Anche se si fosse sviluppata su ogni pianeta che possa sostenerla, la materia vivente nell’universo ammonterebbe a pochi granelli di sabbia in un deserto.
Non c’è dubbio che le prime foto del telescopio spaziale James Webb ci abbiano incantato. Filamenti di galassie, nebulose, resti di stelle esplose. Una parte importante della missione Webb è la ricerca della vita in altre parti dell’universo. Il telescopio lo fa analizzando la luce delle stelle che passa attraverso le atmosfere di pianeti lontani. D’altronde ogni molecola (ossigeno, anidride carbonica) lascia impronte rivelatrici sulla luce che attraversa e alcune di queste molecole possono realmente dirci se ci sono forme di vita in qualche altro pianeta dell’universo.
La vita nell’universo è rara
Considerando che ci sono miliardi di pianeti nella nostra galassia e miliardi di galassie nell’universo osservabile, è improbabile che il nostro sia l’unico habitat in cui si è sviluppata la vita. Trovare prove dell’esistenza di una qualche civiltà avrebbe un profondo impatto emotivo sugli esseri umani. Saremmo perfino costretti a riconsiderare alcune delle nostre convinzioni fondamentali sulla vita.
In effetti, recenti ricerche suggeriscono che la vita nell’universo è rara. Utilizzando i risultati del satellite Kepler per stimare la frazione di stelle con possibili pianeti abitabili, un editorialista del The Atlantic ha calcolato che, anche se tutti questi mondi ospitassero la vita, la frazione di materia vivente nell’universo sarebbe estremamente piccola. Come pochi granelli di sabbia in un deserto.
Negli anni ’70 il fisico Brandon Carter fece notare che se la forza nucleare che tiene insieme i nuclei degli atomi fosse stata più debole, non si sarebbero formati atomi complessi. Al contrario, se fosse stata un po’ più forte, tutto l’idrogeno dell’universo primordiale si sarebbe fuso in elio e, senza l’idrogeno, l’acqua non esisterebbe. Stessa cosa, se l’energia oscura che riempie il cosmo fosse un po’ più forte, l’universo si sarebbe espanso così rapidamente che la materia non avrebbe potuto unirsi per formare stelle, pianeti, etc. Un valore leggermente inferiore di energia oscura, invece, avrebbe fatto collassare l’universo così rapidamente che nemmeno le stelle avrebbero avuto il tempo di formarsi.
Siamo un caso raro, insomma, almeno per ora. Riusciremo mai a rispondere alla fatidica domanda: c’è vita nell’universo, oltre alla nostra? Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!
Riferimenti: The Atlantic
Detto che l’universo è talmente vasto che è improbabile non vi siano altre(oltre la nostra)combinazioni ambientali tali da permettere lo sviluppo della vita,anche in forme complesse e magari in grado di uno sviluppo tecnologico,se queste si trovano al di fuori della nostra galassia,per noi poco importa.Mai potremmo saperlo.Diverso sarebbe se una o più civiltà tecnologicamente avanzate si fossero sviluppate e fossero attualmente attive nella ns galassia.Almeno con quelle a livello teorico potremmo avere in un futuro anche lontano possibilità di interagire.
Ci sono sicuramente altre forme di vita, MA quante di queste forme di vita si sono sviluppate in modo tale da generare una civiltà tecnologica? E quante di queste civiltà tecnologiche sono contemporanee alla nostra civilità? Parliamo davvero di probabilità molto basse.
Se consideriamo la scoperta della piu’ antica galassia dell’universo osservabile, che si trova ad una distanza di 13,5 miliardi di anni luce , se in questa galassia si fosse sviluppata una stella simile al sole con un pianeta abitabile nella sua orbita, potrebbe esistere la vita molti miliardi di anni prima di quella terrestre, infatti se la terra si è formata 4 miliardi di anni fa, il pianeta ipotetico nella galassia lontana 9,5 miliardi di anni prima….se si fosse sviluppata una civilta’ intelligente, questa avrebbe un livello di tecnologia inimmaginabile….