La costellazione del Cavallino, nonostante la sua piccolezza e l’assenza di stelle luminose, è conosciuta fin dall’antichità ed era compresa tra le 48 costellazioni di Tolomeo

La costellazione del Cavallino è più grande solo della Croce del Sud, la quale però ospita ben quattro stelle brillanti. È una delle più sfuggenti della volta celeste, sia a causa delle sue ridotte dimensioni (72 gradi quadrati) sia per la scarsa brillantezza delle sue stelle principali (infatti nessuna supera la quarta magnitudine). Può essere individuata a partire dal Delfino, la cui forma caratteristica è facilmente distinguibile nei cieli estivi boreali, e spostandosi di una decina di gradi in direzione sud-est. La sua stella principale, Kitalpha, è di quarta magnitudine, mentre le altre stelle visibili ad occhio nudo sono quasi tutte di quinta e sesta. Il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra giugno e dicembre; la posizione della costellazione, molto prossima all’equatore celeste, fa sì che essa sia facilmente osservabile da tutte le aree popolate della Terra. 

La costellazione del Cavallino
La costellazione del Cavallino. Credit: Stellarium

Il mito del Cavallino

Questa costellazione è in pratica un’appendice del Delfino ma già gli antichi le avevano riconosciuto autonomia: la si trova nei cataloghi babilonesi e nella mitologia greca rappresenta il cavallo Celeris donato da Mercurio a Castore, famoso domatore di cavalli. Secondo la mitologia, la costellazione Cavallino nacque nel momento in cui Mercurio decise di donare a Castore, uno dei Dioscuri, un puledro per premiarlo per il suo modo di comportarsi e soprattutto per la fedeltà dimostrata, nel corso degli anni, alle diverse divinità. Questa fiducia nasceva dal fatto che Castore, insieme al fratello Polluce, si era contraddistinto in diverse battaglie. Castore era inoltre un ottimo pugile ed i suoi colpi erano impossibili da schivare: quando i nemici lo vedevano in battaglia, erano presi dal desiderio di scappare. Castore era anche un ottimo allevatore di cavalli e agricoltore e Mercurio decise di premiarlo offrendogli un puledro, simbolo di massima bellezza e soprattutto di riconoscenza da parte degli dei.

NGC 7015
La galassia NGC 7015 visibile nella costellazione del Cavallino.
Credit: Göran Nilsson & The Liverpool Telescope

Tuttavia Castore, in un certo momento della sua vita, decise di adottare un comportamento che non rese assolutamente felici le varie divinità: egli rapì, assieme al fratello, le promesse spose dei loro cugini, le cui nozze vennero approvate dalle divinità dell’Olimpo. Proprio per questo motivo Castore venne condannato ad una vita nell’Ade, in quanto egli decise di ribellarsi agli dei e di non pentirsi di averli offesi con il suo comportamento tutt’altro che corretto. Per tale motivo il puledro che Mercurio aveva deciso di regalargli gli venne sottratto ed entrò a far parte della costellazione che oggi tutti possono ammirare. Secondo il mito, infatti, durante il passaggio dell’animale dalla Terra al cielo, egli toccò diverse stelle che assunsero la forma che tutti oggi possono ammirare. Inoltre il mito narra che Polluce, in preda al dispiacere per la condanna al fratello, decise di seguire Castore nell’Ade ma egli visse trascorrendo un giorno nell’Olimpo ed uno nell’Ade, in quanto non voleva abbandonare il fratello ma, nello stesso tempo, non voleva di certo andare incontro a delle punizioni divine pesanti.

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