Secondo nuovi risultati che sono attualmente in fase di revisione il raggio del nostro Sole sarebbe leggermente più piccolo di quanto creduto finora

Potrebbe non sembrare molto, ma farebbe invece una notevole differenza nel modo in cui gli scienziati studiano e comprendono la nostra stella. I risultati dello studio si basano su delle onde sonore (onde P) generate e intrappolate all’interno del plasma caldo del Sole. Secondo gli astrofisici Masao Takata dell’Università di Tokyo e Douglas Gough dell’Università di Cambridge, le oscillazioni delle onde P consentono una visione “dinamicamente più solida” dell’interno del Sole rispetto ad altre onde sonore oscillanti.

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Lo studio delle onde P

Proprio come i sismologi studiano il modo in cui le onde sismiche attraversano l’interno della Terra per studiarne la struttura, i fisici solari usano l’eliosismologia per scoprire la struttura interna del Sole. Dobbiamo immaginare il Sole come una campana che suona, o meglio come una campana che viene costantemente ”suonata” da minuscoli granelli di sabbia. Tutto questo trambusto sismico produce milioni di onde sonore oscillanti, diverse tra loro, che gli scienziati possono misurare qui dalla Terra. Conosciamo diversi tipi di onde: le onde G che oscillano su e giù sotto la forza di gravità e le onde F che si verificano più vicino alla superficie: ma quale scegliere per le misurazioni?

Sole
Sole e Terra. Credit: Massimiliano Veschini

Un cambiamento necessario?

Il modello di riferimento tradizionale per il raggio sismico del Sole si basa sulle onde F, poiché scoperte ed utilizzate per prime. Ma secondo alcuni astronomi non sono del tutto affidabili perché non si estendono fino al bordo della fotosfera del Sole. Le onde P invece si spingono oltre, in quanto meno suscettibili ai campi magnetici e alla turbolenza nello strato limite superiore della zona di convezione del Sole. I loro calcoli utilizzando solo le frequenze delle onde P suggeriscono che il raggio fotosferico solare è leggermente più piccolo (pochi punti percentuale) del modello solare standard. Ciò non comporta alcun tipo di differenza sostanziale a livello pratico e strutturale del Sole; non importa quanto piccolo sia l’errore, cambiare il modello più tradizionale per adattarlo a tali scoperte non sarebbe una cosa da poco.

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