Cosa c’è ai confini dell’universo osservabile? Esiste un modo per vedere fino a quelle remote regioni lontane nello spazio e nel tempo? E se sì, cosa troveremmo? Queste sono domande che almeno una volta sono frullate nella testa di molti di noi.  

Oggi, con il progresso della tecnologia e della scienza, gli astronomi sono riusciti a osservare oggetti che esistevano quando l’universo era praticamente appena nato. Si tratta tuttavia di singole immagini, che comprendono una piccola e limitata regione di spazio all’interno della quale l’oggetto, ad esempio un lontanissimo quasar o una galassia primitiva, è stato osservato. Quello che gli scienziati hanno recentemente messo in piedi è invece una vera e propria mappa dell’universo osservabile, costituita da dati osservativi reali, che partendo dalla nostra galassia raggiungono i confini di quello che può essere visto. 

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La creazione di questa straordinaria mappa è stata possibile grazie allo Sloan Digital Sky Survey, una delle più grandi e dettagliate indagini astronomiche che siano mai esistite, che ha l’obiettivo di ampliare la nostra comprensione dell’evoluzione e della struttura a grande scala dell’universo. Questa indagine, che raccoglie dati da ormai più di 20 anni, utilizza un telescopio ottico grandangolare da 2,5 metri di apertura, situato presso l’osservatorio di Apache Point, New Mexico, Stati Uniti, e da qualche tempo conta anche sull’ausilio di altri telescopi. Dal suo avvio, nel 2000, ha osservato centinaia di migliaia tra galassie e quasar di ogni epoca. 

Quindi, tornando alla nostra domanda iniziale, cosa potremmo vedere se attraversassimo le epoche dell’universo, fino ad arrivare all’inizio dei tempi? Beh, questa è la mappa, consultabile online gratuitamente da tutti, e i dati parlano chiaro: vedremmo galassie, galassie, galassie e poi i quasar, enormi buchi neri situati al centro di galassie molto distanti, che accumulando materia circostante diventano estremamente luminosi e possono essere visti in tutto l’universo.   

La mappa comprende solo uno spicchio dell’indagine totale, che però ci restituisce una fedele visione di com’è fatto l’universo in media. Questo spicchio comprende infatti circa 200mila galassie e quasar fino a un tempo di osservazione di 12 miliardi di anni e un redshift cosmologico di 5. Quasi ogni punto nella parte inferiore dell’illustrazione rappresenta una galassia, con il rossore che indica redshift e distanza crescenti. Allo stesso modo, quasi ogni punto nella parte superiore rappresenta un quasar distante, con i punti colorati in blu che sono più vicini di quelli rossi. Così appare, in media, lo spazio profondo.  

Crediti: B. Ménard & N. Shtarkman; Data: SDSSPlanckJHUSloanNASAESA

Dopo gli ultimi distantissimi quasar visibili, incontriamo un’epoca in cui l’Universo è pieno di idrogeno gassoso che impedisce la propagazione della luce visibile che potremmo osservare oggi. Quest’epoca è chiamata “età oscura”. Dopo quest’epoca oscura troviamo un’immagine reale del primo bagliore di luce emesso subito dopo il big bang, circa 13,7 miliardi di anni fa. Questa luce è stata allungata dall’espansione dell’Universo e arriva a noi sotto forma di onde radio. È chiamata fondo cosmico a microonde

Fonte: https://apod.nasa.gov/apod/ap230705.html, https://mapoftheuniverse.net/