Analisi e considerazioni del volo di ieri della New Shepard di Blue Origin in particolare su Mary Wallace “Wally” Funk

Come avrete letto o sentito, poche ore fa il fondatore di Amazon Jeff Bezos è decollato per un viaggio di 10 minuti e 18 secondi. Destinazione: spazio. O meglio – a voler fare i pignoli – destinazione: linea di Kármán, ovvero la linea immaginaria ad una quota di 100 chilometri sopra il livello del mare che convenzionalmente delimita il confine tra l’atmosfera terrestre e lo spazio. A dirla tutta, per stare tranquilli, i chilometri di quota raggiunti dalla navetta sono stati 107. Sai mai che poi qualcuno arrivi a dire che non sei stato davvero nello spazio, come l’altro miliardario Richard Branson che l’11 luglio con il suo volo Virgin Galactic ha sì battuto Bezos di 9 giorni, ma si è fermato a poco più di 86 km.Bezos, invece non voleva polemiche: voleva il volo perfetto. Anche perché ha un ego che in confronto Briatore è un francescano.Ha deciso di partire oggi, il giorno del 52esimo anniversario dell’allunaggio di Apollo 11. Che, lo specifico perché non si sa mai, è realmente avvenuto il 20 luglio del 1969. Ha deciso di partire a bordo di un razzo della sua compagnia spaziale fondata nel 2000, la Blue Origin, chiamato New Shepard. Un nome scelto per ricordare Alan Shepard, primo essere umano statunitense ad andare nello spazio (il primo astronauta USA, per me, rimane lo scimpanzé Ham). Certo, Alan Shepard il 5 maggio 1961 volò per 15 minuti e 22 secondi fino ad una quota di oltre 187 km, ma intanto il suo razzo non era riutilizzabile, anzi esplodeva la maggior parte delle volte che veniva acceso e – soprattutto – Shepard viaggiava da solo. E il peso, nello spazio, è importantissimo (motivo per cui col cavolo che faccio le selezioni astronauta, che poi se ingrasso di un chilo durante l’abbuffata pre-missione mi fucilano).

Jeff Bezos vola nello spazio con Blue Origin. Credit: Blue Origin

L’equipaggio

Nella capsula del volo Blue Origin NS-16 che si è staccata dal suolo della base di Van Horn, in Texas, oggi c’erano 4 persone. Una era ovviamente Jeff Bezos, 57 anni, genio, miliardario, playboy, filantropo…L’altra era il fratello Mark, 6 anni più giovane, esperto di comunicazione e marketing.Il terzo passeggero era lo studente olandese 17enne Oliver Daemen. Le sue credenziali? Ad essere cattivi, due: avere più terga che anima ed essere figlio del miliardario Joes Daemen, fondatore e CEO del fondo speculativo Somerset Capital Partners. Il posto di Oliver, in realtà, era stato messo all’asta un mesetto fa: ad aggiudicarselo, battendo circa 7500 persone, uno sconosciuto disposto a spendere 28 milioni di dollari. Solo che, a quanto pare, questa persona ha dato forfait all’ultimo perché “aveva un altro impegno…”. Gli sarà affondata la flotta di yacht con cui stava andando alla conquista dell’isola Hans, o avrà lasciato il gas acceso nella sua piattaforma di estrazione. Il babbo di Oliver ha quindi trovato un’offerta last minute per spedire in vacanza il figlio, che compirà 18 anni fra un mese. Certo, è stata una vacanza breve, ma che lo ha reso l’astronauta più giovane della storia. Però non è tutto oro colato, per Oliver: ha faticato e se l’è conquistato il suo volo, eh. Si è dovuto addestrare: 14 ore, lo scorso weekend. La persona più importante dei 4 passeggeri, però, è secondo me la quarta: Mary Wallace “Wally” Funk.

Blue Origin
Mary Wallace “Wally” Funk. Credit: Blue Origin

Wally è una pilota. A 22 anni è stata selezionata assieme ad altre 12 colleghe con almeno 1000 ore di volo per diventare astronauta. Lei e le altre pilote sono state sottoposte alla stessa batteria di test fisici, psicologici e di simulazione spaziale affrontati dai piloti uomini. Alcune di loro hanno ottenuto anche risultati migliori dei maschietti. Nessuna di loro, però, è mai divenuta astronauta. Perché? Perché la selezione delle cosiddette “Mercury 13” avvenne fra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60. Epoca in cui la NASA si dichiarò assolutamente non interessata a far volare astronaute donne. L’agenzia manterrà questa linea per oltre due decenni, visto che la prima astronauta statunitense sarà Sally Ride, nel 1983. Una delle scuse dell’epoca fu che non sapevano come far fare pipì ad una donna, nello spazio: sulla Luna ci si può arrivare, ma non parlateci di far urinare una donna in assenza di peso! Ad ogni modo, dopo la prima porta in faccia presa dalla NASA, Wally ha fatto domanda ogni volta che si aprivano le selezioni per nuovi astronauti. È sempre stata scartata. L’ultima volta la scusa fu che non aveva una laurea in ingegneria. Posto che per me questa è una roba che fa guadagnare punti, durante una selezione, alla NASA si erano evidentemente dimenticati che diversi astronauti non erano laureati.Wally ha però continuato la sua carriera come pilota, divenendo anche la prima donna a ricoprire la posizione di ispettore della General Aviation Administration e la prima a fare parte del National Transportation Safety Board. Una decina di anni fa si era comperata un biglietto per un volo suborbitale con la Virgin Galactic, quando si credeva che il turismo sarebbe cominciato a brevissimo. Invece niente.

Il volo

Alla fine, a portarla nello spazio, non è stato Richard Branson ma il concorrente Jeff Bezos, che forse consigliato dal fratello esperto di marketing e comunicazione le ha regalato il biglietto per il quarto posto sul volo di oggi.Oggi, a 82 anni e con 60 anni di ritardo, alla faccia della NASA, Wally Funk è diventata astronauta. Per la precisione, la più anziana della storia. E, quando è uscita dalla capsula, invece che abbandonarsi ad un comunque rispettabilissimo e comprensibilissimo gesto dell’ombrello verso chi le aveva negato questa soddisfazione per decenni, ha deciso di esultare con la gioia di una bambina a cui hanno appena comprato il più grande zucchero filato che si sia mai visto.Quindi bravo Jeff, bravo Mark, te possino Oliver, ma è Wally Funk il motivo per cui va ricordato il volo di oggi. Perché Wally ci ha dimostrato che, con caparbia e testardaggine, si può raggiungere un obiettivo ambizioso anche dopo una vita intera, nonostante i pregiudizi e gli ostacoli. E mi ha dimostrato che ho quasi 5 decenni di tempo, per raggiungere il mio: la dieta ed il peso forma. Grazie Wally, solo per te stasera mangerò una feta fritta.

Articolo redatto dall’astrofisico Luca Perri. Trovate i suoi bellissimi libri disponibili al seguente link: https://amzn.to/3iroZKU

Immagine di copertina credit Blue Origin

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