I risultati degli esperimenti svolti da Perseverance sul Pianeta Rosso hanno evidenziato la diversità dei campioni che i geologi e i futuri scienziati associati al programma Mars Sample Return dell’agenzia dovranno studiare

Gli scienziati della missione Perseverance della NASA hanno scoperto che il substrato roccioso su cui si muove il rover a sei ruote, dopo il suo atterraggio nello scorso febbraio, è stato probabilmente formato da magma incandescente. Questa scoperta ha implicazioni importanti per la comprensione e la datazione accurata degli eventi nella storia del cratere Jezero, così come per il resto del pianeta.

Il team ha anche concluso che le rocce nel cratere hanno interagito con l’acqua più volte nel corso del tempo, come recentemente osservato da altre missioni, e che alcune contengono molecole organiche.

Anche prima che Perseverance atterrasse su Marte, il team scientifico della missione si era interrogato sull’origine delle rocce nell’area. Erano sedimentarie – ovvero l’accumulo compresso di particelle minerali eventualmente trasportate in quel luogo da un antico sistema fluviale? O invece magmatiche, forse nati da colate laviche risalite in superficie da un vulcano marziano ormai estinto da tempo?

E grazie allo strumento PIXL – il Planetary Instrument for X-ray Lithochemistry che utilizza la fluorescenza a raggi X per mappare la composizione elementare delle rocce – lo studio dei cristalli all’interno di una roccia dell’area soprannominata South Séítah, effettuato lo scorso 12 novembre, ha dato importanti conferme.

Sperone roccioso su Marte grazie a Perseverance
Foto di uno sperone roccioso nell’unità geologica “Séítah” del cratere Jezero. Credits: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS

I dati PIXL hanno mostrato che la roccia, soprannominata “Brac”, è composta da un’insolita abbondanza di grandi cristalli di olivina inglobati in cristalli di pirosseno. Questo indica che la roccia si è formata quando i cristalli sono cresciuti e si sono depositati in un magma che si è raffreddato lentamente, ad esempio in uno flusso di lava molto spesso, in un lago di lava o in una camera magmatica. La roccia è stata poi modificata più volte dall’acqua, rendendola un tesoro che consentirà ai futuri scienziati di datare gli eventi di Jezero, comprendere meglio il periodo in cui l’acqua era più comune sulla sua superficie e rivelare la storia antica del pianeta. 

Resta ancora da determinare se questa roccia ricca di olivina si sia formata in un denso lago di lava raffreddandosi in superficie o in una camera sotterranea che è stata successivamente esposta dall’erosione, ma queste risposte arriveranno in futuro grazie alla campagna del Mars Sample Return in cui si prevede di riportare sulla Terra questi campioni raccolti per studiarli in modo approfondito con strumenti che non è possibile inviare su Marte.

MOLECOLE ORGANICHE

Un’altra grande notizia è la scoperta di composti organici da parte dello strumento SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals). Le molecole contenenti carbonio non si trovano solo all’interno delle rocce abrase analizzate da SHERLOC, ma anche nella polvere su roccia non abrasa. La presenza di molecole organiche non è però una conferma che una volta esistesse la vita su Jezero che ci ha lasciato firme biologiche, esistono infatti meccanismi biologici e non biologici che possono creare queste sostanze organiche.

Anche Curiosity ha scoperto sostanze organiche nel suo sito di atterraggio, all’interno del cratere Gale, però quello che SHERLOC aggiunge è la sua capacità di mappare la distribuzione spaziale delle sostanze organiche all’interno delle rocce e mettere in relazione queste sostanze organiche con i minerali trovati in loco. E questo ci aiuta a capire l’ambiente in cui si sono formate le sostanze organiche a cui seguiranno necessarie analisi per determinare il metodo di produzione delle sostanze organiche identificate.

La conservazione di sostanze organiche all’interno di rocce antiche – indipendentemente dall’origine – sia a Gale che a Jezero Craters significa che anche le potenziali biofirme (segni di vita, passate o presenti) potrebbero essere ancora oggi preservate.

Perseverance, Marte
Questo grafico mostra l’ingresso di Perseverance in “Séítah” sia da una prospettiva orbitale che sotto la superficie. L’immagine inferiore è un “radargramma” del sottosuolo dello strumento RIMFAX, le linee rosse indicano le caratteristiche del sottosuolo di collegamento agli affioramenti rocciosi resistenti all’erosione visibili sopra la superficie. Credits: NASA/JPL-Caltech/Università dell’Arizona/USGS/FFI

IL “RADARGRAMMA”

Insieme alle sue capacità di campionamento del nucleo roccioso, Perseverance ha trasportato sul pianeta il primo radar in grado di penetrare nella superficie di Marte. Il RIMFAX (Radar Imager for Mars’ Subsurface Experiment) crea un “radargramma” delle caratteristiche del sottosuolo fino a circa 10 metri di profondità e i dati di questo primo radargramma sono stati raccolti mentre il rover attraversava un crinale passando dalla unità geologica chiamata “Crater Floor Fractured Rough” a quella della Séítah.

Il crinale ha più formazioni rocciose con una visibile inclinazione verso il basso. Con i dati RIMFAX, gli scienziati di Perseverance ora sanno che questi strati rocciosi continuano con lo stesso angolo ben al di sotto della superficie. Il radargramma ha mostrato anche gli strati rocciosi di Séítah al di sotto di quelli di Crater Floor Fractured Rough. Questi risultati confermano le convinzioni del team scientifico che la creazione della Séítah abbia preceduto la Crater Floor Fractured Rough. La capacità di osservare le caratteristiche geologiche sotto la superficie aggiunge così una nuova dimensione alle capacità di mappatura geologica di Marte.

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