All’altezza del terreno, in ristretti specchi d’acqua come gli stagni, nelle paludi e finanche nei cimiteri è stata osservata nel corso del tempo la presenza di fiammelle azzurrognole: i fuochi fatui

Spiriti, presenze, anime, fantasmi e leggende hanno da sempre incuriosito, spaventato ed affascinato l’immaginario collettivo. E taluni fenomeni naturali particolari, avvolti in un alone di mistero, non hanno fatto altro nel tempo che aumentare nelle persone la suggestione e la possibilità di credere all’esistenza di un qualcosa di paranormale. Soprattutto quando la scienza non aveva ancora saputo fornire l’eziologia dei fenomeni succitati. È il caso dei fuochi fatui. All’altezza del terreno, in ristretti specchi d’acqua come gli stagni, nelle paludi e finanche nei cimiteri è stata osservata nel corso del tempo la presenza di fiammelle azzurrognole. E chiaramente la manifestazione e l’apparizione, tendenzialmente durante le sere calde d’estate in areali bui, innescavano paura ed alimentavano storie e credenze.

Fuochi fatui
Rappresentazione di un fuoco fatuo.
Credit: https://it.wikipedia.org/wiki/Fuoco_fatuo#/media/File:Tulilautta3.jpg

Ma cosa sono i fuochi fatui?

Sono fiammelle fugaci ed effimere, di breve durata appunto, prodotte dai gas emessi dalla decomposizione delle materie organiche composte da idrogeno e fosforo, elementi questi che si infiammano a contatto con l’aria, nello specifico con l’ossigeno. Il processo spontaneo della combustione della fosfina, composto chimico di fosforo ed idrogeno – PH3 (fosfina descritta per la prima volta nel 1789 da Lavoiser come idrogeno fosforizzato), genera una luce intensa che va dal blu al verdastro con un contorno abbastanza esteso di color biancastro, a mo’ di nuvola che amplifica le dimensioni apparenti del fuoco fatuo. Ecco spiegata l’identificazione di queste fiammelle come apparizioni di spiriti. E poiché in passato le salme venivano sepolte in bare non sigillate o addirittura i corpi dei defunti venivano sotterrati direttamente nel terreno, ecco che si verificava la conseguente fuoriuscita del metano e l’accensione del fuoco fatuo. Fuoco che in questo caso, apparendo nei cimiteri, veniva interpretato come la presenza delle anime dei morti. Testimonianze raccontano di assenza di calore in prossimità di questo fenomeno ed al contempo man mano che diminuiva la distanza che intercorreva tra la fiamma e l’osservatore maggiore era la dissolvenza della stessa.

Come mai?

Il dirigersi sempre più verso il fuoco fatuo innesca uno spostamento d’aria che ne causa la dispersione. In generale, piante ed animali sono composti principalmente da carbonio, idrogeno e ossigeno. Con la putrefazione della materia organica (anche fosfatica), vengono prodotte emanazioni gassose principalmente metano ed anidride carbonica. Una delle prime teorie avanzate fu quella di Alessandro Volta, subito dopo aver scoperto nel 1776 il metano a cui diede il nome di aria infiammabile di palude. Lo scienziato scoprì che poteva essere incendiato, dando vita a queste fiammelle luminose, sia con una semplice candela accesa, sia mediante una scarica elettrica. Ed a proposito di scariche elettriche, i fuochi fatui talvolta sono chiamati “corpi santi” in analogia a quelli di sant’Elmo. Ma questa è un’altra storia…

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