Per la seconda volta nella storia, un ‘quasicristallo’ naturale è stato rinvenuto in un oggetto extraterrestre (un micrometeorite): è un materiale che non dovrebbe esistere nel nostro Universo

Nel 2002, Francesco Badolato, un esploratore amatoriale del territorio, si è soffermato su una minuscola sfera dai tratti argentei/ferrosi trovata sul terreno, in Sila (Calabria), sulla cima del Monte Gariglione. Ha pensato poi di consegnare questa particolare ‘microsferula’ all’Università di Bari, pensando che potesse essere importante. E così fu: mai ci si poteva aspettare un risultato simile. La microsferula si rivelò essere un micrometeorite: ma non è questa la cosa bizzarra. Quello che è straordinario è che questo piccolissimo oggetto extraterrestre, ora denominato FB-A1, contiene al suo interno dei ‘quasicristalli’ – un materiale impossibile.

Micrometeorite con quasicristalli in Calabria
Micrometeorite con quasicristalli in Calabria. Credit: G. Agrosì et al., Communications Earth & Environment, 2024

Cosa sono i quasicristalli?

Immaginate ad un comune cristallo. Un normale cristallo ha una disposizione degli atomi regolare e periodica (cioè, che si ripete nello spazio, in modo ordinato). Ciò differenzia un cristallo da un vetro, ad esempio, poiché il vetro ha una disposizione totalmente casuale e non ordinata e periodica degli atomi. Ora, immaginate un cristallo con reticoli atomici che si ripetono nello spazio, ma che cambiano disposizione, seppur regolare, sempre nello spazio. Fisicamente, sarebbe impossibile. Eppure, materiali così sono stati trovati in natura. E questo trovato nel micrometeorite in Calabria è il secondo ad essere rinvenuto naturalmente. Il secondo mai trovato al mondo, anzi, nell’Universo!

Un esempio di disposizione ordinata ma a tratti irregolare degli atomi nello spazio, in un quasicristallo. Credit: Nature.

Nel 2011, dopo un’avventurosa spedizione nella Siberia più remota, il ricercatore dell’Università di Firenze Luca Bindi trovò i primi quasicristalli naturali in una meteorite. Luca Bindi è ora considerato il ‘padre’ dei quasicristalli, avendoli studiati in dettaglio da allora (inoltre, Luca è stato nostro ospite in una live su PassioneAstronomia, in passato, dove ha parlato proprio della sua spedizione per trovare i quasicristalli in Russia). E ora, dopo tutti questi anni, questa nuova micrometeorite FB-A1 ci ha sconvolti ancora una volta.

I ricercatori dell’Università di Bari, con a capo Giovanna Agrosì, assieme a Luca Bindi dell’Università di Firenze e all’Agenzia Spaziale Italiana, hanno studiato in dettaglio, a scala atomica, il microscopico campione. I quasicristalli trovati sono composti da alluminio, rame, ferro e silicio.

Studi futuri

Cosa ci possono dire questi quasicristalli? Studiandoli in dettaglio, potremmo sviluppare nuove tecnologie e nanotecnologie? Perché esistono? Tutte queste interessantissime domande potranno forse trovare risposta se si continua a fare ricerca in questo entusiasmante campo della geologia e mineralogia planetaria.

Link all’articolo ufficiale: https://www.nature.com/articles/s43247-024-01233-w