Ambiente, poesia e attività estrattiva nel giorno dell’Earth Day

In occasione della Giornata della Terra che cade oggi 22 aprile pubblichiamo “Il cuore strappato alla natura”, poesia tratta dal libro “Un Vulcano di pensieri” del Geologo Antonio D’Anna, assai significativa che mette a confronto la natura e l’uomo. Un rapporto che spesso non è affatto equo e che vede l’uomo usurpare senza troppi scrupoli la Terra, la sua casa.

Tuttavia nell’epoca del Coronavirus, la natura, in tutte le sue forme, sta tornando a respirare ed al contempo sta tornando a riappropriarsi di quanto ingiustamente le è stato sottratto. Tornando al componimento, la natura prende la parola e redarguisce l’uomo che, per i propri interessi, “le ha strappato il cuore”, cuore rappresentato da una cava (per cava si intende un sito adibito ad attività estrattiva).

Il cuore strappato alla natura

C’era una volta

una cava di monte,

a mezzacosta,

gradonata.

Con alzate e pedate.

E fin qui niente di speciale.

Lungo il versante,

come Lei, ce n’erano tante.

Era la meno impattante

nel paesaggio circostante

perché la più piccola

di volumetria,

ma la più esclusiva

per la sua fisionomia.

Aveva la forma di un cuore.

Un cuore di calcare.

Per uno strano caso,

per uno scherzo del destino,

e grazie anche all’immaginazione,

tutte le volte che la fissavo,

sembrava prendere la parola

ed esclamare, forte,

al genere umano:

”Mi hai strappato il cuore

per i tuoi scopi

e per il tuo benessere”.

Io incredulo ascoltavo.

Lei continuava.

“Io non ho opposto resistenza alcuna,

sono generosa,

sono la Natura!

Ma dopo che hai estratto roccia a dismisura,

mi vuoi tutelare?!?

Potresti quantomeno minimizzare

l’ingente orrore inferto nel mio cuore”.

Come darle torto?!!

È passato del tempo

e l’attività estrattiva è proseguita.

Spedita.

Nella parte apicale

si continua a cavare.

E non è rimasta alcuna traccia

del cuore di calcare.

Eppure non era inanimato.

Aveva un significato.

Il cuore di pietra è dentro l’uomo,

avido,

incurante,

prepotente,

che strappa alla natura,

clemente e paziente,

l’organo vitale.

Quella cava resterà per sempre

unica ed originale,

emblema dell’impatto paesaggistico – ambientale.

Non è normale.

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