Nel ventesimo secolo l’essere umano ha potuto ammirare per la prima volta gli spettacolari colori dell’Universo. Ecco un tuffo nella storia

Si stima che dalla comparsa dell’Homo Sapiens fino a oggi, sulla Terra siano vissuti circa 110 miliardi di esseri umani. Nonostante la nostra storia sia recentissima, se paragonata alle ere geologiche e alla stessa età del Sistema Solare, siamo la specie che si è evoluta più rapidamente tra tutte quelle presenti in Natura. La nostra storia è iniziata nelle steppe africane, un aspro luogo nel quale gli antichi antenati cercavano di sopravvivere strenuamente alle enormi insidie della Natura. In poche decine di migliaia di anni, dopo la comparsa di quell’essere chiamato Homo Sapiens, il genere umano è passato dal correre a piedi nudi inseguendo gli animali con rudimentali lance, a camminare sulla Luna.

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Gli uomini

Noi tutti, ora, siamo la prima generazione della nostra storia nata in un mondo nel quale l’essere umano ha camminato sulla Luna. Lassù ci sono le nostre impronte, i nostri strumenti, i rudimentali computer che hanno portato delle astronavi con meno elettronica di una moderna lavatrice fuori dal nostro pianeta, su un altro corpo celeste. Lassù ci sono sogni, speranze e potenzialità di una specie straordinaria, unica qui sulla Terra. Poco più di 400 anni fa nessun essere umano aveva osservato la volta celeste più a fondo del proprio occhio. A partire dalla metà del ‘700, gli astronomi iniziarono a scoprire, oltre a stelle, pianeti e comete, anche altri corpi celesti peculiari: erano estesi, deboli, dalle forme più disparate, privi di dettagli e fissi nelle loro posizioni, come le stelle. Nell’800,con l’arrivo di telescopi sempre più potenti e una tecnica miracolosa chiamata fotografia, queste nebulose divennero sempre più dettagliate. Alcune al loro interno avevano delle stelle, altre erano fatte solo di stelle e quelle più lontane dalla regione più densa della Via Lattea ne erano completamente prive. Tutte, però, mostravano all’occhio la stessa caratteristica: erano prive di colori. Per quanto grandi e potenti siano i nostri telescopi, questi misteriosi oggetti estesi sono quasi sempre monocromatici; ma non c’è cosa più differente dalla realtà di questa affermazione. Solo nel ventesimo secolo, con lo sviluppo di pellicole fotografiche a colori, l’essere umano poté ammirare per la prima volta gli spettacolari colori dell’Universo che, nel frattempo, si era esteso in dimensioni ben oltre la più fervida immaginazione.Alcune al loro interno avevano delle stelle, altre erano fatte solo di stelle e quelle più lontane dalla regione più densa della Via Lattea ne erano completamente prive. Tutte, però, mostravano all’occhio la stessa caratteristica: erano prive di colori. Per quanto grandi e potenti siano i nostri telescopi, questi misteriosi oggetti estesi sono quasi sempre monocromatici; ma non c’è cosa più differente dalla realtà di questa affermazione. Solo nel ventesimo secolo, con lo sviluppo di pellicole fotografiche a colori, l’essere umano poté ammirare per la prima volta gli spettacolari colori dell’Universo che, nel frattempo, si era esteso in dimensioni ben oltre la più fervida immaginazione.Alcune al loro interno avevano delle stelle, altre erano fatte solo di stelle e quelle più lontane dalla regione più densa della Via Lattea ne erano completamente prive. Tutte, però, mostravano all’occhio la stessa caratteristica: erano prive di colori. Per quanto grandi e potenti siano i nostri telescopi, questi misteriosi oggetti estesi sono quasi sempre monocromatici; ma non c’è cosa più differente dalla realtà di questa affermazione. Solo nel ventesimo secolo, con lo sviluppo di pellicole fotografiche a colori, l’essere umano poté ammirare per la prima volta gli spettacolari colori dell’Universo che, nel frattempo, si era esteso in dimensioni ben oltre la più fervida immaginazione.Tutte, però, mostravano all’occhio la stessa caratteristica: erano prive di colori. Per quanto grandi e potenti siano i nostri telescopi, questi misteriosi oggetti estesi sono quasi sempre monocromatici; ma non c’è cosa più differente dalla realtà di questa affermazione. Solo nel ventesimo secolo, con lo sviluppo di pellicole fotografiche a colori, l’essere umano poté ammirare per la prima volta gli spettacolari colori dell’Universo che, nel frattempo, si era esteso in dimensioni ben oltre la più fervida immaginazione.Tutte, però, mostravano all’occhio la stessa caratteristica: erano prive di colori. Per quanto grandi e potenti siano i nostri telescopi, questi misteriosi oggetti estesi sono quasi sempre monocromatici; ma non c’è cosa più differente dalla realtà di questa affermazione. Solo nel ventesimo secolo, con lo sviluppo di pellicole fotografiche a colori, l’essere umano poté ammirare per la prima volta gli spettacolari colori dell’Universo che, nel frattempo, si era esteso in dimensioni ben oltre la più fervida immaginazione.con lo sviluppo di pellicole fotografiche a colori, l’essere umano poté ammirare per la prima volta gli spettacolari colori dell’Universo che, nel frattempo, si era esteso in dimensioni ben oltre la più fervida immaginazione.con lo sviluppo di pellicole fotografiche a colori, l’essere umano poté ammirare per la prima volta gli spettacolari colori dell’Universo che, nel frattempo, si era esteso in dimensioni ben oltre la più fervida immaginazione.

