Ipotizzate nuove particelle che potrebbero spiegare le osservazioni del telescopio spaziale Hubble. Vediamo come.

In un recente studio pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, il gruppo di ricerca guidato da James S. Bolton dell’Università di Nottingham, in Regno Unito, ha proposto l’ipotesi seconda la quale la materia oscura potrebbe essere costituita dai cosiddetti “fotoni oscuri”.

Proiezione bidimensionale della “rete intergalattica” ottenuta da una simulazione al supercomputer. Credit: Dr. Ewald Puchwein e la collaborazione Sherwood-Relics.

Tale ipotesi sembra essere in ottimo accordo con le osservazioni effettuate dallo strumento Cosmic Origins Spectrograph, montato a bordo del telescopio spaziale Hubble.

I dati raccolti suggeriscono, infatti, che i filamenti intergalattici sono più caldi delle previsioni delle simulazioni del modello standard fin’ora utilizzato. I fotoni oscuri sarebbero in grado di convertirsi in fotoni a bassa frequenza e riscaldare le strutture in questione.

Gli ipotetici fotoni oscuri fungerebbero da mediatori di una nuova forza fondamentale, proprio come i soliti fotoni lo sono per la ben nota interazione elettromagnetica. A differenza di questi ultimi, però, i fotoni oscuri possono avere una massa non nulla. In particolare, questa potrebbe essere di appena venti ordini di grandezza inferiore a quella dell’elettrone.

Fonti: PRL, Le Scienze, INAF.

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