L’Onu ha deciso per lo sversamento delle acque contaminate della centrale di Fukushima nell’Oceano Pacifico. Ecco la motivazione.
L’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che fa capo all’e Nazioni Unite’Onu, ha approvato il piano del Giappone che prevede il rilascio nell’oceano Pacifico di un milione di tonnellate di acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima. La decisione ha destato un bel po’ di polemiche e arriva a 12 anni dal disastro nucleare causato dallo tsunami che ha colpito il Giappone.
“Rischio contaminazione trascurabile”
Tra i contrari al piano, infatti, c’è una fetta della popolazione giapponese, ma anche governi vicini come Cina e Corea del Sud, e organizzazioni ambientaliste, pescatori e il Forum delle isole del Pacifico (Pacific islands forum, Pif) che conta membri quali Australia e la Nuova Zelanda, le isole Figi e Kiribati, fino alla Papua Nuova Guinea.
L’acqua che verrà riversata nell’oceano è quella usata dopo l’incidente per raffreddare i reattori danneggiati. È stata raccolta in circa 1.000 serbatoi ed è stata trattata per ridurne la radioattività. In un rapporto presentato dal direttore generale Rafael Mariano Grossi al primo ministro giapponese Fumio Kishida, l’Aiea ha affermato che gli scarichi delle acque trattate avrebbero un “impatto radiologico trascurabile” sulle persone e sull’ambiente marino.
Nei serbatoi continuano comunque a esserci tracce di trizio, un isotopo dell’idrogeno che non può essere rimosso e che è molto radioattivo. Il fatto è che quei serbatoi rappresentano una minaccia in caso di nuovi tsunami o terremoti, oltre al fatto che impediscono di smantellare la centrale nucleare. Per questo il Giappone non vede l’ora di liberarsene.
Riferimenti: Lifegate
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