La NASA annuncia: nuovi studi mostrano che l’acqua è disponibile sulla superficie della Luna, un segno promettente per le future colonie lunari

Ormai pensavamo di esserci abituati, in questi mesi, alle sorprese con cui l’Universo è capace di stupirci. Eppure, ancora una volta, restiamo a bocca aperta difronte a questa nuova straordinaria scoperta: la presenza di depositi d’acqua sulla Luna utile anche come base per la creazione di carburante dalla scissione dell’acqua ottenendo idrogeno ed ossigeno.

L’attesa…

Circa una settimana fa, la NASA aveva lanciato improvvisamente una “bomba”: una conferenza pubblica per svelare una importantissima ed emozionate scoperta compiuta dall’osservatorio SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), circa la Luna, con risvolti significativi per le future missioni “Artemis” che riporteranno l’uomo e per la prima volta nella storia una donna, sul suolo lunare.

Il BOING 747 su cui è installato SOFIA
Il BOING 747 su cui è installato SOFIA
SOFIA
Il telescopio riflettore con un diametro di 2,5 m e compie osservazioni nella stratosfera ad altitudini di circa 12 km.

Per una settimana tutto tace, dalle mura dell’agenzia statunitense più famosa al mondo nulla trapela. Ma improvvisamente viene pubblicata sul sul sito ufficiale una foto ripresa da LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) che mostra i crateri “sempre bui” del nostro satellite. Un indizio? L’attesa cresce e l’emozione con essa, tante le speculazioni fino ad oggi.

Crateri lunari sempre ombreggiati ripresi da LRO

La Notizia

Finalmente l’attesa cessa. Più precisamente alle ore 17:00 (orario italiano) è arrivato il tanto atteso annuncio: La presenza di acqua sulla superficie lunare. Una notizia che ha dell’incredibile. Grazie al telescopio SOFIA è stato possibile osservare la presenza di acqua anche in quelle aree della luna illuminate dal sole dove si riteneva che l’acqua non potesse essere presente a causa della temperatura troppo alta. A quanto pare, c’è acqua in pieno giorno“.

Le osservazioni di SOFIA indicano molecole d’acqua incorporate in possibili strutture vitree, forse create dall’impatto di micro meteoriti, che consentono alle molecole di resistere all’esposizione alla luce solare. La quantità di acqua contenuta in queste perle vetrose è paragonabile a circa 600 milioni di tonnellate sparse sulla superficie della luna. Le “perle vetrose” sono state trovate in una regione latitudinale più vicina all’equatore, anche se non è probabile che sia un fenomeno globale.  SOFIA è un osservatorio aereo costruito da un 747 modificato che vola alto nella stratosfera, quindi il suo specchio da 2.5 metri può osservare oggetti nello spazio con il minimo disturbo prodotto dal vapore acqueo terrestre. Ciò è particolarmente utile per l’osservazione nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso e, in questo caso, ha permesso ai ricercatori di distinguere l’acqua molecolare dai composti idrossilici sulla luna. 

Luna
Area osservata ed analizzata da SOFIA dove è presente (in blu). Credit: NASA

Le caratteristiche dell’acqua vetrosa sulla Luna erano state precedentemente trovate in un’indagine sulla mineralogia lunare condotta nel 1969 . Ma quelle osservazioni non sono state riportate e pubblicate. La quantità di acqua contenuta nelle perle vetrose è un po’ bassa per essere utile all’uomo, ma è possibile che la concentrazione sia molto maggiore in altre zone (lo studio SOFIA si è concentrato solo su una zona della luna). Ancora più importante, i risultati anticipano la possibilità di un “ciclo dell’acqua lunare”, qualcosa che sembra a malapena comprensibile per un mondo a lungo considerato arido e morto. 

Le ombre più piccole

Il secondo studio , tuttavia, potrebbe essere più rilevante per i piani immediati della NASA per l’esplorazione lunare con le missioni Artemis. Le nuove scoperte suggeriscono che le riserve di ghiaccio d’acqua della luna sono sostenute in quelle che vengono chiamate “micro trappole fredde” che hanno un diametro di appena un centimetro o meno. Nuovi modelli 3D generati utilizzando l’infrarosso termico e le immagini ottiche prese dal Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA mostrano che le temperature in queste micro trappole sono abbastanza basse da mantenere intatto il ghiaccio d’acqua. Possono essere responsabili di un deposito che va dal 10 al 20% dell’acqua immagazzinata in tutte le ombre permanenti della luna, per un’area totale di circa 40.000 chilometri quadrati, principalmente nelle regioni più vicine ai poli. Potrebbero esserci centinaia di milioni o addirittura miliardi di questi siti sparsi sulla superficie lunare. 

Terra, Luna
La Terra vista dalla Luna. Credit: NASA
Più dati creano più misteri

Gli studi non sono perfetti. Non c’è ancora una spiegazione chiara di come si siano formati questi depositi d’acqua. Probabilmente provenivano da meteoriti che hanno generato l’acqua all’impatto o l’hanno “consegnata” così com’è. Oppure potrebbero essere il risultato di un’antica attività vulcanica. Neal sottolinea che lo studio SOFIA non è in grado di fornire un quadro completo del motivo per cui la distribuzione appare in funzione della latitudine o di come potrebbe cambiare durante un ciclo lunare completo. Sono necessarie osservazioni dirette per confermare ciò che entrambi gli studi suggeriscono e per rispondere alle domande che sollevano. Potremmo non dover aspettare a lungo per quel tipo di dati. In vista delle missioni Artemis destinate a riportare gli astronauti sulla superficie lunare, la NASA prevede di lanciare una suite di missioni robotiche che aiuterebbero anche a caratterizzare il contenuto di ghiaccio d’acqua sulla luna. Il profilo più alto di queste missioni è VIPER , un rover programmato per il 2022 che dovrebbe cercare acqua ghiacciata nel sottosuolo. 

VIPER
Il rover lunare VIPER. Credit: NASA
Obiettivi di VIPER

Alla luce delle nuove scoperte, la NASA potrebbe scegliere di cambiare un po’ l’obiettivo di VIPER per studiare anche le acque superficiali e dare un’occhiata più da vicino alle caratteristiche del vetro o esaminare quanto bene le micro trappole fredde potrebbero funzionare per preservare il ghiaccio d’acqua. È probabile che altri carichi utili della NASA, così come le missioni gestite da altri paesi, studino più da vicino il contenuto delle acque superficiali. Neal suggerisce che un sistema di monitoraggio dell’esosfera lunare sarebbe molto utile per svelare la storia dell’acqua sulla Luna e capire come un possibile ciclo dell’acqua lunare si traduca in acqua stabile (o instabile) sulla superficie.

Riferimenti:

Passione Astronomia consiglia...
  • Periodo di prova gratuito ad Amazon Kindle Unlimited grazie a Passione Astronomia clicca qui
  • Lo store astronomico clicca qui