Una nuova mappa che descrive in dettaglio le anomalie gravitazionali su Marte ha rivelato 20 macchie misteriosamente dense, tra cui una massa a forma di cane, sepolte sotto il polo nord del pianeta rosso. E i ricercatori non hanno un’idea chiara da dove provengano.

Decine di macchie misteriosamente dense, tra cui una sorprendente struttura a forma di cagnolino, si nascondono sotto un antico fondale marino che circonda il polo nord di Marte. Lo ha rivelato una nuova “mappa gravitazionale” del Pianeta Rosso, di cui vi abbiamo parlato in un precedente articolo. Il primo atlante del suo genere conferma anche una recente scoperta sulla montagna più alta di Marte, che potrebbe aiutare a svelare segreti sul passato e il presente vulcanico del pianeta rosso.

Cosa rivela la nuova mappa di Marte

Le macchie superdense presentano forme e dimensioni che gli scienziati al momento non riescono a spiegare. Crediti: Root et al.

In un nuovo studio, i ricercatori hanno creato la prima vera mappa globale della densità di Marte, combinando i dati sulla crosta del pianeta raccolti dal lander InSight della NASA con le registrazioni delle fluttuazioni nelle orbite dei satelliti, come il Mars Reconnaissance Orbiter della NASA e il Mars Express dell’Agenzia spaziale europea.

Le caratteristiche più evidenti nella nuova mappa erano 20 strutture sotterranee nel Borealis Basin nell’emisfero settentrionale di Marte, un antico fondale marino più di 3 miliardi di anni fa. Queste “bolle” hanno una gamma di forme e dimensioni davvero strane, tra cui una che “ricorda un cane”, e hanno densità tra 300 e 400 chilogrammi per metro cubo superiori al terreno circostante.

Cosa sono le misteriose “macchie”

Tuttavia, al momento non è chiaro cosa siano queste macchie, perché siano così dense o come si siano formate. “Queste strutture dense potrebbero essere di origine vulcanica o potrebbero essere materiale compattato a causa di antichi impatti (di meteoriti, ndr)”, ha spiegato l’autore principale dello studio Bart Root, uno scienziato della Delft University of Technology nei Paesi Bassi. E “sembra che non ce ne sia traccia in superficie”, ha aggiunto. Il team ha presentato i risultati delle sue ricerche all’Europlanet Science Congress, tenutosi a Berlino dall’8 al 13 settembre.

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