nell’Oriente era stata un nuovo astro, senza nulla in comune con quelli presenti nel firmamento o nell’atmosfera più bassa. 

Presso i Babilonesi le comete erano considerate come oggetti astronomici, fonti di buono o cattivo auspicio a seconda della loro posizione nel cielo, della loro luminosità e del loro colore. La letteratura di epoca classica greca e latina mette in stretta relazione l’apparizione improvvisa di questi astri chiomati come segno per l’avvento (o la morte) di re e imperatori, oppure come la causa di profondi cambiamenti politici, pestilenze e carestie. 

L’ipotesi di una cometa alla base del fenomeno riportato nel Vangelo di Matteo prende soprattutto forza dopo la rappresentazione della cometa di Halley sulla scena della natività che Giotto dipinse nel 1304 nella cappella degli Scrovegni a Padova (nel 1301 Giotto aveva osservato personalmente l’apparizione della cometa). In numerosi altri dipinti dell’epoca essa appare quasi invariabilmente come una semplice stella o, tutt’al più, come un globo luminoso. Il simbolismo della cometa appare per la prima volta nell’iconografia cristiana all’inizio del XIV secolo. 

La Natività dipinta da Giotto
Cappella degli Scrovegni (Padova). La Natività dipinta da Giotto dal 1303 al 1305. Sopra la scena campeggia l’immagine della cometa di Halley.

Alcuni arrivarono ad ipotizzare che la stella che guidò i Magi potesse essere proprio la cometa di Halley (che si ripresenta nelle vicinanze della Terra ogni 76 anni circa), ma questa ipotesi cadde quando in base ai calcoli sul suo periodo si scoprì che la cometa era passata al perielio (il punto più vicino al Sole) esattamente il 10 ottobre del 12 a.C., data ritenuta troppo anticipata per la nascita di Gesù. Inoltre, una cometa così luminosa sarebbe stata certamente vista da tutti, anche da Erode, che non si sarebbe trovato nell’imbarazzo di doverne chiedere notizia ai Magi in privato. 

Tra le migliaia di comete a periodo noto, non se ne conosce alcuna che sia passata vicino alla Terra nel periodo supposto per la nascita di Gesù. Si può, quindi, escludere l’ipotesi cometaria a meno che non si fosse trattato di una cometa a lunghissimo periodo, passata per una volta vicino alla Terra e mai più ritornata.

Possibile che fosse una Nova?

L’ipotesi di una Nova alla base del fenomeno della stella di Betlemme fu formulata dall’astronomo polacco Keplero quando, il 9 ottobre 1604, fu testimone dell’esplosione di una supernova apparsa nella costellazione di Ofiuco. Questa supernova divenne per alcune settimane brillante come Venere, per cui Keplero pensò che un simile avvenimento potesse essere all’origine della stella descritta nel Vangelo di Matteo. A sfavore di tale ipotesi giocano però alcuni fattori. Innanzi tutto, tale fenomeno è in realtà estremamente raro da osservarsi ad occhio nudo, dal momento che per essere visibile deve avvenire nella nostra galassia. Nessuna supernova è stata più osservata nella Via Lattea dai tempi di Keplero. Si stima che la frequenza media di un tale avvenimento all’interno della nostra galassia sia di un evento ogni 400 anni. Un altro fattore che tende ad escludere l’ipotesi della stella Nova è che il periodo di massima luminosità va da pochi giorni a tre settimane circa, mentre il fenomeno osservato dai Magi durò molti mesi.

Particolare dell’arazzo di Bayeux
Particolare dell’arazzo di Bayeux (Francia, XI secolo). Il re sassone Aroldo viene avvertito dall’apparizione di una cometa (quella di Halley), simbolo di cattivo presagio. È l’anno 1066. Da lì a poco Aroldo verrà sconfitto dal re normanno Guglielmo il Conquistatore nella battaglia di Hastings.

Al di là di tutte le supposizioni che si potrebbero fare, le Sacre Scritture rimangono la fonte privilegiata da cui trarre informazioni sul fenomeno della stella di Betlemme. Dall’analisi del libro di Matteo però emergono delle profonde incongruenze che fanno assumere a questo fenomeno celeste una connotazione più sinistra che divina. Se si analizzano gli avvenimenti che quella stella mise in moto si può notare che la sua apparizione potrebbe avere a che fare con un progetto che mirava ad uccidere Gesù prima che egli potesse assolvere il suo mandato divino. Matteo narra che la stella guidò i Magi prima a Gerusalemme da Erode, e solo in un secondo tempo li condusse a Betlemme da Gesù. Dopo aver presentato i loro doni i Magi sarebbero dovuti tornare da Erode per dirgli dove si trovava il bambino. Ma, secondo il racconto biblico, Dio intervenne facendo prendere ai Magi un’altra strada. Disse poi a Giuseppe di fuggire in Egitto, perché Erode voleva uccidere Gesù.

La stella di Betlemme
La Nova Cygni 1992. Credit: Telescopio Spaziale Hubble

Quali conclusioni si possono trarre?

La possibile risposta che possiamo ricavare dopo questa breve analisi sul tema della stella di Betlemme, è che la stella, così come viene rappresentata nell’iconografia cristiana classica, in realtà non è mai esistita. Difficilmente essa può essere interpretabile come un reale fenomeno astronomico. Piuttosto, quella vista dai Magi potrebbe essere stata solo una particolare configurazione astrologica o planetaria interpretabile solo ed esclusivamente da loro.  L’interpretazione della stella di Betlemme rimane aperta ad ulteriori considerazioni che, si spera, potranno dare in futuro una visione più chiara di uno dei fenomeni celesti più affascinanti della storia dell’umanità. 

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