La galassia M33, Universo
Milioni di stelle nella galassia del triangolo M33, fotografate con una strumentazione amatoriale. Una foto di questo tipo, tanto facile ora, rivela oggetti e proprietà dell’Universo che oltre il 90% di tutti gli esseri umani vissuti fino a questo momento non ha nemmeno potuto immaginare. Credit: Daniele Gasparri https://www.danielegasparri.com/

Edwin Hubble

Negli anni ’20 del ‘900, un certo Edwin Hubble e i suoi colleghi, infatti, riuscirono a ottenere fotografie tanto dettagliate e profonde della nebulosa di Andromeda da dimostrare al mondo la sua vera natura. Quella nebulosa era formata da miliardi di stelle e si trovava molto oltre i confini della nostra galassia, la Via Lattea. Nell’Universo non esisteva solo la Via Lattea ma migliaia, milioni, miliardi di altre galassie, separate le une dalle altre da una distanza tanto grande che solo con i telescopi più potenti si riuscivano a osservare alcune stelle e solo per le galassie più vicine. Fu un colpo clamoroso al nostro ego, al desiderio dell’uomo di essere al centro dell’Universo. Un colpo assestato tanto bene, che da quel momento nessun astronomo ha mai più pensato che l’essere umano, su questo minuscolo pianeta chiamato Terra, potesse essere al centro di qualcosa. Con l’arrivo del nuovo millennio, l’astronomia ha subito una spettacolare rivoluzione popolare. Se un tempo le meraviglie del Cosmo, le colorate nebulose, le impressionanti galassie, gli immensi spazi, erano appannaggio dei più potenti telescopi del mondo, l’era digitale che ha travolto l’umanità ha portato l’astronomia sull’uscio delle nostre case; quello che dobbiamo fare è aprire le porte e goderne. Siamo la prima generazione della storia dell’uomo che ha la possibilità di viaggiare istantaneamente fino ai confini dell’Universo e osservare in modo tanto dettagliato oggetti che il 93% di quei 110 miliardi di esseri umani non ha potuto vedere, né immaginare. E per fare questo non occorre né una laurea, né un’astronave, ma un telescopio e una fotocamera dal costo ben inferiore a quello dell’automobile più economica. Se non è straordinario questo…

Articolo di Daniele Gasparri, ecco tutti i suoi libri: https://amzn.to/30MhkBC

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