Durante gli anni 50 e 60, l’utilizzo degli animali per i test del programma spaziale era una prassi comune per tutti i paesi coinvolti. Ecco la storia di questi due cani
Durante gli anni 50 e 60, l’utilizzo degli animali per i test del programma spaziale era una prassi comune per tutti i paesi coinvolti. Gli Stati Uniti utilizzarono dei primati, scimpanzé ed oranghi, addirittura la Francia fece un test con una gatta, Felicette. Si sa che i gatti non amano essere strapazzati e non avrei voluto essere nei panni di chi ne recuperò la capsula. È altrettanto arcinoto che i sovietici usassero dei cani. Alla loro vicenda ho dedicato già un articolo ed un capitolo del mio libro “noi abbiamo usato le matite!“.
Molti nomi, una sola storia
Una delle storie di questi poco conosciuti, inconsapevoli ed incolpevoli Pionieri del Cosmo, è quella di Damka (la piccola dama) e Krasavka (la piccola bellezza). La loro vicenda è stata desecretata dopo la caduta dell’URSS. Le poche informazioni trapelate all’epoca riportano vari nomi: da Shutka (scherzetto) e Zhemchuzhnaya (Perlina) fino a Kometka (piccola cometa) e Zhulka (burlona); ma oggi sappiamo che le due cagnoline si chiamavano Damka e Krasavka.
La prima Vostok
Era il dicembre 1960. Dopo molti lanci suborbitali, finalmente si decise a mettere in campo la navicella destinata a portare un’essere umano nello spazio: la Vostok. La sua prima versione, chiamata 1K, era un pò diversa da quella che portò Gagarin e gli altri cinque primi cosmonauti nello spazio. Innanzitutto aveva dei piccoli pannelli solari sulla prua, poi la slitta che avrebbe dovuto contenere il cosmonauta e che, come sappiamo, veniva espulsa durante il rientro a 7 Km di altitudine, non offriva alcuna protezione in caso d’eiezione d’emergenza nelle prime fasi del volo.
Il volo della Vostok senza nome
Il 22/12/1960 due cagnoline vennero sistemate nelle loro cuccette a slitta all’interno della Vostok 1K.
Non venne data una designazione a questa missione, nemmeno la tradizionale denominazione Kosmos.
sappiamo che il lancio avvenne regolarmente ma avvenne una grave avaria durante la separazione del secondo stadio. In questo caso il protocollo era chiaro: espulsione delle capsule con gli animali che sarebbero poi atterrate col paracadute, ed autodistruzione della capsula. Ma il meccanismo di espulsione non funzionò e le due cagnoline rientrarono quindi, dopo aver raggiunto un apogeo di 214 Km, con una traiettoria molto ripida e frenate dal paracadute principale che, come sappiamo, non garantiva un atterraggio sufficientemente morbido per la loro sopravvivenza.
I cani d’acciaio
L’impatto, in una regione boscosa ed innevata della Siberia, fu piuttosto violento. Le condizioni meteo non consentirono subito il recupero delle capsule con gli animali. Si dovette attendere il giorno seguente cercando di vincere la lotta contro il timer di autodistruzione settato a 60 ore dopo l’avaria. Dopo una notte nella neve ed ad una temperatura di -45°, le speranze di ritrovare le due cagnoline ed il resto degli animali a bordo (alcuni topolini) erano veramente pochissime. Ma, giunti nei pressi della Vostok, i soccorritori restarono stupiti nel sentire il suono di latrati provenire dall’interno della navicella. Infreddolite e spaventate, ma vive, Damka e Krasavka vennero recuperate, il dispositivo d’autodistruzione disarmato e riportate sane e salve a Mosca. Purtroppo per i topolini, sopravvissuti all’impatto, il freddo fu fatale.
Una famiglia per Krasavka
Dopo la disavventura le due cagnoline ebbero una lunga vita ancora. Damka, che era già stata nello spazio in precedenti voli suborbitali, venne messa a riposo restando nella Città delle Stelle insieme agli altri cani del programma. Krasavka, invece, fu adottata da Oleg Gazenko, uno degli scienziati coinvolti nel programma. Visse altri quattrordici anni ed ebbe molti cuccioli, bianchi e dal pelo morbido come il suo.