I dati del satellite Cryosat-2 dell’ESA hanno rivelato 85 laghi sepolti sotto i ghiacci dell’Antartide.

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Grazie ai dati satellitari, gli scienziati hanno identificato 85 laghi nascosti sotto il ghiaccio dell’Antartide. I laghi scoperti sono “attivi”, il che significa che periodicamente drenano e si ricaricano, cambiando forma e dimensioni nel corso di mesi e anni. Questa attività subglaciale influenza la stabilità dei ghiacciai e il loro movimento sulla roccia antartica, che a sua volta potrebbe avere un impatto sull’innalzamento del livello dei mari.

Cosa sappiamo di questi laghi subglaciali

Questa mappa mostra gli 85 laghi recentemente identificati. I triangoli rossi indicano i laghi subglaciali attivi scoperti, mentre i triangoli rosa più piccoli indicano quelli già rilevati in precedenza. I cerchi grigi indicano i laghi subglaciali già noti. Crediti: ESA.

I laghi subglaciali sono pozze d’acqua che si formano quando il calore geotermico che proviene dall’interno della Terra sale alla base di una calotta glaciale. I laghi subglaciali a volte possono drenare, creando un flusso d’acqua che lubrifica il fondo della calotta glaciale e lo aiuta a scivolare sulla roccia, accelerando il movimento del ghiaccio verso l’oceano.

Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati registrati tra il 2010 e il 2020 dal satellite Cryosat-2 dell’ESA, che misura le variazioni dello spessore del ghiaccio marino, dei ghiacciai e delle calotte glaciali in tutto il mondo. Cryosat-2 trasporta un altimetro radar in grado di rilevare piccoli cambiamenti nell’altezza del ghiaccio.

L’Antartide sta affondando

I dati hanno mostrato decine di punti in cui la calotta glaciale antartica si abbassa o si solleva leggermente, a causa dello svuotamento e del riempimento dei laghi nascosti sotto il ghiaccio. Le osservazioni hanno anche mostrato 25 ammassi di laghi e cinque reti lacustri subglaciali mai viste prima con cicli interconnessi di drenaggio e riempimento, hanno scritto i ricercatori nello studio, che è stato pubblicato il 19 settembre sulla rivista Nature Communications.

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