Dante fu uomo di scienza e la sua Divina Commedia non fu solo un’opera di poesia, ma costituì la summa delle “conoscenze” del tempo, una sorta di “enciclopedia” di tutto il sapere e sintesi culturale del Medioevo.

Attraverso continue elaborazioni il sapere di Dante mescolava la Teologia, la Filosofia, la Fisica Aristotelica e l’Astrologia, il tutto presentato in forma simbolica e allegorica, quella del “parlar velato”, del nascondere “sotto il velame de li versi strani” i veri significati. Nella Divina Commedia il poeta ricorre all’astronomia, designata come astrologia, secondo l’uso corrente al suo tempo, per legare in un certo qual modo alla realtà il suo viaggio simbolico e allegorico, una sorta di punto di riferimento, di bussola per l’orientamento. Le sue conoscenze di astronomia derivano dalla lettura delle opere di antichi autori e l’astronomia della Divina Commedia è basata sul sistema tolemaico, con la Terra immobile al centro dell’Universo, intorno alla quale ruotano Sole e Luna e, mediante cicli ed epicicli, i cinque pianeti. 

Dante mostra di conoscere i movimenti delle stelle e anche il fenomeno della precessione degli equinozi, il cui risultato è un moto di precessione durante il quale la posizione delle costellazioni sulla sfera celeste cambia lentamente nel tempo con un ciclo completo di circa 26.000 anni, per cui anche le date degli equinozi tendono a variare anno dopo anno.

Dante come immaginava la Terra?

Nella Divina Commedia il poeta immagina la Terra divisa in due emisferi, quello delle terre emerse e quello delle acque. Al centro dell’emisfero boreale colloca Gerusalemme, posta a circa 32° di latitudine nord, sotto alla quale s’immagina scavata l’immensa voragine dell’Inferno, ed equidistante dai confini estremi del fiume Gange e delle colonne d’Ercole; agli antipodi della città, nell’oceano dell’emisfero australe, sorge la montagna del Purgatorio (32° lat. sud), alla cui sommità si trova il Paradiso.

Sulla base delle rigorose indicazioni astronomiche che il poeta ci dà, è possibile ricostruire la configurazione astronomica del cielo nelle varie tappe del viaggio dantesco, quello che il sommo poeta poteva vedere con i propri occhi e che riporterà fedelmente nei vari passi della Comedia. D’altra parte il cielo stellato è paragonato da Dante nel Convivio (II, XIV) con la Fisica e la Metafisica, in quanto esso ha delle proprietà in comune con entrambe le discipline. 

Il valore scientifico del racconto di Dante

Dante descrive il suo viaggio in maniera prettamente astronomica e rigorosamente scientifica: quando parla di stelle intende riferirsi alla configurazione astronomica del cielo reale e allo zodiaco delle “costellazioni”, ben diverso da quello dei “segni” (che è una rappresentazione artificiale), a causa proprio del fenomeno precessionale. Questa distinzione è importante, perché con essa si possono spiegare molti errori di datazione e di ricostruzione del cielo nei vari commenti alla Commedia che sono stati pubblicati nel corso del tempo.

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