Il risultato raggiunto dal James Webb è enorme e potremmo capire quali esopianeti abbiano atmosfere significative per sostenere la vita

Un team internazionale di ricercatori ha utilizzato il telescopio spaziale James Webb della NASA per misurare la temperatura dell’esopianeta roccioso TRAPPIST-1 b. La misurazione si basa sull’emissione termica del pianeta: energia termica emessa sotto forma di luce infrarossa rilevata dal Mid-Infrared Instrument (MIRI) del James Webb. Il risultato indica che il lato diurno del pianeta ha una temperatura di circa 226,85 °C e suggerisce che non ha un’atmosfera significativa. Il risultato segna un passo importante nel determinare se i pianeti in orbita attorno a piccole stelle attive come TRAPPIST-1 possano sostenere le atmosfere necessarie per sostenere la vita. È un ottimo risultato anche per la capacità di Webb di caratterizzare esopianeti temperati delle dimensioni della Terra utilizzando il MIRI.

Rappresentazione artistica del sistema ripreso dal James Webb
Rappresentazione artistica del sistema. Credit: Crediti: NASA, ESA, CSA, J. Olmsted (STScI)

Il sistema TRAPPIST-1

All’inizio del 2017, gli astronomi annunciarono la scoperta di sette pianeti rocciosi in orbita attorno a una stella nana rossa ultrafredda (o nana M) a 40 anni luce dalla Terra. Ciò che è notevole dei pianeti è la loro somiglianza in termini di dimensioni e massa con i pianeti rocciosi interni del nostro sistema solare. Sebbene orbitino tutti molto più vicini alla loro stella di quanto uno qualsiasi dei nostri pianeti orbiti attorno al Sole (tutti potrebbero stare comodamente nell’orbita di Mercurio) ricevono quantità comparabili di energia dalla loro piccola stella. TRAPPIST-1 b, il pianeta più interno, ha una distanza orbitale circa un centesimo di quella terrestre e riceve circa quattro volte la quantità di energia che la Terra riceve dal Sole. Sebbene non si trovi all’interno della zona abitabile del sistema, le osservazioni del pianeta possono fornire informazioni importanti sui suoi pianeti “fratelli”.

Il team ha utilizzato una tecnica chiamata fotometria dell’eclissi secondaria  in cui MIRI ha misurato il cambiamento di luminosità del sistema mentre il pianeta si spostava dietro la stella. Sebbene TRAPPIST-1 b non sia abbastanza caldo da emettere la propria luce visibile, ha un bagliore infrarosso. Sottraendo la luminosità della stella da sola (durante l’eclissi secondaria) dalla luminosità della stella e del pianeta, sono stati in grado di calcolare con successo la quantità di luce infrarossa emessa dal pianeta. Il rilevamento di Webb di un’eclissi secondaria è di per sé una pietra miliare importante. Con la stella più di 1.000 volte più luminosa del pianeta, la variazione di luminosità è inferiore allo 0,1%. Ulteriori studi ed osservazioni saranno di fondamentale importanza.

Fonte: NASA

Se il lavoro che stiamo facendo ti sembrerà utile, per te e per tutti, potrai anche decidere di esserne partecipe e di abbonarti a Passione Astronomia. Possiamo prometterti che con il tuo aiuto ci saranno sempre più contenuti per seguire e capire meglio l’universo.