Una recente missione scientifica internazionale ha trovato e recuperato campioni di lava dell’Etna, per investigare una possibile analogia con quelli di altri mondi

Sulla Terra esistono alcuni luoghi che sono quasi identici, o come si suol dire ‘analoghi’, di ambienti extraterrestri. Questa similitudine si può riscontrare nelle caratteristiche fisiche, morfologiche, o addirittura a livello chimico. Esempi di luoghi analoghi di ambienti alieni sulla Terra sono: il deserto dell’Atacama (simile a Marte), il vulcano Mauna Kea e il Kilauea alle Hawai’i (simili alla Luna o a Marte), l’isola di Lanzarote (simile a Marte). Ma ce ne sono altri.

Il vulcano Etna visto al chiaro di Luna. Credit: Dario Giannobile https://www.facebook.com/giannobiledario

L’Etna visto da una prospettiva diversa

Si pensa che anche il vulcano Etna possa essere un buon analogo della superficie di altri pianeti. Al giorno d’oggi, però, esistono pochi studi a proposito, e nessun campione di lava dell’Etna è ancora stato ufficialmente catalogato coma materiale analogo della Luna o di Marte. Tuttavia, una recente missione scientifica sull’Etna (tenutasi agli inizi di Gennaio 2021) ha avuto come obiettivo principale quello di trovare definitivamente questo tipo di campioni analoghi di mondi alieni. Scienziati dall’Università di Atacama, Università di Glasgow, Università di Chieti-Pescara, e Università di Catania si sono incontrati sull’Etna per condurre tali indagini.

Uno dei campioni di lava acquisito durante la spedizione, staccato da sotto il ghiaccio utilizzando un Martello da Geologo.

Alla ricerca di lava aliena

La missione si è basata sul campionamento di diverse lave dell’Etna, ognuna di esse eruttata in un periodo storico specifico della sua evoluzione geo-vulcanologica, che verranno poi analizzate in laboratorio nei prossimi mesi. Hanno preso parte alla missione: Giovanni Leone (geologo planetario e vulcanologo, che ha organizzato la spedizione); Nicola Mari (esperto di vulcanismo Marziano, che ha gestito le operazioni di campionamento di lava sul campo); Piero D’Incecco (esperto di vulcanismo su Venere, che ha aiutato nel campionamento e coi report delle attività sul campo sui canali social); Carmelo Monaco (esperto di geologia strutturale dell’Etna, che ha aiutato ad identificare l’età delle diverse colate laviche); Daniele Musumeci (storico delle geoscienze, che ha fornito utili informazioni sulla messa in posto delle diverse colate laviche).

Il Team di ricercatori che ha condotto la missione di campionamento sull’Etna, quì ritratti in mezzo alla colata di lava del 1991-1993.

Come sfruttare l’Etna per la ricerca spaziale

Qualora una delle lave raccolte risultasse simile chimicamente a quella di Marte o della Luna (o di un altro pianeta), sapremo con certezza quale area dell’Etna potrà essere sfruttata in futuro come analogo planetario. L’Etna potrà quindi essere usato per condurre simulazioni di missioni planetarie su Marte o sulla Luna e per istruire astronauti su un ambiente simile a quello su cui si troveranno. Oltretutto, le lave che risulteranno analoghe a quelle di altri corpi planetari potranno essere usate per calibrare meglio i rover da inviare nelle prossime missioni spaziali.

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