Un catalogo delle 48 costellazioni tolemaiche, ma molto di più. Il Libro delle Stelle Fisse di al-Ṣūfi ha contribuito a far circolare molti dei nomi con cui oggi chiamiamo le stelle

Conosciuto in Occidente come Azophi, l’astronomo persiano ‘Abd al-Rahmān al-Ṣūfi (903-986 d.C.) nacque a Rayy, nelle vicinanze dell’odierna Teheran, e visse alla corte dell’emiro buyideʿAḍud al-Dawla, di cui fu tutore. Gran parte delle sue osservazioni furono effettuate a Shiraz, dove l’emiro aveva fatto costruire un osservatorio astronomico. Di lui abbiamo diverse opere scientifiche tra cui anche un lavoro sull’astrolabio in cui l’astronomo persiano illustra più di 1000 usi diversi per questo strumento. Senz’altro, però, il suo lavoro più importante, considerato dallo storico Sarton come una delle tre opere maestre dell’astronomia medievale musulmana, è il Kitab al-kawākib al-thābita musawwar الكواكب الثابثة (Libro delle stelle fisse, illustrato) o, semplicemente, Libro delle stelle fisse, composto nel 964 d.C. L’opera, di cui esistono numerose copie in tutto il mondo, iniziò a circolare in Occidente già a partire dal XII secolo. Si basa essenzialmente sull’Almagesto di Tolomeo, ma contiene numerosi apporti originali di al-Ṣūfi. Ad essa è anche ispirato il Poema sulle stelle أرجوزة في الكواكب (urjūza fī’l-kawākib), composto da suo figlio Ibn alṢūfi (per un approfondimento clicca qui).

Struttura e contenuto del Libro delle stelle fisse

Il libro è composto di quattro capitoli, di cui il primo è introduttivo mentre i successivi tre sono ripartiti in questo modo: le costellazioni del Nord (21); le costellazioni dello zodiaco (12); le costellazioni del Sud (15). Una delle novità in quest’opera è la comparazione tra le costellazioni greche e quelle arabe. Le costellazioni presentate sono, infatti, quelle classiche dell’astronomia tolemaica, ma per ognuna di loro al-Ṣūfi riporta una descrizione dettagliata su numero, posizione delle stelle, magnitudine e colore apparente, associando ad ogni stella il nome derivato dall’antica tradizione araba e le informazioni che gli arabi ne hanno dato. Un’altra novità aggiunta dallo scienziato persiano è una doppia illustrazione molto accurata che funge da mappa posta ad introduzione di ciascuna delle 48 costellazioni. Nella prima illustrazione la costellazione è rappresentata come si vede su di un globo celeste, mentre nella seconda l’immagine è praticamente specchiata e corrisponde a come si vede nel cielo osservandola dalla terra. Nel trattato sono inoltre descritte dettagliatamente numerose stelle mai nominate da Tolomeo e che, tuttavia, al-Ṣūfi ha scelto di non includere nelle tavole per ragioni di coerenza con il lavoro dello scienziato greco.

Prime documentazioni di altre galassie

Nel suo Libro delle stelle fisse sono inoltre documentate alcune nebulae, termine con il quale anticamente ci si riferiva a diversi oggetti successivamente classificati, grazie al progresso tecnologico, come ammassi o galassie. Ad esempio, al-Ṣūfi descrive e illustra una “piccola nube” che si trova nella costellazione di Andromeda vicina alla quattordicesima stella. Si tratta della prima documentazione scritta sulla Galassia di Andromeda, che fu poi riscoperta al telescopio nel 1612 dall’astronomo tedesco Simon Marius. Altri oggetti menzionati per la prima volta da al-Ṣūfi sono l’ammasso di Omicron Velorum (IC 2391) e il cosiddetto “ammasso attaccapanni” nella costellazione della Volpetta, che non è un ammasso aperto a tutti gli effetti ma un asterismo. Inoltre, lo scienziato persiano racconta anche di due stelle chiamate “al-baqar” (i buoi) dagli arabi della regione di Tihamah, nel sud della penisola arabica, la più grande delle quali fu successivamente menzionata nel 1490 dal navigatore arabo Ahmad ibn Majid come “nebula“. Stiamo parlando nient’altro che delle Nubi di Magellano, le due galassie nane irregolari descritte dal navigatore Ferdinando Magellano nel 1519.

Andromeda
Ecco la Galassia di Andromeda (M31). Credit: Adam Evans
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Andromeda_Galaxy_(with_h-alpha).jpg
L'Attaccapanni
L’Attaccapanni. Credit: DSS2/Giuseppe Donatiello
https://www.flickr.com/photos/133259498@N05/44246539304/in/album-72157712396742161/

Piccole curiosità su al-Ṣūfi

Così come per altre illustri figure dell’astronomia araba, anche ad al-Ṣūfi è stato dedicato un cratere sulla faccia visibile della Luna e denominato Azophi. Prende il suo nome anche l’asteroide della fascia principale scoperto nel 1960 e chiamato 12621 Alsufi.

Riferimenti:

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