Un viaggio nel Tempo alla scoperta di una disciplina giovane, ma forse nemmeno così tanto: l’astrobiologia

Democrito, Epicuro e altre storie.

Spesso quando sentiamo parlare di Astrobiologia, la prima cosa a cui pensiamo è che una disciplina tanto complessa, che si pone un obiettivo altrettanto complesso e che si basa su studi ancora più complessi, sia relativamente giovane. La verità, invece, è sconvolgente: l’astrobiologia, in senso lato, è vecchia almeno quanto l’uomo o, ad essere precisi, quanto i filosofi greci! L’idea che possano esistere altri mondi simili alla Terra ed abitati, risale già al pensiero di Democrito ( filosofo greco vissuto tra il 430 a.C. e il 370 a.C.) secondo il quale ogni cosa nell’universo parrebbe essere costituita da particelle elementari che egli stesso definì: “atomi“. Sebbene non parlasse esplicitamente di altri mondi, Democrito fu da ispirazione ad un altro celebre filosofo greco: Epicuro (341-270 a.C.), il quale riteneva che un infinito numero di atomi, legandosi fra loro, potesse formare infiniti mondi. Non tutti, però, la pensavano allo stesso modo, Aristotele, (384-322 a.C.) ad esempio, negava la possibile esistenza di altri mondi perché in contrasto con quanto osservato nel quotidiano, ovvero, che tutti gli elementi naturali si muovono verso un centro del moto. Se fossero esistiti altri mondi oltre la Terra, allora acqua, fuoco, aria e terra si sarebbero dovuti spostare verso diversi centri del moto. Ma Epicuro piace e circa due secoli dopo, Lucrezio (I sec. a.C.) nel ” De Rerum Natura” riprendendo Epicuro scrive che, come il cosmo è fatto di atomi immutabili ed eterni che unendosi e disgregandosi plasmano le cose, allora anche la Vita deve essere fatta di atomi e perciò deve esistere in tutto l’Universo.

Da sinistra verso destra: Democrito, Epicuro e Aristotele
Da sinistra verso destra: Democrito, Epicuro ed Aristotele

Aristotele docet…ma non troppo!

Sebbene il pensiero di Aristotele per circa due millenni abbia avuto la meglio, qualche voce fuori dal coro non è mancata. Tra questi è doveroso ricordare un visionario delle scienze: Giordano Bruno (monaco domenicano, filosofo, teologo e,passatemi il termine, cosmologo 1548-1600). Nella sua opera, “De l’Infinito, Universi e Mondi“, Bruno scrive che l’infinità delle cose che sono presenti nel cosmo sono la massima manifestazione della grandezza divina e della perfezione della natura perciò se esiste la Vita e la Terra allora devono necessariamente esistere altri numerosissimi mondi. A Bruno, purtroppo però, le cose andarono male e le sue affermazioni lo portarono al rogo.

Giordano Bruno statua in bronzo
Scultura bronzea di Giordano Bruno di Ettore Ferrari (1845-1929), Campo de ‘Fiori, Roma.
Il metodo scientifico e il problema della Vita su e oltre la Terra.

Con il metodo scientifico introdotto da G. Galilei (1564-1642) le cose cambiarono e molte “menti illuminate” cominciarono a discutere della possibile esistenza di mondi, oltre la Terra, capaci di ospitare la Vita. Ma la questione presto si complicò: con le nuove scoperte divenne impossibile separare il problema della ricerca di nuovi mondi abitati dalla comprensione di come la Vita abbia avuto origine sulla Terra, potendo così capire se questa è replicabile nell’universo o se è solo una prerogativa di lusso del nostro pianeta. La teoria darwiniana di una Vita che da semplice cellula può evolversi sino all’uomo tramite processi di selezione naturale è una pietra miliare di questo concetto, ovvero, la Vita può esistere anche in altri mondi. Negli stessi anni Pasteur ( 1822-1895) dimostra che la Vita non può generarsi dal nulla ma solo da altra Vita e che quindi questa è giunta sulla Terra da altri luoghi. Viene così introdotto il concetto di “Pan-spermia” secondo il quale la Vita raggiunge un pianeta mediante contaminazione da parte di altri corpi celesti come le comete. Il biologo inglese Haldane (1892-1964), di contro, ritiene che la Vita possa essere frutto di combinazioni di processi chimici e non un fatto speciale. Gli anni passano e le due ipotesi continuano a contendersi la scena e nomi celebri come quello del biologo F. Crick ( co-scopritore della struttura del DNA) si schierano a favore dell’una o dell’altra ipotesi; nello specifico il padre del DNA ritiene che la Vita abbia avuto origine aldilà della Terra e la prova di ciò sarebbe la totale inutilità per la Vita di molte sostanze che, invece, abbondano sul nostro pianeta, di contro la presenza negli organismi viventi di sostanze come il molibdeno, estremamente rare sulla Terra. L’avvento della biochimica, tuttavia, e le più recenti scoperte scientifiche che dimostrano la possibilità di formazione di precursori della vita fra le polveri stellari mantengono ancora alta l’asta del dibattito. Chi avrà ragione?

Da sinistra verso destra: C. Darwin, L. Pasteur, J.S. Haldane  e F. Crick
Da sinistra verso destra: C. Darwin, L. Pasteur, J.S. Haldane e F. Crick
L’Astrobiologia giusto ieri

Di tempo ne è trascorso dalla prima ipotesi di Democrito eppure, sebbene l’astrobiologia sia inconsciamente sempre stata protagonista silente della scienza, il termine astrobiologia, o meglio il suo sinonimo esobiologia, compare per la prima volta solo nel 1960 quando il premio Nobel per la medicina J. Lederberg sulla rivista“Science” pubblica un articolo dal titolo: “Exobiology: Approaches to Life beyond the Earth” nel quale vengono discussi diversi problemi come ad esempio: quali sono le molecole e gli elementi indispensabili allo sviluppo della Vita, quali i limiti ambientali che ne consentono lo sviluppo e la sopravvivenza? Ed in ultimo, che cos’è la Vita, può esistere davvero oltre la Terra?

J. Lederberg premio Nobel per la medicina
J. Lederberg premio Nobel per la medicina
L’astrobiologia oggi.

Ad oggi quando parliamo di Astrobiologia ci riferiamo a quella disciplina che studia l’insieme di tutti i processi chimici e fisici che sono correlati allo sviluppo della Vita in contesti planetari e nell’Universo tutto. L’astrobiologia ha compiuti passi da gigante da quando, nel lontano 1979, acquisì dignità scientifica durante il congresso dell IUA a Montreal. Molti sono gli organi ad oggi attivi nella ricerca astrobiologica: NASA, EANA, SIA ed altri; altrettanti sono i risultati ottenuti la cui valenza non si limita alla sola e mera conoscenza dell’ignoto ma apporta un importante e significativo contributo anche in altri ambiti come, ad esempio, la medicina. Grazie a molti esperimenti di astrobiologia, infatti, stiamo scoprendo tanto del nostro corpo che ci era del tutto ignoto. Insomma, l’Astrobiologia è la scienza della Vita, della sua origine, è la scienza dell’uomo, l’unica forse, capace, un giorno, di rispondere alle grandi domande dell’umanità: Chi siamo e da dove veniamo?

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