Anche se si fosse sviluppata su ogni pianeta che possa sostenerla, la materia vivente nell’universo ammonterebbe a pochi granelli di sabbia in un deserto.

Non c’è dubbio che le prime foto del telescopio spaziale James Webb ci abbiano incantato. Filamenti di galassie, nebulose, resti di stelle esplose. Una parte importante della missione Webb è la ricerca della vita in altre parti dell’universo. Il telescopio lo fa analizzando la luce delle stelle che passa attraverso le atmosfere di pianeti lontani. D’altronde ogni molecola (ossigeno, anidride carbonica) lascia impronte rivelatrici sulla luce che attraversa e alcune di queste molecole possono realmente dirci se ci sono forme di vita in qualche altro pianeta dell’universo.

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La nebulosa Helix. Credit: Daniele Gasparri

La vita nell’universo è rara

Considerando che ci sono miliardi di pianeti nella nostra galassia e miliardi di galassie nell’universo osservabile, è improbabile che il nostro sia l’unico habitat in cui si è sviluppata la vita. Trovare prove dell’esistenza di una qualche civiltà avrebbe un profondo impatto emotivo sugli esseri umani. Saremmo perfino costretti a riconsiderare alcune delle nostre convinzioni fondamentali sulla vita.

In effetti, recenti ricerche suggeriscono che la vita nell’universo è rara. Utilizzando i risultati del satellite Kepler per stimare la frazione di stelle con possibili pianeti abitabili, un editorialista del The Atlantic ha calcolato che, anche se tutti questi mondi ospitassero la vita, la frazione di materia vivente nell’universo sarebbe estremamente piccola. Come pochi granelli di sabbia in un deserto.

Negli anni ’70 il fisico Brandon Carter fece notare che se la forza nucleare che tiene insieme i nuclei degli atomi fosse stata più debole, non si sarebbero formati atomi complessi. Al contrario, se fosse stata un po’ più forte, tutto l’idrogeno dell’universo primordiale si sarebbe fuso in elio e, senza l’idrogeno, l’acqua non esisterebbe. Stessa cosa, se l’energia oscura che riempie il cosmo fosse un po’ più forte, l’universo si sarebbe espanso così rapidamente che la materia non avrebbe potuto unirsi per formare stelle, pianeti, etc. Un valore leggermente inferiore di energia oscura, invece, avrebbe fatto collassare l’universo così rapidamente che nemmeno le stelle avrebbero avuto il tempo di formarsi.

Siamo un caso raro, insomma, almeno per ora. Riusciremo mai a rispondere alla fatidica domanda: c’è vita nell’universo, oltre alla nostra? Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!

Riferimenti: The Atlantic