Il nuovo veicolo spaziale riutilizzabile della Cina: timori e pregiudizi su ciò che è “segreto” (ma solo da un lato)

Jiuquan, 4 agosto 2022. Un Lunga Marcia 2B della Cina lancia un carico classificato in orbita. Tutti i servizi di tracciatura satellitare occidentali si mettono alla caccia del veicolo che è stato portato nello spazio e, sorpresa delle sorprese, ma non troppo, si scopre si tratti del veicolo spaziale riutilizzabile che già aveva fatto il suo debutto nel settembre 2020 per un volo durato solo due giorni. 7 maggio 2023, lo stesso veicolo atterra in una base militare cinese dopo un volo, completamente automatico, di 276 giorni.

Aiuto! Aiuto! Siamo di fronte ad un veicolo spaziale militare? Forse. Ma forse no.

Ma di che si tratta?

I cinesi, si sa, sono molto fantasiosi nel dare i nomi ai loro veicoli spaziali e questo dimostratore tecnologico, perché di ciò si tratta, non fa eccezione: Shenlong, ovvero Dragone Divino. Beh, che dire se mettiamo a confronto i nomi dei suoi omologhi Statunitense ed Indiano, non c’è storia: Dragone Divino fa molto più effetto di X-37b o di RLV-TD. Ho detto dimostratore tecnologico; sì non si tratta del veicolo finale, anche se ha dimostrato, nell’ultima missione durata ben 276 giorni, di poter orbitare a lungo autonomamente e di poter lanciare, il 31/10/2022, un non meglio identificato carico in orbita di cui parlerò più avanti.

Il programma Shenlong, infatti, dovrà portare la Cina a realizzare un veicolo spaziale completamente riutilizzabile in grado di portare nello spazio, oltre a carichi, anche equipaggi. In tal senso, la dichiarazione ufficiale dell’agenzia di stampa cinese Xinhua, che di seguito riporto, andrebbe interpretata. “Il successo dell’esperimento (Shenlong) stabilisce un importante traguardo per la ricerca cinese sulla tecnologia dei veicoli spaziali riutilizzabili che fornirà una più conveniente ed affidabile procedura di volo per l’uso pacifico dello spazio nel prossimo futuro”.

Veicolo spaziale della Cina
Veicolo spaziale della Cina (rendering presunto, non ufficiale)

Uso pacifico o militare?

Ovviamente l’opinione pubblica, parlando di Cina, ha messo l’accento sui possibili utilizzi militari del progetto, definito misterioso e segretissimo. Vero, non molto se ne sa, ma è altrettanto vero che tutti i programmi spaziali, di qualsiasi paese, sono sotto la benevola supervisione delle locali autorità militari. Dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Russia all’India. Forse, e dico forse, solo noi Europei possiamo dire di avere la coscienza a posto in questo senso. Se andiamo indietro negli anni, l’origine dello Space Shuttle e del Buran sovietico, risale al Silbervogel della Germania Nazista, diventato poi X-20 Dynasoar negli Usa e MiG-105 Spiral in Unione Sovietica. Lo stesso Shuttle Discovery veniva spesso usato dall’USAF per missioni militari e ne era previsto il dislocamento nella base militare di Vandenberg in California.

Per onestà intellettuale dovremmo parlare, con lo stesso tono allarmato, delle sei missioni completamente automatiche compiute dal piccolo Shuttle della Boeing, in uso all’USAF, conosciuto X-37b, l’ultima delle quali durata ben 909 giorni. Missioni delle quali nessuno è a conoscenza di scopi, carico trasportato etc… E ci sarebbe anche l’India che ha testato con successo, in un volo suborbitale, il suo RLV-TD, ovviamente ad uso pacifico (fino a prova contraria).

Gemelli separati alla nascita?

Chi ha copiato chi? Questo un altro interrogativo che ricorre spesso questi giorni. Certamente a vederli con l’occhio leggero sembrano tutti e tre figli della stessa mamma, ma come ho detto per lo Shuttle ed il Buran, a problemi simili si ottengono soluzioni simili. Del resto, se pensate allo squalo ed al delfino, si somigliano ma più diversi non potrebbero essere. Quello che stupisce e qui faccio una considerazione personale, è la capacità improvvisamente acquisita dagli Stati Uniti nel condurre voli con l’utilizzo di spazioplani in modalità completamente automatica quando lo Shuttle non ne ha mai avuto la capacità.

Boeing X-37
Boeing X-37

Se facciamo un passetto indietro, un po’ prima della comparsa sulla scena astronautica dell’X-37b, c’era stato un veicolo che fu in grado di compiere una missione orbitale completamente in automatico. Si chiamava Buran e, prima di lui, i suoi dimostratori tecnologici sperimentali, le BOR-5. Curioso il fatto che, dopo la caduta dell’URSS e la cessione del materiale presente nell’Hangar dove era ricoverato il Buran che volò nello spazio nel 1988 ed il suo gemello Ptiza, allestito al 90%, dalla Russia al Kazhakistan, dal Ptiza venisse asportata tutta l’avionica ed il Buran restasse distrutto dal crollo del soffitto dello stesso Hangar. Ne ho accennato, mostrando anche le foto del secondo Buran completamente spogliato dell’attrezzatura sensibile, durante la serata intitolata Sogni di navi spaziali, condotta insieme agli amici di Passione Astronomia (qui la diretta). Caso o no, dopo poco, comparve l’X-37b che silenziosamente ed in gran segreto, vola da solo nello spazio.

Articolo a cura di Roberto Paradiso di “Le Storie di Kosmonautika

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