Dopo il leggendario volo della navetta spaziale sovietica Buran, degli altri due esemplari in avanzata fase di costruzione prima dello stop al programma, poco si è saputo: ecco il Bajkal
Dopo il leggendario volo della navetta spaziale sovietica Buran, degli altri due esemplari in avanzata fase di costruzione prima dello stop al programma, poco si è saputo. Conosciamo la storia del primo Buran, (OV 1.01) che, dopo il passaggio delle strutture alla Repubblica del Kazakistan, è rimasto abbandonato per anni dentro un hangar a Baikonur prima di venir distrutto dal crollo del tetto della stessa costruzione che lo ospitava. Pochi sanno, invece, che pronto o quasi al volo, sempre automatizzato ma della durata di quindici giorni che sarebbe dovuto avvenire nel 1999, c’era un altra navetta della stessa classe: il Ptiza (OV 1.02) ed ancora meno conoscono l’esistenza di un terzo esemplare, il primo della seconda serie della classe Buran costruito al 50% e che venne battezzato Bajkal.
Ne parlammo in una diretta, durante la serie di incontri dedicati alla storia della Cosmonautica insieme al sottoscritto ed in una diretta per celebrare i 35 anni dal volo del primo Buran. Il programma della navetta spaziale sovietica, così simile allo Shuttle americano ma così diverso se analizzato in profondità divenne insostenibile all’alba del crollo dell’URSS per via degli enormi costi di sviluppo. Ma la sua realizzazione prevedeva la costruzione di ben cinque esemplari destinati ai voli orbitali tre dei quali, come detto, in avanzata fase di costruzione e due fermi al completamento del solo modulo abitativo.
Che fine hanno fatto?
Del Buran 1.01 sappiamo che andò miseramente distrutto nel crollo del tetto del suo Hangar a Baikonur; sorte migliore è toccata al gemello Ptiza che restò illeso dallo stesso crollo. Ora è di proprietà di un miliardario kazako che, nonostante le generose offerte del governo federale russo per il suo riacquisto ed il trasferimento in una struttura museale, preferisce che resti a marcire coperto di graffiti nell’ala intatta dello stesso hangar. Meglio è andata al primo esemplare della seconda serie la navetta Bajkal che, dopo anni d’abbandono nel cortile della fabbrica dove era stato assemblato, è stato finalmente destinato all’esposizione presso il Museo di Verkhnyaya Pyshma. E gli altri due? Essendo in fasi embrionali della loro costruzione, si trovano ancora in un capannone della stessa fabbrica. Chissà se un giorno verranno ultimati e destinati all’esposizione anche loro…
Lo spettacolare trasferimento
Nel video potete assistere alle operazioni di smontaggio e di trasporto del Bajkal verso la sua nuova destinazione. Ma non è la prima volta che un’esemplare della navetta spaziale sovietica viene trasportata, smontata, per essere esibita in una struttura adeguata. Altrettanto spettacolare è stato il trasferimento del prototipo per voli atmosferici OK-GLI quello con i quattro motori Jet in coda, per capirci, che ha viaggiato via terra e via fiume per raggiungere il Museo della Scienza e della Tecnica di Speyr in Germania. Altri esemplari dei prototipi, otto in tutto, tra quelli destinati ai test statici sono esposti al Parco VDNKhA di Mosca ed al Cosmodromo di Baikonur trasformati in attrazioni per turisti. Di seguito, ecco il video: