Professore di astronomia e astrofisica all’Università di “Tor Vergata”, con quasi 160mila followers su Youtube, Amedeo Balbi ha di recente vinto il premio “Asimov” per la divulgazione scientifica con il suo libro “L’ultimo orizzonte”. Ecco cosa ci ha raccontato.

Se mai dovesse capitarvi di cercare su Youtube una spiegazione esaustiva, chiara e completa della teoria della relatività o se voleste conoscere ciò che c’è dietro film di fantascienza del calibro di “Interstellar” o “The Martian”, ecco che vi imbattereste in uno dei video di Amedeo Balbi, astrofisico, divulgatore scientifico e professore di astronomia e astrofisica all’Università “Tor Vergata” di Roma.

Amedeo Balbi in uno dei suoi video. Credit: Youtube.

I social, la passione per l’astronomia e la divulgazione scientifica

Quello che mi ha più colpito, quando ho scoperto il canale Youtube del professor Amedeo Balbi (che oggi conta quasi 160mila iscritti) è la sua grande passione per la scienza e il suo tono pacato ed equilibrato nello spiegare argomenti talvolta molto complicati, per la maggior parte delle persone. Lo abbiamo incontrato per un’intervista, attraverso la quale gli abbiamo chiesto anche com’è il suo rapporto con i social.

Ecco l’intervista integrale.

Abbiamo già avuto modo di ospitarti nel corso di una delle nostre dirette su “Passione astronomia”, ma oggi vorrei soffermarmi con te sulla tua “vita social”, piuttosto che su quella accademica. Una delle cose che si evince, non appena ti si ascolta nei tuoi video, è la grande semplicità e chiarezza con cui spieghi argomenti talvolta molto difficili. Quanto è importante usare le parole più semplici possibili per far capire determinate cose a chi le studia, ma anche a chi le cerca online per semplice passione?

Se si fa divulgazione scientifica, credo sia indispensabile una grande attenzione al linguaggio. Bisogna trovare un equilibrio tra semplicità e rigore, e non è un compito facile. Il mio sforzo continuo è di non trovare soluzioni “sciatte”, che banalizzino troppo, ma allo stesso tempo non usare un linguaggio incomprensibile. Non bisogna aver paura dei termini tecnici, anzi credo che siano spesso indispensabili: ma vanno sempre spiegati, senza dare nulla per scontato. Insomma, bisogna essere una guida per chi ascolta: non trattare le persone da stupide ma
accompagnarle lungo il cammino, considerandole dei compagni di viaggio.

Possiamo dire che Youtube è il social network principale sul quale si concentrano i tuoi “sforzi” online. Perché un professore universitario inizia a divulgare scienza su Youtube durante una pandemia globale? È una bella novità, lo sottolineo perché spesso le video-lezioni possono apparire lente e noiose alla maggior parte dei giovani.

In realtà io faccio divulgazione in varie forme da almeno quindici anni, ma in effetti la cosa del canale YouTube è recente. È stato, all’inizio, un tentativo, proprio per allargare lo spettro dei linguaggi e delle forme che avevo sperimentato in passato. Una regola che mi sono dato fin dall’inizio è di non fare nulla di diverso da quello che farei parlando con una persona davanti a me nella stessa stanza: uno studente, un amico, un parente. Non ho cercato di fare lo spiritoso, o l’intrattenitore, o il polemista, perché non sarei capace e non è il mio mestiere. Io sono, appunto, un professore, e quello che so fare (o spero di saper fare) è spiegare argomenti scientifici in modo comprensibile. Mi sono accorto (ed è stata una sorpresa) che c’è molta gente che cerca su YouTube proprio contenuti “educativi” di questo tipo, autorevoli ma colloquiali, che evidentemente non riesce a trovare altrove.

Ti occupi personalmente del taglio e montaggio di ogni tuo video? Quanto è importante creare un rapporto di fiducia con i tuoi followers, anche e soprattutto attraverso la creazione di un prodotto di qualità?

Sì, faccio tutto da solo. Scrivo, filmo e monto. Non ho una squadra alle spalle. Cerco di fare il meglio con i mezzi e con il tempo che ho, che purtroppo non è molto. Credo una qualità minima sia indispensabile, ma cerco di concentrarla sulle cose essenziali: l’audio, innanzitutto, qualche immagine o video di buona qualità che serva a chiarire i concetti esposti. Non credo che sia indispensabile chissà quale “effetto speciale”, anche se, avendo la possibilità, si potrebbero esplorare molte soluzioni. Ma non devono distrarre. Lo scopo vero è solo: farsi capire.

Hai di recente vinto il premio Asimov per la divulgazione scientifica con il tuo libro “L’ultimo orizzonte” (che si può acquistare qui) quanto hanno influito in passato i libri e in generale la lettura sul tuo percorso di studi e sulla tua vita professionale? E il cinema?

I libri sono stati essenziali. Francamente, la scrittura per me è il mezzo più congeniale per spiegare o raccontare qualcosa, perché posso controllare esattamente il risultato, costruendo una frase nel modo migliore e scegliendo i vocaboli più appropriati. I miei video, in effetti, sono molto “scritti”, anche se il linguaggio in quel caso deve riflettere quello parlato. Anche il cinema è una delle cose che mi piacciono di più, in assoluto. Forse i video sono un po’ un mezzo per mettere insieme queste due cose.

Chiudiamo con una notizia “fresca fresca”: l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti sarà la prima donna europea al comando della Stazione Spaziale Internazionale. Quanto può incidere la sua esperienza nelle future missioni Esa? Dai un consiglio alle giovani generazioni che si apprestano a iniziare i loro studi per diventare, chissà, un giorno, i primi uomini e donne a solcare la superficie di Marte.

Penso che sia una cosa straordinaria per molte ragioni, tra cui il fatto di essere un modello per le ragazze che pensano a una carriera scientifica o tecnica. Da parte mia non ho grandi consigli da dare, se non di impegnarsi molto e di non scoraggiarsi facilmente. Il segreto per fare bene qualunque cosa è semplicemente farla e rifarla, in continuazione, fino a farla diventare una seconda natura.

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L'ultimo orizzonte - Bookrepublic