Chiamati UFO, sono flussi di gas emessi da buchi neri supermassicci che hanno un forte impatto sull’evoluzione delle galassie.

Sono noti come deflussi ultraveloci – ultra-fast outflows o detti anche UFO, ma gli alieni non c’entrano nulla – ovvero potenti venti spaziali emessi dai buchi neri supermassicci (SMBH) al centro dei nuclei galattici attivi, le quasar. Questi venti si avvicinano alla velocità della luce e regolano il comportamento dei buchi neri durante la loro fase attiva. Si ritiene che queste emissioni di gas alimentino il processo di formazione stellare nelle galassie, seppur non ancora compresi del tutto, e gli astronomi sono interessati a saperne di più su di loro per migliorare la nostra comprensione del modo in cui possono plasmare l’evoluzione delle galassie.

Questo è lo scopo del progetto “Super Massive Black Hole Winds in the x-rAYS (SUBWAYS)”, una ricerca internazionale dedicata allo studio dei quasar utilizzando il telescopio spaziale XMM-Newton dell’ESA.

La potenza dei venti spaziali

Rappresentazione artistica di una quasar
Rappresentazione artistica di una quasar. Credit: ESO/M. Kornmesser

I primi risultati di questo progetto sono stati condivisi da un gruppo di studiosi guidati dall’Università di Bologna e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) in Italia in un articolo sulla rivista Astronomy & Astrophysics. Nel documento che descrive le loro scoperte, il team ha presentato dati spettroscopici a raggi X per caratterizzare le proprietà degli UFO in 22 galassie luminose.

Il team di SUBWAYS ha utilizzato la X-ray Multi-Mirror Mission (XMM) per analizzare i nuclei galattici attivi (AGN) per un periodo di 18 giorni. Queste regioni che circondano gli SMBH emettono enormi quantità di radiazioni attraverso lo spettro elettromagnetico (quando i buchi neri sono attivi) al punto da eclissare tutte le stelle nel disco della galassia messe insieme.

Le temperature estreme generate vicino agli SMBH – fino a decine di milioni di gradi – fanno anche sì che il materiale che li circonda diventi altamente ionizzato ed emetta quindi radiazioni. I potenti venti sorgono quando la polvere e il gas nel disco di accrescimento dell’SMBH vengono espulsi verso l’esterno, trasferendo parte del materiale e dell’energia nello spazio interstellare.

La ricerca ha dimostrato che questo meccanismo ha importanti implicazioni per la regolazione del processo di formazione stellare.

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Flussi a velocità relativistiche

Rappresentazione artistica di una quasar
Rappresentazione artistica della polvere attorno a una quasar. Credit: Peter Z. Harrington

Per osservare meglio gli UFO, il team ha analizzato gli spettri ad alta energia emessi nella banda dei raggi X da elementi come il ferro. La loro analisi ha incluso 17 AGN situati da 1,5 a 5 miliardi di anni luce di distanza, a cui hanno aggiunto i dati di 5 AGN raccolti da precedenti osservazioni. I loro risultati hanno mostrato che in circa il 30% degli AGN analizzati ci sono venti spaziali che viaggiano a velocità dal 10% al 30% della velocità della luce (da 0,1 a 0,3 c).

I risultati consentono di stabilire con maggiore certezza che una parte significativa dei nuclei galattici attivi ospita questi venti ultraveloci, oltre a confermare che l’intensità di questi flussi di gas è sufficiente a modificare in modo importante l’ecosistema delle loro galassie.

Tra un SMBH e la galassia che lo circonda esiste una relazione reciproca in cui i due si influenzano a vicenda la formazione e l’evoluzione. Sebbene i meccanismi alla base di questa relazione non siano ancora ben compresi, si ritiene che i venti ultraveloci emessi dagli AGN svolgano un ruolo fondamentale. Le osservazioni hanno permesso di ottenere nuove prove indipendenti dell’esistenza di materia altamente ionizzata che viene espulsa dalle regioni più interne dei nuclei galattici attivi a velocità vicine a quella della luce, aggiungendo un tassello per la comprensione del loro ruolo nel plasmare il processo di evoluzione delle galassie.

Riferimenti: Universe Today, Astronomy & Astrophysics