Abbiamo chiesto a uno scienziato di Harvard di spiegarci come lavora un astrofisico teorico, cosa sono i buchi neri e non solo.

Andiamo a caccia di buchi neri con il professor Fabio Pacucci, ricercatore ad Harvard e allo Smithsonian Astrophysical Observatory, a Cambridge. Pacucci è un astrofisico teorico particolarmente interessato ai buchi neri primordiali. A proposito di ciò, insieme al suo gruppo di ricerca ha scoperto gli unici due buchi neri candidati al collasso diretto attualmente conosciuti (in poche parole, si tratta di quei buchi neri che, diversamente dal solito, non derivano dalle stelle). Si è occupato anche di quasar, materia oscura e molto altro. È inoltre educatore presso il TED e ha pubblicato sul New York Times. Ma direi che è giunto il momento di passargli direttamente la parola.

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Intervistiamo un esperto di buchi neri

Fabio Pacucci in visita al Great Refractor, un telescopio da quindici pollici installato nel 1847 presso l’Harvard College Observatory dell’Harvard-Smithsonian Center for Asrophysics. Crediti: Aaron Ye.

Innanzitutto ti ringrazio per aver accettato il mio invito. Nonostante abbia già avuto modo di parlare dei tuoi studi, forse alcuni dei nostri lettori ancora non ti conoscono. Come ti presenteresti?

Sono un astrofisico al Center for Astrophysics | Harvard & Smithonian a Cambridge, negli Stati Uniti. Sono appassionato di buchi neri, piccoli e grandi, lontani e vicini!

Insomma, possiamo definirci colleghi. Toglimi subito una curiosità: quand’è che hai pensato di intraprendere questa strada?

Tipicamente, i bambini si appassionano di due cose: dinosauri e stelle. Io penso di aver saltato la fase ‘dinosauri’ ed essere passato direttamente alle stelle. Quella passione, però, non l’ho mai abbandonata. A cinque anni ho ricevuto il mio primo telescopio, e lo utilizzai per osservare la Luna e i pianeti principali. Con il passare del tempo iniziai a diventare più esperto, e a scoprire oggetti sempre più spettacolari nel cielo. La passione per l’astronomia è una cosa che cresce con il tempo, e non ti lascia mai solo.

Telescopi a parte, cosa fa esattamente un astrofisico teorico?

Un astrofisico teorico lavora su modelli matematici e fisici per spiegare fenomeni celesti. Per esempio: che tipo di luce emettono i primi buchi neri che si sono formati nell’Universo? Quale è la velocità orbitale di una stella che gira attorno a un buco nero? Ci sono talmente tante domande senza risposta che di certo non ci si annoia mai!

A proposito di questi ‘famigerati’ buchi neri, potresti spiegarci cosa sono?

I buchi neri sono degli oggetti celesti talmente densi da non lasciar sfuggire nemmeno la luce dal proprio campo gravitazionale. Ne esistono di tutti i tipi: dai più piccoli di massa stellare, appena qualche volta più pesanti del nostro Sole, a quelli supermassicci pesanti decine di miliardi di volte il Sole. E i buchi neri che osserviamo sono solo la punta dell’iceberg — ce ne sono molti di più rispetto a quelli che vediamo!

A quanto pare, però, sei più interessato a quelli primordiali. Cosa ci trovi di così speciale in questi?

Sono particolarmente interessato alla prima popolazione di buchi neri che si sono formati nell’Universo, qualche centinaio di milioni di anni dopo il Big Bang. È importante capire come e quando, esattamente, si sono formati, poiché da questi parametri dipende il loro processo di crescita successiva, durante il quale hanno formato i buchi neri giganti che vediamo al centro di tutte le galassie. Questi buchi neri e le loro galassie ospiti sono cresciuti insieme, durante miliardi di anni di evoluzione cosmica. Capire esattamente il loro processo di crescita è uno degli enigmi aperti più importanti dell’astrofisica moderna.

Ciò di cui ti occupi sembra tanto affascinante quanto complesso. Qual è la maggior difficoltà che hai riscontrato nel corso dei tuoi lavori?

Suona strano, ma la difficoltà principale nel fare ricerca è… trovare il tempo di fare ricerca. La ricerca è solo una parte delle attività di tutti i giorni. Ci sono tante attività aggiuntive (burocrazia, insegnamento, divulgazione, eccetera) che tolgono tempo alla ricerca. A volte penso che per fare tutto quello che vorrei fare… mi servirebbero almeno altre due o tre copie di me stesso!

So bene che non è semplice scegliere, ma qual è secondo te la scoperta più importante mai fatta in astronomia?

Difficilissimo da scegliere, ma direi il sistema eliocentrico. Ossia, il fatto che è il Sole, e non la nostra Terra, ad essere ‘al centro dell’Universo’. Questa scoperta non solo ha importantissime ripercussioni astronomiche, ma anche e soprattutto filosofiche. L’Universo non è costruito attorno a noi — è un sistema immenso, estremamente complesso, la cui esistenza è completamente indipendente dalla nostra. 

Qual è il mistero nel tuo ambito che più di altri speri venga svelato nel corso della tua vita?

Penso che la domanda a cui tutti vorremmo una risposta è “Siamo soli nell’Universo?”. Una risposta chiara, definitiva, a questa domanda sarebbe rivoluzionaria per la stessa esistenza dell’Umanità. Non sono sicuro che si giungerà a una risposta nel corso della mia vita, ma mi piacerebbe sicuramente.

Come noi anche tu ti occupi di divulgazione scientifica. Dove trovi l’ispirazione per i tuoi video?

I miei video sono basati su domande che mi pongo durante le mie attività di ricerca e insegnamento. Soprattutto quando insegno, a volte mi dico “Sarebbe interessante fare un video su questa tematica…”. A volte, le idee si trasformano in realtà. Con TED-Ed, abbiamo realizzato già otto video, che hanno realizzato piu’ di dodici milioni di visualizzazioni. Altri due saranno pubblicati entro l’estate.

Ecco invece una domanda forse un po’ scomoda: preferisci “Star Trek” o “Star Wars”?

Mi dispiace deluderti, ma in realtà nessuno dei due! Non sono un grande appassionato di sci-fi. Preferisco lasciare lo spazio al mio ambito lavorativo, e occuparmi di altro nel mio tempo libero.

Prima di salutarci, c’è un consiglio che vorresti dare a chi vuole intraprendere una carriera come la tua?

Non mollare mai! La vita riserva un sacco di sfide, difficoltà che a volte sembrano insormontabili. Nessuno vince sempre — la vittoria è raggiunta solo da chi persevera.

Per finire, ringrazio ancora una volta Pacucci per aver accettato il nostro invito. Sicuramente il primo di una lunga serie. Ma nel frattempo potete seguirlo su Twitter cercandolo col nickname @Fabio_Pacucci.

Fonte: Harvard.

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