Al momento non riusciamo a prevedere con precisione i terremoti e, se sarà mai possibile, ci vorrà molto tempo prima di farlo.

Attualmente i terremoti sono imprevedibili e sembra che sarà così per ancora molto tempo, se non per sempre. Ma prima di capire perché è così difficile prevedere i terremoti, facciamo un passo indietro per ripetere brevemente di cosa si tratta.

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Che cos’è un terremoto

La struttura a placche della crosta terrestre. Credit: USGS.

La nostra comprensione dei terremoto si basa sulla ben nota teoria della tettonica a placche: l’idea che la crosta esterna della Terra sia composta da lastre mobili di roccia chiamate, appunto, placche. In particolare, si pensa che ci siano nove placche principali. Possono spostarsi sopra lo strato interno roccioso sottostante, chiamato astenosfera. Ogni placca è quindi in movimento rispetto alle altre, con conseguente attività geologica ai loro confini, dove si verificano la maggior parte dei terremoti.

Durante il loro spostamento relativo, può accadere che queste placche tettoniche si scontrano l’una con l’altra. Così i bordi si bloccano, mentre il resto della placca continua a muoversi. Una volta che la parte interna della placca si è spostata abbastanza da costringere i bordi a superare l’attrito che li tiene insieme per staccarsi, l’energia immagazzinata si irradia in onde che increspano la superficie e generano onde che scuotono il terreno.

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Cosa rende le previsioni quasi impossibili da realizzare

La United States Geological Survey (USGS), un’agenzia scientifica governativa degli Stati Uniti che si occupa di geologia, afferma che attualmente è solo possibile calcolare la probabilità che si verifichi un terremoto in un’area specifica entro un certo numero di anni.

Un caso particolare fu un terremoto è stato previsto in Cina, diversi decenni fa, sulla base terremoti più piccoli e comportamenti insoliti da parte degli animali. Tuttavia, questo tipo di eventi è raramente seguito da un terremoto relativamente grande e, anzi, la maggior parte dei terremoti non è preceduto da alcun evento noto.

Negli anni ’70 e ’80, tra gli altri potenziali eventi che potrebbero, a volte, precedere un grande terremoto sono stati presi in considerazione, per esempio, l’aumento delle concentrazioni di gas radon, i cambiamenti nell’attività elettromagnetica, le deformazioni della superficie terrestre, i cambiamenti geochimici nelle acque sotterranee e l’aumento dei livelli di questi ultimi. Ma al momento i sismologi non sono ancora riusciti effettivamente a dimostrare queste ipotesi.

Vale comunque la pena approfondire come alcuni dei potenziali segnali sono legati tra loro: si pensa che le faglie generate dai terremoti minori consentono all’acqua di passare più facilmente attraverso la roccia stessa, che diventa quindi più permeabile. Ciò potrebbe quindi portare ad un aumento dei livelli delle acque sotterranee e alla fuoriuscita di radon, il quale si forma per decadimento radioattivo degli elementi chimici presenti in alcuni minerali. Presso l’Ames Research Center della NASA, inoltre, è stato dimostrato che la compressione di una roccia può portare alla formazione di cariche elettriche positive nel terreno, il che potrebbe spiegare eventuali segnali elettromagnetici insoliti pre-sisma.

Per ora ci si limita pertanto a sviluppare sistemi di allerta precoce per i terremoti quando questi sono già in corso. Tali reti permettono di inviare notifiche con pochi secondi di anticipo rispetto al terremoto stesso. Ciò è possibile in quanto i sismometro prima rilevano le cosiddette onde ‘P’ (le prime ad arrivare in seguito ad un sisma, ma innocue) qualche secondo prima delle onde ‘S’ (quelle distruttive). Il sistema funziona perché i segnali radio trasmessi mediante internet o rete mobile viaggiano alla velocità della luce, la quale è molto più veloce delle onde sismiche.

Fonti: USGS, Nature, New Scientist, The Washington Post, Scientific American, Le Scienze.

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