Ecco come una speciale meteorite ci ha aiutato ad identificare 224 molecole organiche marziane.

Nella ricerca della vita extraterrestre, su Marte come su altri pianeti, il ritrovamento di molecole organiche è essenziale: sono come ‘lettere’ che possono comporre la vita stessa. A fare ciò, negli ultimi anni, ci aiutano soprattutto i nuovi rover su Marte, dotati di strumenti assai potenti rispetto alle vecchie generazioni di ‘geologi robot’. Uno di questi è installato nel rover Perseverance della NASA, l’ultimo essere robotico giunto a passeggiare sul Pianeta Rosso: stiamo parlando dello strumento SHERLOC (acronimo di ‘Scanning Habitable Environments with Raman and Luminescence for Organics and Chemicals’) – in poche parole, uno strumento che ha lo scopo di cercare antichi ambienti abitabili marziani, attraverso tecnologie spettroscopiche e di luminescenza, focalizzandosi su molecole organiche. Non solo: nella futura missione ExoMars, il prossimo rover (Rosalind Franklin) avrà con sé uno strumento simile (il ‘Mars Organic Molecule Analyzer’). Ma cerchiamo di capire nel dettaglio cosa sono di preciso questi metaboliti.

Il selfie di Perseverance
Il selfie di Perseverance. Credi: NASA/JPL-Caltech/MSSS

La ricerca della vita attraverso i meteoriti

Tuttavia, questi robot, seppur tecnologicamente avanzatissimi, non possono ancora eguagliare la tecnologia e la precisione estrema dei laboratori di geochimica che abbiamo sulla Terra (che talvolta occupano interi dipartimenti universitari!). Fino alla missione NASA Mars Sample Return, che riporterà un campione di Marte sulla Terra, gli unici campioni su cui possiamo lavorare sul nostro pianeta sono i meteoriti marziani (rocce espulse da Marte in seguito ad impatti con asteroidi, e successivamente cadute al suolo sulla Terra).

La suite di meteoriti marziani disponibili è formata quasi esclusivamente da rocce basaltiche (lave) eruttate da vulcani marziani. Purtroppo, però, queste rocce, cadendo sulla Terra, subiscono sempre una certa dose di contaminazione terrestre – dovuta sia agli agenti atmosferici che alla biologia terrestre. Come facciamo quindi a discriminare cosa è contaminato e cosa no? Come trovare quali son le vere molecole organiche provenienti da Marte e quali quelle che invece hanno contaminato la meteorite in questione? Risposta: occorre conoscere tutta la storia dietro la caduta e il ritrovamento del reperto! Ma, quasi sempre, ciò rimane oscuro.

Lo studio pubblicato su Astrobiology

Quasi‘ sempre. Per fortuna, in un nuovo studio pubblicato su ‘Astrobiology’ un team internazionale di scienziati (tra cui il nostro Nicola Mari, di PassioneAstronomia, che è co-autore dello studio) ha ricostruito per filo e per segno il luogo del ritrovamento di una speciale meteorite marziana, chi l’ha trovata e quanto tempo è passato dal ritrovamento. In modo da scoprire così quali sono i composti organici terrestri e quali quelli marziani, custoditi nel campione. Per capire se su Marte ci poteva essere stata vita o no quando quella lava si è generata.

Nello studio, si sono utilizzati dei solventi ultrapuri per estrarre la materia organica dalla meteorite Lafayette. Questa meteorite è ‘speciale’ perché è una delle meno contaminate che esistono riguardo Marte; quindi può darci indizi utilissimi a livello di antichi ambienti abitabili o vita sul Pianeta Rosso. Gli estratti di materia organica sono stati poi analizzati tramite cromatografia e spettrometri di massa.

La meteorite Marziana Lafayette – protagonista dello studio. Credits: Smithsonian Institute.

I risultati dello studio

Ebbene, si sono rinvenuti la bellezza di 224 metaboliti! Un metabolite è un prodotto tipico del metabolismo. Tra questi, molti riguardano metaboliti di piante dello stato dell’Indiana, in USA. È questo il luogo di caduta della meteorite Lafayette. Inoltre, il ritrovamento della vomitossina ha permesso di identificare sia l’anno di caduta della roccia spaziale (1919) sia chi l’ha ritrovata (uno studente della Purdue University, che se l’è ritrovata caduta di fianco a lui mentre pescava). Un vero e proprio lavoro da ‘detective’, quindi.

In definitiva, questo nuovo studio indica come le meteoriti marziane, se non trovate in tempo dopo la caduta, possano contaminarsi in modo severo, e quindi oscurare ogni possibile traccia di molecole organiche di Marte. Inoltre, la tecnica di gascromatografia unita allo spettrometro di massa di questo studio si è rivelata efficiente per identificare molecole organiche marziane e può quindi essere utilizzata in maniera effettiva per la missione NASA Mars Sample Return, quando riporteremo un campione di Marte sulla Terra.