Approfondimento sulla grande notizia odierna riguardante l’assegnazione del premio Nobel per la Fisica 2021 al Prof. Giorgio Parisi

Negli ultimi anni, da che collaboro con Serena Giacomin su diversi progetti (il libro Pinguini all’Equatore, sì, ma non solo), cerchiamo di trasmettere a più persone possibile il messaggio che la scienza, di per sé, è un sistema complesso.Sistema “complesso” non vuol dire necessariamente “complicato” da studiare e comprendere. Vuol dire che è composto da più parti fra loro interdipendenti. Va quindi descritto matematicamente, analizzato in profondità se si vuole capire le relazioni che lo governano, osservato da ogni possibile punto di vista e in ogni possibile sfaccettatura. Solo in questo modo è possibile sperare di comprendere come evolva nel tempo, capendo come anche piccole variazioni – magari casuali – in una o più componenti possano determinare enormi differenze in una fase successiva, facendo previsioni sul medio-lungo periodo. Ho detto che complesso non vuol necessariamente dire complicato. Quel che non ho detto, però, è che lo è spesso. Magari per la descrizione matematica non immediata, magari per le dimensioni, magari per la parte relativa a variazioni casuali e magari per la determinazione del numero di variabili in gioco. Magari per tutte queste 4 cose assieme e anche per altre.

Ma perché ve ne sto parlando?

Perché poco fa sono stati annunciati i Premi Nobel per la Fisica di quest’anno, e questi sono proprio legati ai sistemi complessi. La notiziona è che metà del Premio di quest’anno è andato al fisico Giorgio Parisi, già membro di cosucce tipo l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’ Accademia delle scienze francese e la National Academy of Sciences statunitense (in tutto sono credo 3 gli italiani ammessi nella cerchia della National Academy, non è una cosa troppo comune accedervi). Negli anni Ottanta Parisi ha studiato fenomeni apparentemente casuali, da scale atomiche a quelle planetarie, mostrando come in realtà questi fossero governati da regole. Quelle ricerche sono state fondamentali per sviluppare un bel pezzo della teoria dei sistemi complessi. Era dal 2002 che non veniva assegnato un Nobel per la Fisica a un italiano. Tutto bello, gli Europei di tanti sport, le Olimpiadi, le varie competizioni di carattere mondiale e la Parigi-Roubaix, ma prima che mi accusiate – come sempre quando dico che seguo poco il calcio – di fare lo spocchioso, faccio presente che forse questo riconoscimento ha un impatto un attimino maggiore sulla nostra quotidianità.

In che modo? Vi siete mai chiesti che tempo farà domani?

Ecco, il meteo è un sistema complesso. E anche complicato da prevedere, come vi sarà capitato di accorgervi.Ecco perché un quarto del Nobel di quest’anno è stato assegnato a Klaus Hasselmann, che negli anni Settanta ha realizzato un modello che per mettere in relazione eventi nel breve periodo, ovvero il meteo, con fenomeni che interessano archi temporali maggiori, con un grado ulteriore di complessità, ovvero il clima. Perché sì, nonostante quello che dicono una parte di politici e quotidiani, meteo e clima sono due cose differenti. E, sorpresa delle sorprese, come dimostrato da Hasselmann i modelli climatici sono più affidabili di quelli meteorologici.Per tutti coloro che negli anni se ne sono usciti con frasi tipo “Non sanno prevedere se domani pioverà e mi parlano del 2030!”, mi spiace. Peraltro, visto che a Milano negli ultimi giorni si è discusso a livello internazionale di clima e siamo a meno di un mese dagli incontri internazionali in cui si spera vengano siglati i nuovi accordi (per poi magari rispettarli, stavolta), Hasselmann ha effettuato diversi studi su quanto l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera sia imputabile soprattutto alle attività umane, e su quanto ciò influisca sull’aumento della temperatura media globale. E, a proposito di attività umane, il rimanente quarto del Nobel di quest’anno è andato a Syukuro Manabe, tra i primi a dimostrare come un aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera conducesse proprio ad un aumento della temperatura media terrestre. Non avremmo una buona fetta dei modelli di evoluzione climatica, senza di lui. Ma, qualora di meteo e soprattutto clima non vi importasse, vi faccio un ultimo esempio di sistema complesso: una pandemia.

Ricordate, dunque, che difficilmente un sistema complesso ha soluzioni semplici. E che, se qualcuno ve le fornisce in quattro e quattr’otto, probabilmente non è degnissimo di fiducia.Come si diceva, la scienza in generale è un sistema complesso.E, se proprio vogliamo fare i campanilisti, per questo forse oggi c’è da festeggiare un po’ di più degli Europei secondo me. Perché se siamo riusciti a scostare un po’ la cortina di mistero sui sistemi complessi che ci circondano, il merito è anche di Giorgio Parisi, a cui vanno le mie vivissime congratulazioni.

Articolo redatto dall’astrofisico e divulgatore scientifico Luca Perri

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