Ecco come il naturalista inglese Charles Darwin rivoluzionò la credenza secondo la quale le specie viventi fossero immutabili perché create da un Ente Supremo

Vi sarà capitato di chiedervi come mai, sulla Terra, ci sono tante specie così diverse. Un cane, d’altronde, ha poco a che fare con un pesce o un uccello. Men che meno l’uomo, rispetto a tanti altri esseri viventi che popolano il nostro pianeta. Ebbene, per quanto ne sappiamo, l’uomo e le scimmie hanno un antenato in comune vissuto circa 6 milioni di anni fa (e questo era diverso sia da noi che dagli scimpanzé). Ma come ci si è arrivati a dirlo? Facciamo chiarezza con la teoria di Charles Darwin.

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Cosa dice la teoria dell’evoluzione di Darwin

Charles Darwin
Charles Darwin

L’origine delle specie è stato un argomento molto dibattuto, già dai primi dell’800′. Fu il viaggio attorno al mondo di un naturalista inglese di nome Charles Darwin a scombussolare la credenza religiosa secondo la quale tutti gli esseri viventi della Terra fossero immutabili e creati migliaia di anni prima da un Ente Supremo.

Che la concezione di evoluzione stesse per cambiare si poteva intuire già da qualche anno. Furono le opere scritte dal francese Lamarck e dallo stesso nonno di Darwin, Erasmus, a spingerlo a elaborare la sua teoria dell’evoluzione. In sostanza egli capì che, a differenza della teoria creazionista, il cambiamento e la varietà di specie presenti sul pianeta era dovuto ad un meccanismo del tutto naturale di sapersi adattare ai cambiamenti ambientali. Per paura che la sua teoria potesse sconvolgere il mondo, Darwin aspettò oltre vent’anni a pubblicarla. Quella che chiamò selezione naturale spiegava come all’interno di una popolazione non tutti gli individui si riproducessero allo stesso modo, perché le condizioni ambientali fungevano da filtro, per quelli meno adatti.

Charles Darwin
Per quanto iconografica e di impatto, questa immagine è ‘sbagliata’ in quanto l’uomo e le scimmie hanno un antenato in comune vissuto circa 6 milioni di anni fa. Quindi uomo e scimmia sono più che altro cugini (più o meno ‘larghi’ a seconda della specie).

“L’origine delle specie”

Darwin pubblicò il suo libro il 24 novembre del 1859, spinto dal fatto che un altro studioso, Alfred Russel Wallace, fosse arrivato alle sue stesse conclusioni. Il documento è tutt’ora considerato come una delle testimonianze che hanno contribuito di più a spiegare l’evoluzione della vita sulla Terra. L’opera, tra l’altro, contiene una gran quantità di prove scientifiche che lo stesso Darwin ebbe modo di accumulare durante i suoi viaggi.

Una rivoluzione

Credit: Eugene Zhyvchik (Unsplash)

Non c’è dubbio che il libro destò scompiglio fra i creazionisti, coloro cioè che ritenevano le specie viventi frutto della creazione di un Dio onnipotente e quindi perfette e immutabili. Al contrario, nella teoria di Charles Darwin gli individui con le migliori caratteristiche avrebbero avuto più probabilità di sopravvivere ai cambiamenti in modo da trasmettere i tratti favorevoli ai loro discendenti. E con il passare delle generazioni, quelle caratteristiche vantaggiose sarebbero diventate dominanti nella popolazione. È la selezione naturale, che se si trascina abbastanza a lungo può formare nuove specie. Da qui la possibilità che tutte le specie viventi possano discendere da un antico progenitore comune e anche le moderne prove del DNA sostengono questa ipotesi.

Qui vi lasciamo un interessante video di approfondimento

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